1972


il testo de la ‘Sensibile’


Posted By on Mar 26, 2015

la conoscenza che rende tollerabile la distanza

la conoscenza che rende tollerabile la distanza

Il testo di una ‘sensibile’. ‘Una’ …. o ‘uno’. Un testo di tanto tempo fa che ho ancora -se non tra le mani- nella mente e non va più via. Non che non abbia fatto altro. Però resta sempre accanto in un contatto strettissimo. Deve essere un’attrazione della pelle per la copertina del testo liscia come fosse ogni volta appena uscita dall’estetista/tipografo.

“Se mi ami devi fare questo e quest’altro. Devi studiare. Conoscere. Sapere. Ogni respiro delle corse nella pineta pensarmi. Se hai conservato le mie parole allora mi ami e se mi ami hai dei doveri verso te stesso”.

Come dicevo: il testo di uno sensibile. O di una sensibile. Chi è sensibile è testardo: uguale uguale ad un’innamorata un po’ troppo coerente che non riesce ad essere un po’ più realista. Un testo sensibile rompe il silenzio della lettura e così mi sono strappato diversi bellissimi maglioni nuovi in questi anni. Leggendo mi sono strappato in diverse occasioni certi piccoli muscoli dei polpacci e delle braccia.

Per questo ai quattro angoli della terra sono andati i miei ragazzi. “E ti sposerai probabilmente in un bordello americano/ e avrai dei figli da una donna strana/e che non parlano l’italiano”.(F.De Gregori. “L’abbigliamento di un fuochista”)

Ai quattro capi del mondo perché? Avevano capito che si doveva andare? Sono stati costretti non hanno avuto scelta? Dico con un po’ di tristezza e nostalgia -perché molto mi mancano- che hanno disegnato sulla superficie terrestre la mappa dei nostri sogni: i loro e i miei che facemmo insieme nei letti piccoli dal loro primo giorno tra le mie braccia fino a molti anni dopo. Ho forse raccontato troppe storie. Ma quando dovevo fermarmi? Quando sono state ‘troppe’ le storie se era solo una la stessa da quarant’anni.

E ci sono cresciuti dentro al testo della ‘sensibile’. Ma il testo era di già, per noi grandi, parecchio precoce. Una teoria anzitempo risulta ‘eccessiva’. Insomma poi sono andati ai quattro capi della terra. Guasconi uguali uguali a moschettieri. Al fine della licenza toccare: i loro messaggi “mi manchi” sono la punta fatale del fioretto. Ma certo non erano ‘troppo’ le storie: la vita uguale uguale si fa sentire nei malefici e nei benefici. Addormentarli con la musica pop. I disegni di due volti piegati uno sull’altro vengono dalle sere dei balli della buonanotte. Che potevamo sapere? L’amore è certezza di far bene. Di non poter fare il male. Non religione di fede. Legame del crepuscolo. Il buio che scioglie il fiocco e via: “C’era una volta….”

Ora aspetto i giorni buoni dei loro radi ritorni. Mi fa compagnia il testo de la ‘Sensibile’. Per stare lontani senza odio disperazione dimenticanza e distruzione è indispensabile infatti aver familiarità con una scienza e una scoperta che dica ciò che muove il pensiero negli addii che precedono le dolorose separazioni; e che consenta di non impazzire a causa delle grandi assenze nella distanza e nel silenzio che le geografie ci impongono.

Ho dunque disegnato (per nostalgia, e per tener vivo il dolore che significa non indifferenza) le parole corrispondenti al suono del pensiero che oggidì indica il contenuto del testo intero de la ‘Sensibile’. Perché in quel lavoro scientifico/letterario ho cresciuto i miei ragazzi. Ricordo che accompagnavo il pudore di quella giovanissima paternità con le parole e i suoni di certa musica pop del tempo che fu.

Read More