acciaio


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“TRIBUTE TO”
©claudiobadii

” Ricerca sulle parole per la psicoterapia nell’Opera Poetica di Seamus Heaney* e i riflessi della traccia mnesica del pensiero non cosciente in ‘Onde’ di Virginia Wolf

I rilievi del pensiero moderno che siano passati al vaglio ma, prima, illuminati dal vento traverso dei poeti e dei letterati migliori. Apici, in sezione, e valli e apici e valli e. I semafori, grattacieli di colori uno sull’altro, consentono (in realtà costringono) ad arresti e rilasci modulari. Una impronta sul terreno di polvere di perle per il passo ogni volta assai grande dell’umanità. Suscita sensazioni di fascinazione la visione delle diagonali cosmiche è credo vento stellare. L’attività fisica della mente un po’ prende atto e di più mette di suo producendo su ciò che è effetti pratici a-posteriori insomma si hanno le mani sulla creazione ogni istante riguarda il disegno delle stanze. O la credenza sulla forma di cose marginali ma influenti. L’attività fisica della mente aggiunge, dunque, decoro. Espressioni alte ne sono scienza e poesia. Non ce ne sono di meschine. Esempi di forme quotidiane ma non meschine di decoro sarebbero grazia, cortesia, non alzare mai la voce, portarti al cinema il lunedì, i ragazzini per mano lungo il bordo del marciapiede nel gioco di equilibrio, e luglio con i cucchiai e le coppe di acciaio luccicante con il ventre quasi piatto pieni di gelato alla crema. Sarebbero perché le coppe di gelato alte con i ventri ampi -appoggiati all’asse freddo e sottile- e distesi in una leggera convessità al cielo non se ne trovano più. I bar hanno suppellettili frettolose. Di peggio c’è che i più ci siamo impoveriti. Fondente come vaniglia al sole è tuttavia il pensiero bello che cola sulla mano. È ancora erotico disegnare le tue labbra sulle tue labbra con l’indice e il medio bagnati di quel latte che sghiaccia allattando il desiderio di imparare a dire tutto in altri modi. Mettere le mani su di te come fossi la creazione. Ogni sera chiudendo gli occhi per dormire poniamo un’impronta sul terreno lunare di polvere di perle. L’attività degli occhi che si chiudono escludendo la luce è come alla nascita. L’esclusione volontaria dello stimolo fisico senza perdita di rapporto con la realtà é stata nominata ‘rifiuto‘ per distinguerla  dalla corrispondente dimensione malata che è la ‘negazione‘. È alla base del sonno e del sogno, ma specialmente del pensiero creativo cosciente. L’erotismo è la placida potenza con la quale il rifiuto muove le dita sul tuo corpo uguale al corpo della “Regina della Torba” che fu estratto dal regno fossile di Danimarca e che adesso riposa di nuovo per sempre dentro il libro “NORTH” cioè la raccolta introvabile di poesie del 1975 di Seamus Heaney e poi sono io che mi chino su di te che la vitalità del sonno ha tenuto vita immobile fino a me. Non inorgoglirti come questo che dico fossero voglie senili di un piacere fuorviante. È che il sesso è -in ambiti stretti di pertinenza della linguistica terapeutica- conoscenza. La radiazione di fondo a partire dall’origine di una carezza alla nascita. Si espande poi: il seno che disegna la bocca del neonato che disegna il capezzolo all’apice del seno e impara la base della matematica.  Apici in sezione valli e apici e valli e cioè anni e anni dopo la possibilità ( o meno… ) di imbatterci e comprendere il senso della scrittura di Virginia Woolf in ‘Onde’. La traccia mnesica delle impronte del seno sul viso mostra negazione e rifiuto come onde. Il verso della corrente spinge il rifiuto contro la negazione. La rotta curva lungo la deriva e manifestamente quel mare è buono dico calmo e non immobile. Le barchette andavano sapendo di doversi scontrare con il malocchio culturale che, chissà perché, negava come utopia la speranza di rifiuto. Barchette che hanno tutt’ora quasi esatta la forma corrispondente alle onde del mare infantile. Il seno non aveva figura e la parola dice che era segno di possibilità di esistenza in assenza di pensiero verbale. Il resto è quanto si deve ancora esprimere e certezza del lavoro umano.

nota per Seamus Heaney qui

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non piangere


Posted By on Set 16, 2013

Acciaio

“Acciaio Sloveno”
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OPERAPRIMA

Il mondo è migliore del tuo giorno attuale. Del grido tuo. Del pianto di chi ami. Voglio dirti che ho lasciato per te (per noi) un luogo salvato e separato dai giorni delle mie grida e dei pianti di chi amavo e che ero incapace di fare felice di far smettere di piangere. Da là ti parlo. Che il mondo sia migliore di quanto adesso ti appare è eco di quel mondo. Eco di un mio tempo che non si è incattivito. Tu sei incantevole ed hai accumulato meriti in questi anni. A me al tuo cospetto viene la buona voce di quanto ho salvato senza sapere per chi lo avessi fatto, fino ad oggi. Tutto il tempo è adesso un muro in grado di creare un’eco esatta. Così da venir fuori onesto quando ti invito a non disperarti. A credermi. Solo il nostro ridere di adesso ci tiene separati da ieri. Ma sottile una vena resta. Non si può comunque tagliare. C’è sempre qualche cosa, tra le infinite possibili, che resta inaccessibile, che non si può fare o avere o capire o tenere o restituire. Anche questo ho strappato al padre e alla madre piangenti alle opposte sponde del letto matrimoniale: che è tuttavia ‘questa’ vita addolorata (ricca di pietà e di conoscenza svelata) che fa affluire la vita in ‘quella’ poca vita distratta sommersa oscurata. È questa gioia di stare al mondo che lascia comunque acceso anche quel dolore di un mondo che resta senza nessuna strada per accertarsi della sua esatta composizione. E finale resta il mio disagiato affetto verso te: “Non ho saputo fare meglio d’essere addirittura felice di questo saper fare imperfetto. “

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