andature


andatura mattutina


Posted By on Lug 16, 2014

VENEZIA - PALAZZO DUCALE - ARCHI A SESTO ACUTO IN PIETRA D'ISTRIA

VENEZIA – PALAZZO DUCALE – ARCHI A SESTO ACUTO IN PIETRA D’ISTRIA

L’andatura mattutina della signora prende posto nello sguardo. Dalla distrazione sulla strada a quella visione d’animazione che chiamiamo riflessioni mi lascio sviare mi lascio inondare nella piscina del motel. Sono assieme a dive di seconda fila niente male. Non ho acquisito fama o onori. Mi guardo bene da ammirazioni velenose. Il fanatismo settario è la morte nella vita. Tra cura e ricerca di base cerco dunque di fuggire quella specifica forma della decadenza intellettuale ed umana. La ricerca non è in risalto qua da noi. Nella mia strada c’è un sospettoso risentimento. Ma confidiamo che i temi contenuti non siano sbagliati. E adesso tutto si appunta e converge sul camminare di una cinquantenne di nobile fattura. La signora tende la schiena coi tiranti dei lombi a inarcarsi sopra il bacino. Gli occhi vengono spinti appena sopra l’orizzonte. L’incremento dell’indice di sicurezza muove la macchina della fascinazione. Le mie fissazioni inconsce prendono piede. Dilaga la gioia consapevole d’essere al mondo. Ho cominciato subito a stendere le pietruzze del mosaico. Felicità sotto i piedi. Dicevo bene che si devono evitare gli esempi. Che essi sono deliri di rappresentazione. Disegni che divenendo tridimensionali portano via dal mondo delle non-cose (il mondo non-fisico) sciami di figure angoscianti. Quello che fa star male sono i battiti delle loro ali prive di colore ma folte di fibrille irritanti. L’angoscia è esattamente dentro il petto a causa dell’agitarsi inesorabile di ali di ortica. Ci si libera con il tempo che ritrova le corrispondenze esatte, le parole delle cose e ci libera dall’esempio che ha fretta di liberarsi delle cose che non si sanno ancora esprimere e sbrigativamente sottrae tempo al pensiero devastandone l’impianto. La figura dell’esempio, senza la potenza del tempo che si è voluto risparmiare, si appesantisce. Metafora stagnante. Annegamenti. Perché niente è ‘come’ qualcosa d’altro. È difficile lasciare le cose come sono e farle lentamente parlare. La signora avanza fieramente distratta. Vorrei dire le due arcate a sesto acuto delle sue gambe: una cattedrale in movimento. Promesse. Oggi ho liberato le fissazioni. Lei c’è.

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