anime nobili e meno nobili


Leggo: schemi di connettività. Don Cherry suona e fa cantare una piccola tribù di donne percussioniste. Il mare vibra con onde piccole e impazienti di sfarinarsi a riva che si accavallano senza conseguenze apprezzabili. Le ultime sulle spalle delle precedenti in schiuma bianca. Un pannello di due metri per uno e cinquanta drappeggiato di velluto nero espone occhiali di pessima qualità coloratissimi e cammina sostenuto dalle braccia nere di un commerciante al dettaglio scuro di pelle come il suo espositore verticale.

Quando il quadro denominato “Panno di velluto con occhiali da sole” traversa il palcoscenico marino interrompendo la percezione dello sguardo cullato dalle piccole onde, qualcosa sposta l’intera massa acustica della musica di Don Cherry in mezzo alla foresta. La decontestualizzazione ha efficacia retorica sul pensiero che ne viene cambiato e amplificato. Il Sé assume rilevanza primaria. La vitalità si manifesta con l’azione di mantenere una continuità di pensiero durante le variazioni sensoriali con la generazione di nuovi legami (poetici) tra stimoli improvvisamente incoerenti. La vitalità ha consentito la creazione di schemi di connettività nuovi e la sparizione di schemi precedenti. La proposizione descrittiva di una funzione di neurofisiologia ha assunto inaspettatamente una valenza poetica.

Poi il nero rettangolo scivola via. Gli occhiali, belli -seppure di scadentissima qualità per la protezione dal sole- rifulgono già cento metri a destra dal punto in cui hanno interrotto la mia contemplazione distratta dell’orizzonte. C’è una poetica nella bellezza improduttiva, nella retorica di merce scadente ma impagabile nel ‘luminare‘ la spiaggia con riflessi di plastiche verdeazzurro durante lo svolgimento di questi giorni uguali.

Resta il fuoco in alto. La sabbia dolce ai piedi. E la linea di mare con l’immagine di domani, di te che -proprio domani- torni vicino e non solitario per un poco di tempo. Una musica tribale nelle orecchie, begli occhiali che mettono a repentaglio gli occhi davanti agli occhi, la carezza sonante di alcune monete di metallo tra le dita, il pensiero di noi, la testa e i piedi del venditore ambulante che sporgono dal rettangolo nero del suo espositore. Immagino che la vitalità -su cui faccio una assidua ricerca- sia la funzione che consente di alternare continuamente schemi di connettività differenti lasciando il soggetto intatto nel corso delle invasioni barbariche da parte di questa sgargiante realtà esterna.

E, dato che il mondo non smette di accadere, alla base della possibilità di passaggio e trasmutazione da uno schema all’altro deve essercene uno, di schemi di connettività, più generale e più ampio che è lo schema della modestia: essa è indispensabile a sostenere senza disperazione la progressiva conoscenza di quanto sia fragile la tela dei legami tra noi e con il mondo: quel contesto condiviso di tempo e di spazio che quando torni si addensa e si annulla nel riflesso verdeazzurro di una distesa di occhiali sulla spiaggia che è ciò di cui scrivo senza arrestarmi per fissare il pensiero in parole prima che sfugga e mi ricordo che ero ragazzino e recitai la prima poesia tutta d’un fiato perchè, più della bella espressione che mostra la bontà di un animo sentimentale, mi sembrò più importante evitare gli errori determinati dalla dimenticanza.

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