api ribelli


Appena nato manifesta la propria naturale attività di guardare e ascoltare continuamente. Eccolo: un alveare affacciato in fuori con il grande taglio verticale da cui si sentono e si vedono frugare nel polline le api cospiratrici che hanno il tropismo della segretezza delle loro fonti. La natura fisica che sostiene il pensiero é visibile nell’agitarsi di quel moto perpetuo: è carboneria dei sogni e coscienza del primo anno.

Si versa su noi e sulle pareti della casa lo sguardo curioso del neonato. Dice lo sguardo d’essere miele: di sembrare o apparire in forma di sangue e anima dice, ma, sgorgando su noi silenzioso, “…dal crepitio muto dei bagliori dell’onda di piena che verso lungo le guance fino alle dita…” grida “…ecco sono il miele invasore, il barbaro in sella al campione delle scuderie del re del mondo…”

Muove gli occhi sulle cose ma non misura secondo giudizio ed esperienza. Come una acconciatura che procede dalla base del terreno alla radice del capo l’alta fessura verticale attraversa quasi per intero la longitudine dell’io del quale versa fuori l’attesa paziente del primo anno come un vino che vola giù sul pavimento dalla bocca dell’anfora. Dal taglio lungo dell’io generoso della nascita si intravede l’immagine inedita delle api ribelli nelle miniere di carbone lucente.

Le parole nella vena mineraria sono scaglie minerali. La grammatica, mentre progressivamente perde le regole necessarie alla coerenza di una qualche narrazione, si arricchisce di licenze e di deroghe alle proprie regole. Assume l’estetica reticolare dei fuochi d’artificio. È una ragnatela limpida di pensiero sintetico.

Read More