avere tempo


miraggi


Posted By on Mar 12, 2014

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“MIRAGGI”
copyright: claudiobadii

Nel deserto o nella tundra devi avere un punto di riferimento. Ma sono quasi tutti punti immaginari. È quello che sembra di vedere, e devi avvicinarti, per essere certo che era qualcosa di reale che avevi percepito. Il fascio dei fotoni, in viaggio da quell’area minima di orizzonte, collassa parzialmente sulla superficie irregolare della seta di sabbia portando con sé la polvere d’oro che la sabbia diventa sulla poetica degli strati di cellule retiniche. Per quei riflessi, forse miraggi, qualcuno decide di risalire fin là.

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parole e cose


Posted By on Apr 30, 2013

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“Parole E Cose”
©claudiobadii
per
OPERAPRIMA

Le due rampe di scale in pietra sono di buona grana marmorea fino all’ultimo gradino. Il pianerottolo si allarga sulla porta scura. La stanza è luminosa. C’è dentro un ordine approssimativo. Entri lesta, all’improvviso illuminata e sottile, in pieno accordo con il motore rovente della vita meccanica ed acustica che si agita intorno alla casa. Dalle nuvole il cielo entra nella stanza. Ricade a scrosci sulla strada, allaga la piazza e le strade esterne. Per scaldarci getto alcuni brutti libri nel braciere di acciaio crudo. Bruciamo e salviamo. Il fuoco trasforma lo spazio in una fusione di ferro nero. Dalle librerie aspiri la polvere come nettare, come un ape. Nella stanza scompaiono molte cose di quelle che restavano che avevo conservato. Non avrò il tempo per ripercorrere ciò che è avvenuto, rileggere tutto, ricordare. Registro con lucida tenerezza la contrazione del tempo che mi resta e sottraggo altre cose superflue. Un’ape o un colibrì meccanico di alta oreficeria o un grano incandescente di brace o una pietra dotata di qualche miracolosa motricità ordinano gli oggetti puliti rimasti nella stanza. L’ape, il colibrì, la piccola pietra, il granello di brace: volano con microscopici scatti innaturali muovendo un pulviscolo giallo e arancione. La poltrona è cuore dell’alveare e della foresta. Mi addormento mentre le ultime creazioni di semidei scultori e orologiai volano fuori in sciami colorati. Una talpa meccanica lavora inesorabile risalendo le pareti della miniera. L’aria profuma e sei sparita. Sui ripiani di legno, trasformato in acciaio nero dal calore del fuoco, resta la cenere friabile dei manoscritti che abbiamo bruciato. Nella mente la distanza fisica tra le cose non c’è. Le immagini non hanno figura di cose percepite. Scrivo ape brace e pietra per raccontare i tre gorni della ricerca.

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