catamarani


La natura fisica del pensiero ne fa una cosa come un’altra. Il desiderio -che così non sia- fa di noi le vedette di eclissi e fortunali, miracoli, insorgenze e visioni. Ma non spunteranno rivelatori di divinità. La biologia cerebrale di per sé è priva di splendori. È l’essere umano la novità. Come parla di sé. Il coraggio dell’illusione di un senso della vita. Quando la biologia si produce in voli di ali rarefatte. Costruisce il catamarano: barca inutilmente superba. La forza del vento viene catturata sulla vela e scaricata giù in fondo ai bulbi delle derive. Tutto il progetto e tutta la bella forma natante descrivono la delicata forza del pensiero. La forza misurata di una biologia ben protetta che si trasmette all’esterno con graffiti di caccia e suoni di parole come frecce che traversano l’aria. Da dentro a fuori, dal mio nome il tuo. Il mio nome taciuto e te evocata a gran voce. Dal bulbo sommerso muto che tiene ritta la barca si innalza il grido del vento sulle vele. Il prodiere è unico marinaio. L’asta del timone è un arco sottile stretto nella sua mano. Lui, tenuto in vita da un nodo scorsoio, offre ad un dio celeste il corpo fuori bordo. Prende l’onda alla nuca l’isteria oceanica. Il navigatore insonne esercita l’arte della dimenticanza.

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