commenti


Annaclaudia


Posted By on Nov 9, 2014

Il filo teso tra la mente, il cuore e l’ombelico a volte si contrae e il pensiero assume una postura fetale. Ancora serve una frustrazione grande per riuscire a distenderlo nuovamente ed alzare le braccia al cielo a disperdere fiocchi di cotone ed a toccare i piccoli gomitoli lanciati da chi amiamo ed è lì, nel campo, accanto a noi. Riprendere a cantare insieme perché le nostre voci sappiano dire di campi come donne distese al sole. E per ritrovare il coraggio dell’amore nelle parole di antiche scrittrici provenienti da terre magiche ed ingrate: “non sai che l’aria cambia colore quando ci passi attraverso?”

Read More

Anna scrive


Posted By on Ott 5, 2014

Esatezza e corrispondenza. Ecco cosa serve per un rapporto. Andare in riduzione, togliere inutili fronde che portano spesso confusione, mancanza di chiarezza…a volte, parole che si affastellano, pensieri che si avvitano intorno ad elucubrazioni senza importanza e treni che deragliano apparentemente senza una causa. Ed ecco. La confusione, peggio: la stanchezza, la noia. Invece. Saper usare le parole, esattezza. Ascotare e capire, corrispondenza. Di più: pretendere l’esattezza nel rapporto. Così, ecco la leggerezza.

Read More
image

“The Reproductive Revolution: Selection Pressure in a Post-Darwinian World
www.reproductive-revolution.com/index.html

“È una negazione la parte preponderante delle nostre affermazioni, se esse sono espresse senza bellezza”(… su queste pagine pochi giorni fa)

Allora la bellezza è un parametro per individuare il grado di umanità del pensiero dal momento che l’evoluzione è caotica e opportunistica e che improvvido e approssimativo e casuale si pone nello spazio/tempo ogni suo risultato. Che è un gradino e un passo di una condizione di non linearità. Mi siedo sulle ginocchia, sulle ginocchia mie. Con tenacia torno un ragazzo coi muscoli elastici e i tendini che restano increduli. L’atletismo ormonale della contrazione a sedici anni è resistenza, pazienza, attesa, e scatto contenuto. Insomma so, meglio di allora, che la mimica silente del sorriso ha la stessa qualità della potenza muscolare annidata nella promessa del sesso e del coraggio, prima dei tuffi dagli scogli. Seguo lucertole e api sui fichi dell’albero estivo. Finisco la lettura de “I SIGNORI DEL PIANETA” di Ian Tattersall. Il linguaggio, forse, potrebbe essere stato generato tra i bambini. Per via che essi pensano in modo differente dagli adulti. Il linguaggio, con la potenza contrattile che esplode da un silenzio che ne conteneva la potenzialità: è quella l’idea che viene giù, di un tuffo dagli scogli. Che gli esseri umani non sono provvidenza ma disordine. Che il linguaggio non serve per comunicare ma per pensare. Alle soglie mentre escono dal primo anno i ragazzini, ricordando un sogno…. potrebbero aver effettuato un tuffo evolutivo. Copio il testo di pagina 249:

Personalmente sono molto affascinato dall’idea che la prima forma di linguaggio sia stata inventata dai bambini, molto più ricettivi rispetto alle novità di quanto lo siano gli adulti. I bambini usano sempre metodi propri per fare le cose e comunicano in modi che qualche volta lasciano i genitori disorientati. Seppur per ragioni ESTRANEE ALL’UTILIZZO DEL LINGUAGGIO, i piccoli ‘sapiens’ erano già provvisti di tutto l’equipaggiamento anatomico periferico necessario per produrre l’intera gamma di suoni richiesti dalle lingue moderne. Essi inoltre dovevano possedere il substrato biologico necessario per compiere le astrazioni intellettuali richieste e anche la spinta a comunicare in maniera complessa. E quasi certamente appartenevano ad una società che già possedeva un sistema elaborato di comunicazione tra individui: un sistema che implicava l’uso di vocalizzazioni, oltre che di gesti e di un linguaggio del corpo. Dopotutto, come nel caso di qualunque innovazione comportamentale, il TRAMPOLINO FISICO NECESSARIO doveva già esistere. (…..) è facile immaginare, almeno a grandi linee, in che modo, una volta creato un vocabolario, il feedback tra i vari centri cerebrali coinvolti abbia permesso ai bambini di creare il loro linguaggio e, SIMULTANEAMENTE, I NUOVI PROCESSI MENTALI. Per questi bambini, ciò che gli psicologi hanno indicato come ‘linguaggio privato’ deve aver agito da canale, favorendo la trasformazione delle intuizioni in nozioni articolate che potevano quindi essere manipolate simbolicamente.”

Il sorriso si svolge rapidamente nella distensione delle fibre del procedimento di pensiero. Intuizioni, nozioni articolate, manipolazione simbolica. I bambini creano i nomi delle cose e il ritorno in sensazione di felicità è la via neurale di feedback che conforta e conferma. Ma anche richiama ulteriori dati compositivi dalle regioni sinaptiche prospicienti il vortice virtuoso che si è innescato. Nel segreto delle grida dei giochi i piccoli ‘sapiens’ -restando protetti al di qua dello stupore dei grandi- producono forse -più che ‘senso’ del mondo- la propria consapevolezza di sé medesimi, almeno per cominciare. La nominazione delle cose, l’attribuzione ad ognuna di un suono attraverso comportamenti fonetici appropriati, recluta e abilita nuove vie neuronali di consenso e guadagno. La sostanza dei mediatori implicati nella trasmissione lungo le vie nervose è l’esperienza del piacere endogeno che chiamiamo, oggi, il sé libidico. Esso non si serve dell’altro essere umano per il proprio godimento.

Eco senza Narciso, il linguaggio inventato dai bambini non è comunicativo ma espressivo. La nuova alleanza cui si allude nel testo di paleoantropologia, situata fuori di metafora in una società plurima e non più di soggetti neonati ma di personcine aurorali e capaci, sta nella condivisione dello stesso sistema di segni. Però è forse ancora, all’inizio, appartenenza implicita, non socialmente pubblicata, non riconosciuta forse, se non nella cerchia dei giochi. Quel pensiero privato sviluppa la nuova attitudine mentale verso scogli alti. Il mare che scintilla non attira al vuoto giù sotto e in basso, ma al cielo respirabile. Solo dopo, una volta maturata la fine attività di modulazione della mimica facciale coerente con la coscienza di sé, i ragazzini si fermano, guardano giù e, tenendosi per mano senza più pensare, dimenticando la coscienza ma senza perderla, volano lontano preparando il tuffo nel galleggiamento del corpo nel vuoto. È un sogno che si sveglia nel sonno dentro il quale si cade ogni notte.

Ora parlo dello svegliarsi. Di stamani. È la mattina di domenica un momento sensibile alla misura della qualità della vita. Ragazzini e adulti sfilano dalle camerette alla modesta superficie del soggiorno comune che è anche cucina e guarda il giardino. Di tempo in tempo, quando tra le otto e le una è concesso dalle distrazioni amorose, il pensiero ripercorre al contrario gli eventi evocati dallo studioso dello sviluppo dell’umanità dalla dis-umanità precedente: manipolazione simbolica, simbolizzazione, nozione articolata, intuizione…. Nessuno si occupa di questo che scrivo. L’espressione verbale della nozione articolata si pone perfettamente in una silenziosa ‘inutilità’ ed essa, l’inutilità è l’evento simbolico che protegge l’attività della mia ricerca intellettuale mattutina: il silenzio è una coltre di cotone profumato costellato di ricami, dei piccoli impegni di preparazioni di cucina, di disegni sui fogli bianchi delle due bambine, della apparecchiatura -coi tesori della pasticceria di fronte- di colazioni di gusti variabili.

E poi ci sono in aria i messaggi televisivi e c’è la richiesta se per favore qualcuno può (vuole) prendere il limone all’albero della vicina (quasi centenaria essa è perduta nelle regressioni della biologia che scompone l’integrità del pensiero e fa a pezzi il mondo e non sa più protestare contro noi innocenti ladri al suo giardino). Scrivo e intorno si ride si chiacchiera si aprono getti della doccia e si fa il disordine necessario a scaldare il mattino. Ai margini disegno questo deserto silenzio. Sopra sorge la notte, che non è il sole nero avventuroso del non cosciente salvifico, ma di certo il parziale declino delle norme verbali ragionevoli come esclusiva forma di espressione.

Ogni tanto grida di ribellione infantile tingono la scrittura del necessario senso di lotta contro la stupidità, volteggio nel vuoto prima della caduta del tuffo, e il vuoto è il paradosso incorporeo di questa disperata fiducia che con i miei simili potrò essere, alla fine, comprensibile in questo modo di scrivere, vivere e insistentemente cercare, da quando la coscienza mi permette di ricordare.

Read More

commenti


Posted By on Mag 16, 2013

 

Titolo Dipinto

“Commenti Di Maggio”
©claudiobadii
per
OPERAPRIMA

Inviato il 16 maggio alle 0,11 : Il candore non è colore, pallido riflesso di carnato bianco ma un effetto morbido accogliente, cipriato.. innocente.. senza malizia. Erotismo pulito impudente pieno di sensualità ma sprezzante del consenso altrui..sfacciato. Palpiti.. in una casa dove dilaga la condizione d’amore erotico per l’amante ne godono tutte le cose intorno in una luce accecante di realismo.

Inviato il 11 maggio alle 23,13 : L’ellissoide calda dell’ultima falange del dito indice e medio riempe lo scavo tra la magrezza delle costole. L’ energia metabolica e l’energia potenziale trovano il nesso in due o più contenitori “comunicanti” tra loro. Si ristabilisce un equilibrio nel gesto di accarezzare il corpo dell’altro come a voler scoprire una nuova funzione olomorfa, complessa, infinite volte differenziabile. Le lacrime scendono improvvise nello scialo di grazia delle parole lette, ascoltate e dei silenzi.
Inviato l’ 11 maggio alle 12,22 : …e visto che questo cinismo amorevole mi è piaciuto così tanto, ho preso la giornata libera, perché non si poteva davvero far altro OGGI! La luce pure è erotica in questo sabato. Erotico sentirsi appiccicati a un muro con la schiena. A volte sembra l’unica maniera di farsi togliere di dosso per un momento una pervicace resistenza.
Inviato il 9 maggio alle 11,21 : La tua capacità di generare immagini è meravigliosa, la funzione del pensiero è libera, volatile e non può essere raccolta. In principio era il verbo “logos” ed il verbo era presso Dio. Da sempre l’uomo vorrebbe conoscere l’origine del pensiero, ma il pensiero era presso Dio=Uomo?
Inviato il 7 maggio alle 16,39 : (…) le parole (…)  un flusso tra i due sguardi.. intensi.. un circuito pieno di ricordi ed emozioni… ho vissuto una situazione così davanti ad una gelateria riboccante di cacao amaro.. ci stavamo già cercando coi pensieri, forse per mettere un punto… non so! E’ stato così.. le mani e gli occhi che si cercavano, ma ormai era caduta un ombra impalpabile che segnava i contorni di un tramonto irrevocabile, non c’era altro da aggiungere solo il silenzio confortante di quello che era stato….!!!
Read More
foto di Pierre Gonnard

foto di Pierre Gonnard

Stavolta non si tratta più di parole mie. La novità è una risposta della quale mi interessa quel fatto del nesso tra due scoperte come idea di una acquisizione. Un piccolo seme. Per chi ha curiosità varrà la pena verificare che prima ho lasciato il testo come commento nella sua interezza. Poi ho proposto un testo appena diverso. (…perché… beh non saprei, non penso ci sia una genialità in questa nostra ricerca e così dicendo sfido la falsità possibile di una modestia: il tempo non mancherà per schiarirsi la mente.)

La foto l’ho trovata come accade spesso di imbattersi in certe creazioni. Questa ha di straordinario ai miei occhi che è unheimlich (potremmo tradurre: sfamiliare). E’ assai adatta a proporre una ‘stranezza’ che in realtà è esclusivamente bellezza perturbante. Spero che l’autrice del commento concordi con la scelta. Foto simili possono essere trovate qui.

“Certamente c’è da essere sapienti e bravi, ci vuole un affetto scientifico se così si può chiamare. (….) il nesso tra due scoperte, quella della relazione tra spazio e tempo e quella della nascita, come se non fosse possibile andare avanti nella storia se non si fossero messe finalmente insieme. (…) una nuova scoperta. Nel rapporto terapeutico si scoprono poi cose nuove. Che hanno a che fare (ancora) con il primo anno di vita. A volte potrebbe accadere che escano fuori i nidi di vipere e che la ‘volontà’ non sia il mezzo sufficiente a giustificare ogni cosa, così come non è più sufficiente il conteggio di un tempo terapeutico perchè subito si rivela un tempo assoluto dove non si può ritrovare alcun evento. Gli eventi sono la nascita del blog e la sparizione di un lunedì. Da allora ci si rende conto (mi rendo conto vagamente) di aver chiuso gli occhi e di aver perduto la vita (normale). Mi dico che tutta una serie di incontri non sono stati per niente casuali. E tutto quello che si è fatto per non muovere un dito rispetto a questo si è scontrato mortalmente con qualcosa che ha impedito la ciclicità. Qualcosa si è imposto contro l’irrealtà di un tempo assoluto. E’ questo l’arrivo di un mercoledì. La chiarezza direi che è fondamentale. Poi c’è tutto il resto che va ancora scoperto e c’è da non sottrarsi al rapporto e alla vita.”

Read More