disaffezione e rifiuto


il mucchio


Posted By on Mag 4, 2011

il mucchio -mensile di musica cinema libri politica e attualità-

non perdetevi il numero di maggio e, magari, neanche gli altri…..

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ossidi al sole


Posted By on Apr 2, 2011

ossidi al sole

La terra come una ferita o addirittura una lama nera di ossidi al sole, un’arma. Il campo di storie precipitate tutte a terra – improvvisamente – dai rami d’albero. Le bocche fameliche. La guerra delle fibre dolci e il furto ai signori. Ma i signori sono i padri e i fratelli maggiori. Noi siano tutti giorno e pomeriggio senza ombra di ragazza. Siamo quasi solo linee scure sghembe e sgraziate come schiene di minatori e di reduci. Ci si azzarda ad ogni proposta, senza criterio. “Non fa nulla” è una promessa. Le corde da aquiloni hanno una tale tenuta sui lenzuoli che si riesce a supporre l’inverosimile. I pensieri nascono all’ombra delle tende. Siamo tutti venuti al mondo così. Nella tenda ci siamo nati. E tutti siamo al sole insieme. È prima dell’invenzione dell’anima, della coscienza, della colpevolezza, del principio di causa. Si misura tutto in linee d’aria così non si cade e così il pianto non viene. Comunque tirare su le lacrime una per una come ciliegie. Le scarpe restano biblioteche d’amore immutabili nel tempo alte sopra le caviglie veri e propri cani da guardia pronti a quasi tutto. Quasi nere e davanti rovesciate verso il nostro muso, abbronzato estate-e-inverno, fanno amicizie robuste. E salde proporzionalmente all’indolenza dei soggetti.

L’indolenza è una forza e solamente i paurosi prendono decisioni. Quella terra di ossidi a forma di ferita e di arma da taglio crea le condizioni. Il pensiero è insistenza. Il tempo dei reduci torna e il pensiero – di questi tempi – è una donna violentata nel deserto. Sarebbe meglio non fare di tali denunce tirare su le lacrime con il naso una ad una. Come stabilito del resto. Il pensiero. Scarpe da disertore, bello proporzionalmente all’indolenza che non si fa prendere dalla musica fragorosa della propaganda. Un triangolo irregolare disteso a terra, nero, con linee nette taglienti, tanto che vi si possono apprendere -per evidente analogia – i caratteri comuni alle idee di: attaccamento, adesione, tribù, sonata, travolgimento, ideale, amarezza, sapore, e addio-per-sempre. Un triangolo nero irregolare di contorni nettissimi. Una donna violentata che si trascina sul margine del deserto ferita: essa spaventa i carcerieri gli aguzzini e i guardiani dei gulag. Come fosse ammissibile senza suscitare perplessità che:

” …il pensiero è la capacità di riconoscere l’assenza di pensiero…”

Comunque il grande triangolo di ossidi, quella incredibile precisione stesa a terra come niente fosse, è l’insignificanza cui tendiamo da qui. Il deserto sotto la stravagante costellazione di variabili del suo ecosistema – imbastisce notti di luna di miele cosicché restiamo sposati alla corretta immagine di noi. Anagraficamente siamo un popolo relativamente giovane di elfi meridionali, in moltiplicazione costante. Camminiamo – e pensiamo! – come una genìa antifilosofica. Siamo una carboneria di sfaccendati, senza il dono della nazionalità. Siamo intenti a seguire la punta delle nostre dita, là, in fondo alle braccia distese, in una vita che ci trascende. Durante l’ultimo atto della creazione siamo delfini, e nuotiamo dentro il tempo, in una eterna crisi di sonnambulismo. Non sempre ci riesce di pensare che la passione è amore. Siamo fatti anche di dolorose complicazioni. Abbiamo gravi incidenti con l’aeroplano. Soffochiamo e versiamo sangue. Versioni non salvifiche del mondo ci appaiono aventi diritto, e talvolta niente rende meglio l’idea della intelligenza, della costanza, della lotta faticosa contro la saggezza pre-senile  contro  l’erudizione e contro la sensata prudenza. Siamo docili quando il sonno, la recitazione, il desiderio, la seduzione e l’illuminazione ci prendono nel mezzo delle traversate. Nell’atto di scalare la terra nera ferita dichiariamo le qualità di una nuova condizione di esistenza:

.. l’incanto e la realtà dei pensieri è il pensiero di noi ..

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domande


Posted By on Mar 17, 2011

domande

tutto quel mare di fucili che è buono e invece poi tutti questi sorrisi educati che mi atterriscono perché

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alberghi di lusso


Posted By on Mar 4, 2011

alberghi di lusso

Nei corridoi degli alberghi di lusso numeri d’oro su mille e una porta. Vita della mente cosciente  -il risveglio- cigola sui cardini del pensiero del ricordo del sogno. Il cuore della notte e’ una nascita circondata dai figli.

Il corpo un oceanica  irresponsabilità sotto il cielo. La fisiologia il banco delle sardine, che attraversano il mare rapide come non si sa che. Le camere lussuose hanno nomi. A passo veloce ne snocciolo il rosario nel ricordo.

” Oggi. Alba. Novecento. Volo. Cinema. Dirigibile. Ferrovia. Dire di Amarti. Rivoluzione. India. Linea Costiera. Linguaggio. Così Sia”

Stamani si bussa alla porta. Le enumerazioni hanno una loro eleganza. Evidenziano la vita della mente senza la pesantezza dei verbi. Il pensiero e’ astratto perché nulla vi accade. L’agire -suggerito dal verbo- altro non è che una elegante furberia. Conta, precisamente, solo il legame tra le parole.

La vitalità dell’idea determina il modo della successione. La prassi e’ amore delle mani e dei volti che costruiscono. E si accordano, per costruire di nuovo. Ma non è lo specifico della fisiologia della generazione del pensiero.

Il linguaggio appartiene alla categoria dei fondamenti. Ma il verbo è una cesta di arance sul marciapiede di fronte, e fuori, dall’edificio. Il verbo venne molto tardi nella donna e nell’uomo. Fu l’astrazione a decidere l’esistenza della felicità.

Tardi i verbi dettero origine ad una democrazia tumultuosa e stracciona. Star bene, svegliarsi nella notte senza peso, appartiene all’egoismo universale, alla categoria delle esigenze, al ‘prima’.

Anche se non si vuole, felicita’ e’ un pensiero dittatoriale. Che sta prima della rivoluzione dei linguaggi, che avvenne per stemperare gli eccessi di significato. Percorrendo i corridoi degli alberghi di lusso,distrattamente,nasce la convinzione.

Che il pensiero religioso è una strategia maligna. Che va considerato a parte. Esso, nel portare la felicita’ oltre la morte,  tenta di dimostrare l’irrealtà del discorso umano. Togliendo legittimità all’origine del tempo, che è alla nascita di ciascuno, e ne fonda l’unicità.

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