Eduardo


Nota introduttiva: “La grande magia” è una commedia in tre atti, scritta e interpretata da Eduardo De Filippo nel 1948. Il pubblico non ne capì nulla e fu un vero insuccesso. Fu poi inserita dallo stesso autore nel gruppo di opere che ha chiamato ‘Cantata dei giorni dispari’. Viene qui citata perché ha a che fare con la ricerca scientifica sugli affetti di relazione e la comprensione delle “teorie”. Che qui si dipanano tra una moglie in una scatola la fiducia in amore e la difficoltà di accettare le conseguenze della fisica quantistica. Il gatto di Schredinger…? Trascrivo le ultime battute del primo atto:

OTTO – Venite qua. (Calogero gli si avvicina) State attento. (Prende dal tavolo centrale una scatola giapponese, rettangolare, alta dodici centimetri e lunga quaranta) Tenete. (Calogero incuriosito prende fra le mani la scatola, dalle mani di Otto) Vostra moglie è in questa scatola. Aprite.
CALOGERO – Santa pazienza. (Fa l’atto di aprire la scatola)
OTTO – (fermandogli repentinamente il gesto) Un momento. Avete fede?
CALOGERO – In che senso?
OTTO – Siete convinto di trovare vostra moglie in questa scatola? Ascoltate: se non avete fede, non la vedrete. Siamo intesi? Se non siete convinto, non aprite.
IL PUBBLICO – (incitandolo) Apra, apra, non esiti… Chi aspetta? Apra!
OTTO – (interviene energico) Ma no, signori, prego. Non cerchino di influenzarlo. È lui che deve decidere, la responsabilità è solamente sua. (Di nuovo si rivolge a Calogero) Voi avete dichiarato, poc’anzi, di non aver mai sospettato della fedeltà di vostra moglie. Ho dei dubbi sulla vostra affermazione, ad ogni modo ora pensateci bene: se voi aprite la scatola con fede, rivedrete vostra moglie, al contrario, se l’aprirete senza fede, non la vedrete mai più. Aprite, se credete. (Calogero rimane perplesso. È in dubbio. Sorride ebete, per darsi un contegno. Otto ne approfitta per insistere con maggiore padronanza) Ma insomma: avete fede o non avete fede?
CALOGERO – Ma certo che ho fede.
OTTO – Allora, cosa aspettate? Aprite. (Calogero non batte ciglio. Rimane muto, assorto in un pensiero fisso che lo sprofonda in un mare d’incertezza: “Che fare?” Mettendo in dubbio l’affermazione del professore deve, implicitamente, ammettere l’infedeltà della moglie. D’altra parte, chi può dargli la certezza che la sua donna si trovi effettivamente in quella scatola? Gli spettatori seguono e par che sentano in pieno il complesso atroce che tiene inchiodato in terra l’uomo. Finalmente, dopo una lunga pausa, egli decide: lentamente si mette la scatola sotto il braccio sinistro e, mogio mogio, come un cane bastonato, riprende posto al suo tavolo.(*) Gli spettatori hanno seguito la sua azione senza staccargli gli occhi di dosso e, finalmente, ora, ipocriti e maligni, commentano sommessamente l’accaduto. Il professore, con infinita calma e serenità, come se nulla di strano fosse accaduto, riguadagnando il centro della scena, riprende il suo numero) Chiedo un po’ di attenzione per passare ad altro esperimento… (La musica monotona riprende) Zaira!…

(*) sottolineatura mia.

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