epidemie


epidemiologia del sogno


Posted By on Giu 26, 2016

amore

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“Nel dramma uno solo è giusto e giustificabile. Nella tragedia tutti sono giustificabili ma nessuno è giusto.” (Camus) e pottemmo procedere per citazioni.

Ma racconto il sogno. La malattia infettiva poteva originare l’epidemia. Però: i sintomi cambiavano ad ogni infezione: così che nessuno vide avverarsi il fatto. Si espandeva, giorno dopo giorno. Collegando tra loro parenti e conoscenti, sconosciuti e semplici compagni di corso. I pendolari portarono sulla linea ferroviaria le linee di espansione, a raggera, dal cuore della città alla periferia del mondo. La trasmissione determinava una mutazione del malato e il male si verificava come una minima nuova sua specialità, un suo insignificante divario dal giorno precedente: un grado in più di temperatura basale, un bruciante incremento dell’intuitività ma esclusivamente per la successione dei numeri primi gemelli, la capacità insolita e adorabile di scatenare passioni solo accarezzando il dorso della mano. O un’improvvisa insospettabile disposizione per le rime baciate, gli endecasillabi e l’improvvisazione poetica che nel generale scompiglio dei giorni di mercato, che è il succedersi del vivere, non si sarebbe potuto notare davvero. Così la massa di infetti, lungo un fronte frastagliato di soggetti variamente interessati, portava nel mondo, sotto la forma innocente di innocue scintille, non una nuova forma della specie ma il crepitare dei punti di incrocio di una impalcatura cromosomica nuova che era diventata in grado di esprimere le proprie variazioni irreversibili senza attendere la pressione selettiva dell’ambiente. Come, imparando, gli algoritmi creano proprie funzioni nuove e imprevedibili… nello stesso modo, infettandosi, i malati cambiavano: ma siccome i cambiamenti consistevano, di fatto, in fenomeni individuali ogni volta non rilevanti, l’epidemia rimase statisticamente trascurabile e muta nel suo insieme di corpo che si espandeva su tutta la terra.

Le conseguenze di un tale fenomeno si vedranno, come fosse un paradigma di speranza annunciata, solo in fase di ricaduta tra parecchie generazioni. Si ipotizza che da un certo giorno in avanti, dopo che sarà troppo tardi, dalla periferia, i convogli dei pendolari tornaeranno sbarcando sulle banchine popolazioni ancora assonnate di gente nuova, trasformata in qualche cosa dall’azione dei propri sogni di contagiati.  Saranno le forme più strette di relazione, l’incremento della facilità di trovare un accordo, la comprensione di velocità e potenza come qualità che hanno in comune la loro commisurazione col tempo…  a rivelare le linee di sviluppo dell’infezione. Sarà impossibile tornare indietro.

La valutazione delle conseguenze potrebbe essere già adesso simulata. Se si ritenesse possibile il realizzarsi di un tale fenomeno appena sognato. Dovremmo occuparci di più dell’epidemiologia del sogno.

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