futuro


la piazza di Aix en Provence


Posted By on Set 20, 2017

“flash forward”

“Beva il suo caffè” -aprì le braccia nude volgendosi ai tavolini sulla strada- “poi verrà a pagare”. Una rapida colluttazione di sguardi si iniziò e si concluse nell’attimo breve durante il quale, con mani solerti, lei mi spinse nel mare d’aria di mezza mattina. Aria che, a dir poco, mi risultò improvvisamente ionosfera.

Chi ha attitudine alla ricerca trova movenze che sviluppano una notevole carica attrattiva. Avevo trovato una in anticipo che, mi dissi “…sfreccia tra le circostanze e ha il vento dalla sua parte.”

Quando tornai dentro a pagare ci confidammo impetuosi suggerimenti e fummo reciprocamente travolti in un turbine riassunto nel sorriso durato il tempo di un augurio fuggevole “Buona giornata..”

Volendo parlare d’amore confesso che l’amore mi pare una circostanza quasi sempre possibile.

È una attitudine della specie umana è, cioè, matematica e disegno.

È stare in classe braccia conserte, a concepire con pazienza d’essere meno bravi, per cominciare finalmente ad essere più bravi.

È imparare a nuotare da soli d’estate, ed è, nei giorni di noia, riflettere alla propria postura per acquisire l’automatismo di stare su con le spalle.

È abilità della specie di sottoporsi alle pretese irragionevoli: il di più di sapere restituisce solo alla fine il tempo che richiede.

Aveva detto “Beva il suo caffè” – e aggiunto, mostrando con le braccia nude la selva dei tavolini del suo bar seminati sulla strada- “poi verrà a pagare”.

Ricordo ciò che esattamente avevo pensato: che noi siamo sempre sulle nostre tracce e questo restare chini su di noi è la nostra inquietudine.

E che da soli non ci si può far niente perché ogni iniziativa sorprende la coscienza distratta in altro.

Che la coscienza non ha la preminenza che le si attribuisce perché sempre la chiamiamo a prendere atto della comparsa di azioni che essa non ha deciso.

Mi dicevo che avevo sempre saputo che non sarei riuscito a vincere l’inquietudine fino a che un’altro essere umano sufficientemente intelligente non fosse stato a sua volta in anticipo su di me.

Un anticipo uguale al ritardo della mia auto-consapevolezza fu simultaneo allo scoccare dell’iniziativa. L’allegria scoppiettante sull’iride mi colse incosciente.

Eccomi dunque irresponsabile soggetto di un benessere involontario. Sopraffatto da uno stato di sincronia.

Soggetto di un tempo inciso nel sorriso di una donna che abbraccia con la rotazione del busto tavoli infiniti di un bar nel sud della Francia.

Quel breve tempo indilazionabile eluse le invidie della diplomazia. Seppi di me come potevo essere da lì in avanti.

“Beva il suo caffè” -le braccia nude rivolte ai tavolini sulla strada- “poi verrà a pagare” : Eureka!

Divenni leggero. Privo di ansia. Da allora so che le colluttazione nei bar sono epifanie di amori veri, di legami fertili.

Da millenni è sotto gli occhi di tutti l’inevitabilità della passione e la diffusa impollinazione d’amore.

Perché se ne continua a raccontare come fossero episodi sporadici di miracolose sovversioni, o reliquie di martiri?

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