Gaudì


gaudì


Posted By on Giu 14, 2012

< Maestro di che? Ho avuto forse una scuola? ho sentenziato? ho avuto una morte nobile? Un letto circondato da discepoli piangenti? >

< No.E’ vissuto in una stanza nuda, povera, disordinata, senza fantasia: strano in un Gaudì.>

< Si sbaglia, non crede che il disordine sia una forma di fantasia? Non crede che la fantasia sia in primo luogo disordine? Se qualcosa mi crucciava in quella stanza era appunto questo: non era mai abbastanza disordinata. Tendenzialmente era pulita come se io avessi sposato una moglie morta che ogni volta che mi assentavo con qualche modo riportava a nudezza quella stanza.>

< Lei non ha avuto moglie. >

< Naturalmente no. La moglie è sacra ma è incompatibile col disordine. E’ nobile ma non tollera gli animali minuscoli. E’ carezzevole ma vuole una casa morbida. Infine, cosa intollerabile, è socievole. E come può morire un uomo che è distratto da qualcuno che gli sta accanto in costante e fedele socievolezza? >

< Non sempre una moglie è fedele e non sempre sono così ostili alla morte dei loro cari.>

< Mio caro, io sono un uomo serio, direi che sono un uomo grave, come è grave una malattia, una malformazione delle ossa, una laboriosa e attenta degradazione del sangue. Solo una donna fedele potrebbe acconciarsi ad un uomo così fatto: una moglie cronica. Quanto poi alla morte la fedeltà non occorre. Il compito peccaminoso della donna è appunto quello di distrarlo dalla sua morte, e io non volevo essere distratto.> (da:Le interviste impossibili: Manganelli intervista Gaudì.)

Poi si proceda. Una volta trovato il file nel mondo del web, una volta messe in azione le leve della mano e del braccio e l’interesse per cercare sviluppare risolvere problemi di download di trasferimento del file e di ascolto con il software indispensabile.

È che non se ne trova la necessità. Non tutti ne avevano trovato la curiosità addirittura. Come se certe cose non ci fossero. Non interessassero nessuno. Annullando possibilità. Restando ammalati. Non si comprende. Non comprendo. Mai trovato legittimo tale atteggiamento. Fa la differenza. Fare la differenza. Scalare montagne. Ma poi togliere le metafore cercare i toni. Togliere i simboli. Cercare le allegorie. L’oro. Il segno. La figura che contiene il significato e dal significato all’idea e dall’idea al modo di pensare, al modo generale di pensare. Una idea cambia tutto un atteggiamento di pensiero. Uno stimolo ideativo, l’allegoria di un tratto di pensiero e di arguzia, una poesia in forma di curva della “v” innamora e stupisce. Mangiare il senso del segno come l’albicocca sul tavolo. Poi la seconda albicocca e la terza e la quarta poi basta, per un poco.

Sembrerebbe che fosse l’estrema capacità di immaginare che sta alla base di certe proposizioni di possibilità. Se si sarà fatto tutto quanto per ascoltare Gaudì che con la voce di Paolo Bonacelli recita le parole di Manganelli si vedrà se valeva la pena. Gli uomini entrarono nelle caverne ma è che le caverne li stavano aspettando. Manganelli che fa recitare alla voce di Paolo Bonacelli parole di Gaudì. Ma sono parole di Manganelli. Sono pietre e polvere di pietra. Se ne viene travolti insieme. Nella miniera di sassi l’idea delle parole. Le mani chiare. La strepitosa genealogia delle pietre. La costituzione della realtà prima della biologia del pensiero. Il regalo del pensiero che è immanenza farneticante di possibilità di porte e cammini di streghe e della strega magna, il diavolo e la cattedrale la Sagrada Familia che non andava costruita.

La facciata: e dietro? beh dietro non si sa. Tutto il mondo dietro ad ogni volta tutto ma non più alcuna pietra, non più la materia dei sassi, perché il pensiero è intenzione cioè la cosa più vicina che sia possibile all’immagine dell’energia priva di una massa nella mente dei fisici. Il pensiero è potenziale poiché starebbe nella concentrazione della materia cerebrale ma poi la energia del pensiero non sta nella espressione del movimento della materia cerebrale. Essa pulsa appena, mentre lungo le fibre dei nuroni si agita un fremito continuo della cinetica delle visioni della velocità e quasi di una luce. Siamo tutta capacità luminosa e colpevole. Nella sfera di questo decidiamo la sanità e la malattia. Dopo tutto perché non si è riusciti in nulla riguardo al pensiero? non ancora almeno? Confusione teorica o prassi di cronicizzazione? Responsabilità umana di non porre nella materia della biologia il punto di azione dell’attività umana verso gli esseri umani quando non sia comando? Oh certo! senza dubbio c’entra la violenza invisibile del suggerimento.

Si va a vedere la cattedrale ma Manganelli dove ha reperito il discorso da recitare? che sostituzione ha operato sapendo che certo tutto quel suo dire, cioè scrivere, suppongo sulla carta di un foglio, non significava e non avrebbe significato niente, non avrebbe cambiato niente non essendo il pensiero di Gaudì. Perché il pensiero di Gaudì è stato un progetto e si è costruito con le pietre, e il pensiero di Gaudì è la Sagrada Familia, checché se ne possa dire, mentre il pensiero di Manganelli a proposito dell’eventuale pensiero di Gaudì non è per niente il pensiero di Gaudì e così alla fine, cioè già dall’inizio, quel pensiero non era neppure il pensiero di Manganelli perché era, voleva essere il pensiero di Gaudì che non avrebbe mai potuto essere essendo il pensiero di Gaudì una cattedrale, anzi la facciata di una cattedrale. Tutte cose che a Manganelli non sfuggirono di certo.

Manganelli ha costruito una sua cattedrale assai compromettente. Ha mostrato come sia possibile, auscultando l’idea nel cuore dell’operazione della creazione architettonica, creare altre costruzioni. E’ l’idea materiale, l’azione sprigionata dall’idea del progetto che ha generato la verità speculare di un sospetto riguardo ad una costruzione di pietra, di più pietre variamente composte. Il tratto della scrittura di Manganelli (che è uno dei massimi scrittori italiani anche se, proprio per questo, quasi nessuno lo conosce) è allegoria. Manganelli crea un territorio di nessuno, una libertà. Una possibilità di una libertà maggiore non rispetto a Gaudì. Ma rispetto al grado di responsabilità con il quale vorremo trattare il nostro pensiero e il nostro matrimonio. E’ forse migliore di noi, lui? E’ l’amico che vorremmo a ripararci dai matrimoni con mogli morte? Uno che ci spiegasse come si possa pensare in modo così cinico, cioè così libero e intelligente? Rilassante…. Così serio che sfida con la serietà il discorso della degradazione, della malattia per isolare la degradazione e la malattia.

Il pensiero di Manganelli che diventa la voce di Paolo Bonacelli che dovremmo pensare come fosse la voce dell’anima di Gaudì, l’energia cinetica della luce che illumina le cose da leggere per Paolo Bonacelli sulla pagina scritta da Manganelli è tutto ciò in cui mi perdevo stamani prestissimo. Mi cullavo nel naufragio. Del pensiero si sa fare quel che si vuole se si può pensare di poterlo fare. Una grande facciata e oltre neanche un mistero. Nessun altro granello di pensiero. Il tuo corpo dietro le tue parole. Non scavalcamenti di qualche cosa. Oltre allungando le braccia per averti. Scrivere allungando le braccia e il foglio non è neanche un confine da oltrepassare. Non è che la presenza materiale dove dormi e dove dormiamo e dove ci siamo intesi. Prima. Negli anni della formazione. Ora negli anni del rifiuto. Nel rifiuto di carattere. Non siamo sfuggiti alle definizioni benevole o malevole.

La profondità. La fisica dell’energia cinetica. La facciata del mondo illuminato. Eri tu la mano dello sperimentatore sulla retìna del letto a una piazza, il letto da esperimento, nel laboratorio? Io sono quello con gli elettrodi delle tue dieci dita nei capelli che smaniavi e mangiavi consumandolo soltanto con le labbra il ponderoso corpo della passione, il frutto che bisogna respingere, l’idea che alla fine sarà possibile. Se c’è una possibilità sta nell’inevitabile e si rotola tornando al Gaudì di Manganelli recitato da Paolo Bonacelli: si rotola come sassi con l’anima dentro le molecole di polvere. Si rotola scimmiottando la fisica, una certa idea fisica, che le forze, la materia, l’energia -caotiche- hanno il principio di conservazione. Pagheremo caro lo spreco. In fisica la disparità delle misure prima e dopo è una montagna di conseguenze, un fungo allucinogeno che toglie via tutto.

Nel nostro scriversi ognuno per sé le cose per il fiato dei baci fino allo sfinimento c’è la linea. La linea è allegoria. L’oro dei cristi medievali, il fulgore delle crocifissioni e anche l’arte profana, meno fulgida, ugualmente allegorica. La vita del pensiero prende la vita della realtà per scusa e stimolo a tracciare il segno, l’allegoria nel tratto delle cose scritte. Il pensiero che sta prima e dopo è una cattedrale di sassi. E’ la massa di energia potenziale di una cattedrale assolutamente saldata a terra. Da cui scrivere e di cui dire per ricreare che svegliandomi non ho nulla nel pensiero che sia accaduto. Io non so cosa sia accaduto, mentre dormivamo. Ti pregavo di lasciarmi libero dalle tue ansie per me. 

< “Lei parla per simboli..”

Simboli? Io per simboli? Mio caro, che rovinoso equivoco! Siete voi, temo, che parlate per simboli. Io sono un realista, dunque parlo per allegorie. E quanto alla carne credevo che fosse pacifico che tutto, assolutamente tutto è di carne.”

Ma il sasso, non è diverso? E i vegetali?”

Lei riesce a distignuere in una mia casa, quello che è carnale, quello che è vegetale, quello che è pietrificato? Io non ci sono mai riuscito. Sa, le pietre sono sleali. Quelle si sono davvero infedeli.”

Mi dica qualcosa della slealtà delle pietre. Intende dire che hanno vita passioni eccetra?

Intendo dire che tutto è di carne. Nient’altro. E che ha la furbizia, la malizia il tedio di sé, la malattia intrinseca, la voglia di non essere, la brama dell’assenza, la corruzione, la smania di sognare infine la speranza di disincarnarsi che è di tutta la carne. Ma se questo non è chiaro e forse per voi non è chiaro, voi forse pensate a me in un modo che non mi appartiene, io non ero un architetto, questo è pacifico.

E che cos’era?

Ero un mandriano di pietre, un lenone di sassi, un confessore di ciottoli, un corruttore di rocce, un missionario tra le sabbie. Ero, in essenza, un coltivatore di sassi.” >

Andando avanti sperimento sorridendo, perché di fatto non me ne frega nulla delle mie attuali sofisticate, sempre troppo sofisticate, reazioni alle differenti posizioni intelletuali ora di simpatia ora di rifiuto. Esse nascono perché non è semplice distinguere quando stia in accordo con la mia teoria di riferimento (!!!). Ma appunto sempre più rapidamente adesso non rivestono per me quasi più alcun interesse le mie reazioni a certe posizioni intellettuali. Perché: ooohhh! ma perché perché  è così geniale Manganelli. E’ l’ombra di una cattedrale tutta nuova. Leggendo divento un sasso. Caldo per l’illuminazione delle parole. Qualcuno mi riporterà con una critica severa ad una forma di carnalità più suadente. Ma non ancora tuttavia. E’ assai vantaggioso svegliarsi senza prevenzioni. Come si fosse fatto un bel sogno. 

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