giorni della settimana


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“The Reproductive Revolution: Selection Pressure in a Post-Darwinian World
www.reproductive-revolution.com/index.html

“È una negazione la parte preponderante delle nostre affermazioni, se esse sono espresse senza bellezza”(… su queste pagine pochi giorni fa)

Allora la bellezza è un parametro per individuare il grado di umanità del pensiero dal momento che l’evoluzione è caotica e opportunistica e che improvvido e approssimativo e casuale si pone nello spazio/tempo ogni suo risultato. Che è un gradino e un passo di una condizione di non linearità. Mi siedo sulle ginocchia, sulle ginocchia mie. Con tenacia torno un ragazzo coi muscoli elastici e i tendini che restano increduli. L’atletismo ormonale della contrazione a sedici anni è resistenza, pazienza, attesa, e scatto contenuto. Insomma so, meglio di allora, che la mimica silente del sorriso ha la stessa qualità della potenza muscolare annidata nella promessa del sesso e del coraggio, prima dei tuffi dagli scogli. Seguo lucertole e api sui fichi dell’albero estivo. Finisco la lettura de “I SIGNORI DEL PIANETA” di Ian Tattersall. Il linguaggio, forse, potrebbe essere stato generato tra i bambini. Per via che essi pensano in modo differente dagli adulti. Il linguaggio, con la potenza contrattile che esplode da un silenzio che ne conteneva la potenzialità: è quella l’idea che viene giù, di un tuffo dagli scogli. Che gli esseri umani non sono provvidenza ma disordine. Che il linguaggio non serve per comunicare ma per pensare. Alle soglie mentre escono dal primo anno i ragazzini, ricordando un sogno…. potrebbero aver effettuato un tuffo evolutivo. Copio il testo di pagina 249:

Personalmente sono molto affascinato dall’idea che la prima forma di linguaggio sia stata inventata dai bambini, molto più ricettivi rispetto alle novità di quanto lo siano gli adulti. I bambini usano sempre metodi propri per fare le cose e comunicano in modi che qualche volta lasciano i genitori disorientati. Seppur per ragioni ESTRANEE ALL’UTILIZZO DEL LINGUAGGIO, i piccoli ‘sapiens’ erano già provvisti di tutto l’equipaggiamento anatomico periferico necessario per produrre l’intera gamma di suoni richiesti dalle lingue moderne. Essi inoltre dovevano possedere il substrato biologico necessario per compiere le astrazioni intellettuali richieste e anche la spinta a comunicare in maniera complessa. E quasi certamente appartenevano ad una società che già possedeva un sistema elaborato di comunicazione tra individui: un sistema che implicava l’uso di vocalizzazioni, oltre che di gesti e di un linguaggio del corpo. Dopotutto, come nel caso di qualunque innovazione comportamentale, il TRAMPOLINO FISICO NECESSARIO doveva già esistere. (…..) è facile immaginare, almeno a grandi linee, in che modo, una volta creato un vocabolario, il feedback tra i vari centri cerebrali coinvolti abbia permesso ai bambini di creare il loro linguaggio e, SIMULTANEAMENTE, I NUOVI PROCESSI MENTALI. Per questi bambini, ciò che gli psicologi hanno indicato come ‘linguaggio privato’ deve aver agito da canale, favorendo la trasformazione delle intuizioni in nozioni articolate che potevano quindi essere manipolate simbolicamente.”

Il sorriso si svolge rapidamente nella distensione delle fibre del procedimento di pensiero. Intuizioni, nozioni articolate, manipolazione simbolica. I bambini creano i nomi delle cose e il ritorno in sensazione di felicità è la via neurale di feedback che conforta e conferma. Ma anche richiama ulteriori dati compositivi dalle regioni sinaptiche prospicienti il vortice virtuoso che si è innescato. Nel segreto delle grida dei giochi i piccoli ‘sapiens’ -restando protetti al di qua dello stupore dei grandi- producono forse -più che ‘senso’ del mondo- la propria consapevolezza di sé medesimi, almeno per cominciare. La nominazione delle cose, l’attribuzione ad ognuna di un suono attraverso comportamenti fonetici appropriati, recluta e abilita nuove vie neuronali di consenso e guadagno. La sostanza dei mediatori implicati nella trasmissione lungo le vie nervose è l’esperienza del piacere endogeno che chiamiamo, oggi, il sé libidico. Esso non si serve dell’altro essere umano per il proprio godimento.

Eco senza Narciso, il linguaggio inventato dai bambini non è comunicativo ma espressivo. La nuova alleanza cui si allude nel testo di paleoantropologia, situata fuori di metafora in una società plurima e non più di soggetti neonati ma di personcine aurorali e capaci, sta nella condivisione dello stesso sistema di segni. Però è forse ancora, all’inizio, appartenenza implicita, non socialmente pubblicata, non riconosciuta forse, se non nella cerchia dei giochi. Quel pensiero privato sviluppa la nuova attitudine mentale verso scogli alti. Il mare che scintilla non attira al vuoto giù sotto e in basso, ma al cielo respirabile. Solo dopo, una volta maturata la fine attività di modulazione della mimica facciale coerente con la coscienza di sé, i ragazzini si fermano, guardano giù e, tenendosi per mano senza più pensare, dimenticando la coscienza ma senza perderla, volano lontano preparando il tuffo nel galleggiamento del corpo nel vuoto. È un sogno che si sveglia nel sonno dentro il quale si cade ogni notte.

Ora parlo dello svegliarsi. Di stamani. È la mattina di domenica un momento sensibile alla misura della qualità della vita. Ragazzini e adulti sfilano dalle camerette alla modesta superficie del soggiorno comune che è anche cucina e guarda il giardino. Di tempo in tempo, quando tra le otto e le una è concesso dalle distrazioni amorose, il pensiero ripercorre al contrario gli eventi evocati dallo studioso dello sviluppo dell’umanità dalla dis-umanità precedente: manipolazione simbolica, simbolizzazione, nozione articolata, intuizione…. Nessuno si occupa di questo che scrivo. L’espressione verbale della nozione articolata si pone perfettamente in una silenziosa ‘inutilità’ ed essa, l’inutilità è l’evento simbolico che protegge l’attività della mia ricerca intellettuale mattutina: il silenzio è una coltre di cotone profumato costellato di ricami, dei piccoli impegni di preparazioni di cucina, di disegni sui fogli bianchi delle due bambine, della apparecchiatura -coi tesori della pasticceria di fronte- di colazioni di gusti variabili.

E poi ci sono in aria i messaggi televisivi e c’è la richiesta se per favore qualcuno può (vuole) prendere il limone all’albero della vicina (quasi centenaria essa è perduta nelle regressioni della biologia che scompone l’integrità del pensiero e fa a pezzi il mondo e non sa più protestare contro noi innocenti ladri al suo giardino). Scrivo e intorno si ride si chiacchiera si aprono getti della doccia e si fa il disordine necessario a scaldare il mattino. Ai margini disegno questo deserto silenzio. Sopra sorge la notte, che non è il sole nero avventuroso del non cosciente salvifico, ma di certo il parziale declino delle norme verbali ragionevoli come esclusiva forma di espressione.

Ogni tanto grida di ribellione infantile tingono la scrittura del necessario senso di lotta contro la stupidità, volteggio nel vuoto prima della caduta del tuffo, e il vuoto è il paradosso incorporeo di questa disperata fiducia che con i miei simili potrò essere, alla fine, comprensibile in questo modo di scrivere, vivere e insistentemente cercare, da quando la coscienza mi permette di ricordare.

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suffragio universale


Posted By on Mar 19, 2012

 

1945 (Il 31 Gennaio il Consiglio dei Ministri a presidenza Ivanoe Bonomi emana un decreto (decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n.23, Estensione alle donne del diritto di voto).

Le mani delle donne sospenderanno le tessiture eterne cui erano condannate. Filare e intrecciare non saranno l’unico destino. Nei sogni un ago confitto sul polpastrello del dito indice della mano destra viene estratto dall’intervento di altre mani. Dopo tutto questo tempo continuare quella medicina fuori moda e occuparsi sempre della medesima patologia senza tempo implica il categorico rifiuto di esporsi in pubblico. La grazia di non comparire troppo spesso, rimanere a godersi il lavoro nella stanza più piccola.

Sono molte le cose accadute. Nessuna che contasse è una figura. Non la fatica e la tenuta. È una cura di parole, cioè una prassi fondata sulla generatività di linguaggi sconosciuti. Si dicono le immagini che sono le cose pensate e non la realtà percepita. È prepotenza umana di dare il nome di canto ai suoni e alle variazioni acustiche dell’usignolo. Non ci limitiamo a suonare il pianoforte e dopo il recital ci mettiamo ogni volta a parlare di musica.

Il lavoro si oppone al destino e la conoscenza si frappone all’istinto. È la storia della coltivazione del riso: acqua e allagamenti e zanzare. Il giorno del suffragio universale i polpastrelli delle donne sanguinarono a lungo per l’estrazione degli aghi, grazie alla medicina di base, nelle piantagioni delle concessioni governative ai latifondisti. Per un attimo l’idea è che si arrestassero gli arcolai per filare e le macchine della tessitura. Che le mondine interrompessero il lavoro ergendosi con le mani a pugno sui fianchi.

Che il filo di lana facesse un passaggio a vuoto sull’ordito. Così restò una traccia opaca nelle tessiture e un’area sgombra nei magazzini del riso. L’immagine femminile è riso che cresce e tira via tutta l’acqua e asseta mentre nutre. È immagine femminile quella dello scrittore (indipendentemente dall’identità sessuale del soggetto) quando fonde i mucchi delle parole nelle caldaie dei generatori.

Il nome dell’idea della ricerca ha forma di appetito di fronte ad un un pranzo di lucciole. Una miccia è la pozza di sangue che collega gli inneschi, e una vita è il benessere delle cose. L’io è pensiero di farfalle al fosforo intermittenti sotto la cupola di un piatto di ceramica blu che viene continuamente rovesciato sulle nostre teste.

Le ali luminose nel piatto sotto il cielo è il fragore. Il fragore del nome del mese di gennaio del 1945 quasi alla fine della guerra. Subito prima della primavera in cui la guerra finì. Lo scrittore ha immagine di donna. Il chirurgo ha immagine di donna. Gli ascoltatori più attenti e gli studiosi hanno immagine di donna. La parola presenza ha immagine di donna. Gli uomini e le donne che sanno recitare bene hanno quella immagine. Il gennaio del 1945 e il suffragio universale hanno l’immagine di un rapporto possibile. I giorni che vennero e oggi hanno nuovamente immagine di speranza.

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una cicala come se ne possono vedere a migliaia

le cicale sull’albero dell’amore teso verso il cielo australe

Un amore interdisciplinare per realizzare la difesa delle cose che stanno crescendo. Faticare per lavare le arterie, anche sotto il sole. E non importa se si tratta di ruotare su circuiti di somari alla ruota dei mulini.  Faccio la farina a mio modo, ad esercitarmi, a offrirmi certi modi quasi automatici di studio e avrò o dovrei avere – penso – in cambio, le pietre magiche, i sassi sferici lievemente irregolari, le ambre grigie in anfore panciute nelle mie mani: da accostare alla fronte, alla stufa per scaldare la materia fossile e poi portarli – pesanti come fardelli di certe colpe d’amore invernale – al camino, al tappeto, alla poltrona e finalmente alle labbra.

Dovrei avere in cambio, dalle mani di certe passioni, il materiale traslucido del grasso di foca: la cui profumata pungente consistenza si realizzò nell’ascolto della sonorità delle chitarre degli ‘America’ (*). Per altro posso dire che certi giorni io ho ritrovato il cuore medesimo al suono della tua voce, le volte che mi facevi da contrappunto ricucendo i lembi delle arterie strappate dalle unghie affilate delle aquile. Tu conosci il gioco assassino di  creare la realtà sensuale degli innamorati,  quando la vicinanza li costruisce nuovamente irresistibili. La formula è “….tu sei me, io sono te, e vale solo la verità che se no casca il mondo, si sciolgono le calotte polari e saremmo costretti a piangere nostro malgrado ….”

Io della conoscenza, messi di fronte nella stanza gli uni all’altro, ho imparato i tempi, le ore lunghe che poggiano sulle anche stirate e accostate al muro, ad ascoltare: e la solitudine sulla seggiola grande bianca del capitano Achab : a sfidare il sonno. Nell’apprendimento ho scoperto che vige una veglia senza coscienza – mi protegge l’immobilità nella calma della stanza – e sogno sempre un volto di donna e questo è per la necessità di ricreare un rapporto: perché mi sembra che l’idea dell’altra sia il lusso che mi posso consentire. Ho scoperto che studiare è il gioco nuovo della dedica globale indispensabile della mia propria vita che non vada mai sprecata.

Alla fine di ogni giorno la luce dalla finestra scivola via e i legni dell’armadio, delle gambe del tavolo, gli infissi… : sono costellati di secche opalescenti mute di un esercito di cicale d’oro che volano via fuori in direzione inversa all’oscuro che mi tinge il viso e le mani. Faccio l’estate rischiando, nel pensiero solitario, la crisi dell’identità quando scopro la certezza che il pensiero senza coscienza della nascita non è ricordo che possa mai essere portato alla coscienza che possa consolare la coscienza. Il buio entra attraverso le finestre e le mani -appoggiate ai ferri della ringhiera che proteggono il corpo dalla caduta nel vuoto- mi sorreggono  con leggerezza, affinché io possa avere la certezza del cielo australe traversato dalle traiettorie di pianti augurali di neonati mentre riesco a comprendere solo la vitalità: l’impossibilità della morte del pensiero.

Ci sono fiori carnosi di analogie negli amori interdisciplinari che sono gli unici a fornire qualche speranza che si possa sempre difendere quello che sta crescendo: non aggredire i figli, non violentare le donne, non sfruttare il lavoro delle persone che vengono a spolverare il trave del soffitto e il ripiano della cucina.

Percezione del mondo e realtà umana di immagine, oggetti su cui proietto quello che sono: trascorro intere giornate a gloriarmi del mio succo di frutta tropicale mentre altero tutto quanto capita a tiro della mia felicità.

E mi sveglio: un albeggiare di frammenti di vetro sono volti di naviganti naufragati sul prato e lo sfiorire improvviso dell’erba fa la savana delle guerre tribali dei guerrieri adolescenti, i figli guerrieri. E ora i figli sopravvissuti alla guerra sono tutti fuggitivi ammassati dove la spiaggia è un confine e la mano – che tira fuori insieme con il loro magro insignificante corpo il nostro stesso corpo dal mare – è pane dorato e poi diventa le ali della vittoria sulla fame. E l’amido è ricchezza nelle vene e le chiacchiere  delle donne e le farfalle fruscianti attorno alla testa sognante delle figlie. Le figlie dormono sulle stuoie al centro delle capanne.

Nel corso del sogno io so che quelle donne sono maritate a uomini altimagri che essi hanno il pregio della dignità e dell’onesta e somigliano a statue di silenzio. Regnano eternamente al centro del loro cuore esse ne parlano come pertiche di acciaio dentro di loro come degli assi longitudinali che le attraversano per sostenere l’assenza nei mesi di caccia all’altro capo della foresta.

Uscendo dalla stanza a sera per rappresentare quel silenzio tribale avevo preso l’abitudine sedativa di pensare i pianoforti nelle stanze deserte dei conservatori musicali la notte precedente il concerto.

Cosi ho visto la gloria delle molte cose di cui il mondo va fiero passeggiando da mille anni accanto a te che fai apposta -credo- a starmi al fianco: a recitarmi frammenti della commedia delle nostre vite così come sono, a dire che esse sono del tutto differenti da quelle che avrebbero potuto essere.

Così io so che devo ricordarmi di rifare sempre tutto meglio “…. non si sa mai….” Fare sempre tutto meglio di quanto pensassi di saper fare. Fare sempre quasi da capo. Così sogno gli esercizi per la mano sinistra che la rendono leggera.

Perché a me l’amore per il linguaggio è costato una eccessiva lateralizzazione: che per certe cose è svantaggiosa e per la tecnica dell’esecuzione musicale è un vero e proprio handicap. Posso fare, alla fine, soltanto il cavaliere che protegge la propria inetta parte sinistra con la forza della tua bellezza di ragazza.

E tu intanto ti affidi a me per la mia forza, tutta  asimmetrica perché è tutta dalla parte della mano abituata alle armi, la mano libera, la destra del diritto e della ragione, ahimè!!

Allora si capisce che non deve essere una sublimazione l’apprendimento del linguaggio perché nella rabbia la forza si perde.

(*)(http://www.youtube.com/watch?v=f5J54RVZjYs)

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la metà del mio cuore


Posted By on Mag 15, 2011

 

la metà del mio cuore

” Se qui c’è la metà del mio cuore, dottore, l’altra metà sta in Cina, nella lunga marcia verso il Fiume Giallo, e poi ogni mattina dottore, ogni mattina all’alba, il mio cuore lo fucilano in Grecia. E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno, quando gli ultimi passi si allontanano dall’infermeria, il mio cuore se ne va dottore, se ne va in una vecchia casa di legno a Istanbul. E poi sono dieci anni dottore, che non ho niente da offrire al mio popolo, niente altro che una mela, una mela rossa, il mio cuore. E’ per tutto questo, dottore, e non per l’arterosclerosi, per la nicotina, per la prigione, che ho quest’angina pectoris. Guardo la notte attraverso le sbarre e malgrado tutti questi muri che mi pesano sul petto il mio cuore batte con la stella più lontana.” ( Nazim Ikmet – “Angina pectoris” )

C’è oscurità sulla retina, le palpebre abbassate, se volessimo sapere il contenuto di pensiero di oggi non sarebbero figure costruite dalla sensazione ottica, sarebbero necessariamente immagini, condizioni fisiche della biologia libera da stimoli esterni. Oggi è una nuova foto assai scura per confessare che non sappiamo cosa abbia nella mente una nazione intera, ma che qualunque cosa sia è originato da un’idea del sogno che si legherà alle sensazioni della coscienza al risveglio, e farà un pensiero e una decisione che nessuno può realmente conoscere. Oggi come sempre sapremo solo tardi il pensiero attraverso l’esame cosciente delle decisioni prese da ognuno. Nella mia mente una cascata di lucciole in un angolo della semisfera del cielo il resto ignoranza. Cerco gli istanti buoni, i momenti di felicità per iniziare, ed è sempre più difficile di questi tempi stare bene, perché sempre di più risulta chiara l’impossibilità di sapere perché molte cose nel modo di pensare di una nazione sono andate come sono andate, e si deve sempre più spesso constatare la prevalenza dell’odio. Filosofi, politici, letterati, pensatori accreditati, dicono da molto tempo dell’origine dal nulla – dicono affermandolo con sicurezza cosicché si avrebbe modo di credere che il nulla esterno all’uomo sia il rilievo di una scoperta scientifica del pensiero umano – ma se si cerca di approfondire si evidenzia che il nulla esterno all’uomo è una credenza, e non una scoperta scientifica, e si può addirittura affermare che -al contrario- è la conclusione di un errore di pensiero che non sa esercitare al proprio interno la differenza tra figura ed immagine e che non la può esercitare perché non la sa: forse non si è mai preoccupato di saperla. Al contrario è comprensibile a tutti che la figura è per stimolazione fisica della retina e solo l’immagine è pensiero per cui siamo tutti in grado di capire la poesia che dice ‘…la mia ragazza è il mondo….’ In quell’ambito della ricerca si può azzardare una genesi del nulla: esso non deriva dalla stimolazione dei sensi che è impossibile per assenza dell’oggetto fisico in grado di agire sugli apparati sensoriali, e invece è certamente immagine e creazione umana. Dunque la sanità è non temere il nulla ed essere in grado di ‘lasciare’ il mondo delle figure emergenti alla coscienza stimolata dalla realtà del mondo fisico esterno, e dormire, o rifiutare la realtà materiale delle cose nella faccenda circostante la rivoluzione. La vitalità è la fisiologia della biologia della materia cerebrale umana: essa si è rivelata -unica nel panorama della natura delle creature viventi- in grado di realizzare la realtà mentale della propria ‘storia’. Noi sappiamo, in qualche modo, la necessità di non annullare le vicende del signolo e della società successive all’azione della lotta rivoluzionaria contro sistemi politici e condizioni sociali insopportabili. Noi -soli- sembriamo in grado di salvare il concetto di storia, anche riguardo alla vicenda interiore delle variabili condizioni mentali conseguenti a gesti decisivi di insofferenze e impavide ribellioni, a carico delle persone piene di odio e del pensiero filosofico che fa del nulla una realtà da cui deriverebbe ‘tutto’.

C’è oscurità sulla retina, le palpebre abbassate, e se volessimo sapere il contenuto di pensiero di oggi, non sarebbero figure costruite dalla stimolazione ottica: sarebbero necessariamente immagini, condizioni fisiche della biologia in assenza di stimoli esterni. ‘Nulla’ in tal caso è realtà di immagine che faccio quando inizio a scrivere ‘ …amore mio…’  nel mezzo della agitazione allegra di un mondo di suoni e balli disordinati. E’ gioia del pensiero dire che l’immagine ‘nulla’ è creazione mentale e massima espressione di una sana vita psichica che denuncia ripetutamente la confusione tra il nulla e ‘nulla’ . Il nulla come ‘origine’ proposto dalla cultura è una falsa scoperta scientifica, che propone una realtà di inesistenza materiale fuori dall’uomo e vuole confonderla con il pensiero che è esistenza di una realtà non materiale dentro l’uomo. Sulla corteccia del salice cui giorni fa ti eri appogiata nel baciarmi resta evidente l’impronta dell’assenza di te che non fa paura perché è realtà di pensiero per distanza d’amore, certezza che ‘nulla’ è materia di fantasia che ricrea te come realtà del ricordo.

C’è oscurità sulla retina, per via delle palpebre che sono distese sugli occhi, e sapere il contenuto di pensiero di oggi non corrisponde a figure costruite dalla sensazione ottica, e saranno necessariamente immagini corrispondenti a certe indeterminate condizioni fisiche della biologia, quando si libera, per il sonno o la distrazione, dalla dittatura degli stimoli esterni. Come sempre, alla base di ogni movimento delle persone, saranno le attività del pensiero a realizzare anche oggi giorno di elezioni, le decisioni imprevedibili che faranno la volontà popolare. La volontà popolare farà gli equilibri di poteri violenti che stabiliranno i limiti entro i quali si articolerà per anni la nostra vita e in sostanza le nostre possibilità di essere felici o infelici nel mondo. Per queste implicazioni tra pensiero e realtà bisogna fare la ricerca sulla differenza tra figura ed immagine, per denunciare la natura delirante dell’idea del nulla come fosse la verità rilevata da una prassi scientifica. Prima di procedere a perseguire con determinazione le decisioni a proposito degli esseri umani la scienza politica e le scienze sociali e filosofiche, e chi si occupa dello statuto scientifico delle prassi umane e dei metodi che sostengono tutte le affermazioni culturali, dovranno occuparsi di quella distinzione. Comprendere la differenza tra vedere le figure per stimolazione della retina, e pensare le immagini che è una creazione del pensiero -che solo successivamente si lega alla figura durante la veglia e la vita cosciente e può cambiare la nostra percezione del mondo- e che comunque può sempre originarsi dalla realtà della biologia cerebrale in assenza totale di stimoli esterni. Nella ricerca della demarcazione tra figura ed immagine si genera la possibilità di comprendere come la biologia umana sia dotata di una propria specifica qualità, una vitalità che consente che nell’uomo possa nascere l’idea del ‘nulla’ che esprime la potenza della fantasia, la pienezza del pensiero di fronte al vuoto fisico esterno e al vuoto psichico interiore di chi potrebbe essere impazzito.

Oggi traccerò una crocetta sopra un simbolo, e la X proporrà di nuovo la pretesa irrazionale del mio rifiuto insieme alla certezza di non sapere nulla di ciò che accade nella mente delle persone accanto a me. Per un attimo farò il ‘nulla’ sulla rassegnazione, su tutto quanto si opporrebbe ragionevolmente alla pretesa di trasformare la mia vita e quella delle persone che amo attraverso un segno grafico tracciato su un marchio colorato. Ho la certezza del dolore se prevarrà l’odio, come accade sempre quando l’odio si oppone a qualsiasi possibilità di fare la ricerca. Posso continuare a resistere perché so che il nulla esterno all’uomo non è una scoperta scientifica e che il pensiero umano deve essere ancora riconosciuto nella scoperte che hanno chiarito la sua origine e natura, ed è evidente che ci siamo inventati parole per dire le immagini di cose che sono dentro di noi e non derivano da alcuna percezione di una realtà esterna.

Traccerò una crocetta su un marchio colorato con la certezza senza ragione che vale la pena agire di fronte al vuoto fisico e alla miseria psicologica che si è determinata in una nazione. Può accadere che uno, di fronte al vuoto fisico e all’assenza psichica, non riesca sempre ad opporre la propria immagine e che sia preda di una angoscia per quella mancanza di vitalità: è l’angoscia della nostra impotenza a reagire con una immagine alla assenza di oggetto -fisico o soprattutto psichico- che viene poi proiettata all’esterno come idea dell’esistenza del nulla. Quel nulla è irrealtà di pensiero che viene proiettata fuori di noi dentro la realtà di inesistenza suggerita dallo spazio vuoto. Ma può essere pensato un ‘nulla’ differente: la creazione di una realtà di immagine esistente come pensiero umano, tanto più potente quanto maggiore è il vuoto fisico e psichico percepito cui si oppone. Quell’immagine di potersi oppore alla confusione trova il suono della voce che pronuncia la parola ‘nulla’ per sfuggire alla impotenza del pensiero quando non deriva dalla affettività indispensabile alla ricerca.

Traccerò una crocetta sopra un simbolo, farò ‘nulla’ delle ragioni di una inutilità di quel gesto dopo che le cose da troppi anni vanno come vanno, e sarà come in un giorno di molti anni fa quando le presi la mano ed ebbi l’impressione che ‘nulla’ più esistesse  ma non fui preso dall’angoscia.

(*) la foto del presente articolo : Tina Modotti, Ragazza messicana, 1929. (diritti: Letizia Argenteri, Tina Modotti. Between Art and Revolution, Yale University Press, 2005)

 

 

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la città dell’amore


Posted By on Feb 28, 2011

la città dell’amore

“Non sono riuscita ad evitare ne’ la compassione ne’ la cattiveria” (Il letto di Frida – Slavenka Drakiulic. Pag 12) perchè e’ l’ingombro -desiderabile o sguaiato- dei corpi a scatenare la metafisica. Sembra. Il disegno di partenza è sempre’ coraggio progetto urbanistico e sogno.

Anche se a volte il pensiero creativo e’ il mondo visto da un letto volante sopra un prato di margherite che circondano i palazzi di una città possibile. La città possibile, è un pensiero di cui mi servo, e’ un amore di molti piani, il progetto di una volontà spavalda e inquieta.

Il letto dipinto da Frida Kalo- che a sei anni era stata colpita dalla polio e da allora aveva capito il peso del corpo – e’ un atto di totale eroismo. E’ un letto volante e da lassù qualcosa si intravede del pensiero annoiato della brava gente.

I palazzi, nel pensiero di cui mi servo, sono sbuffi ribelli, accordi, complicità, impazienze, dolore puro senza conseguenze, sensibilità incorruttibile. Fanno una città -tutta distesa sull’orizzonte- che alla fondazione fu nominata “il Mondo in Arrivo”.

Ci sono cinque palazzi, nel disegno: un sesto e’ rimasto fuori dall’inquadratura. Ogni costruzione ha un diverso numero di piani. E scale. Ogni piano di ogni palazzo ha una regina. Frida Kalo a diciotto anni fu di nuovo regina quando il suo corpo acquistò la densità del dolore.

Da allora il ponte di comando della sua esistenza fu un letto volante. Fu una ragazza che comanda a schiere di margherite. Il suo fu un percorso di brace ardente. Solo nella potenza del pensiero conservò la leggerezza dei passi. In certe poesie al suo Diego.

Nel mio pensiero -che non occupa volume di spazio- vale essere condottiero, che indossi una divisa gloriosa, abbia perduto la memoria e cavalchi letti senza peso con l’imponenza di un generale. Un uomo immobile, una nuvola di fumo sopra un ingombrante apparecchiatura orientale.

L’astrazione consente al pensiero azzardi, mappe, scontri, ritardi, amori, vento. Ma dov’è la soluzione che consenta l’inizio della storia? A quale piano di quale palazzo della città dell’amore si nascondono i semi per seminare il riso provvidenziale?

Compassione e cattiveria sono malaria. Per attaccarla serve un vettore. Ma è nell’uomo che il ciclo si completa. Che succede quando l’affetto si lega alla natura astratta del pensiero? Non è lo stesso un letto volante o una città. Non è destino, forse, la svolta.

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quello che vorresti sapere di me

“Rimanete nelle vostre cabine: così, aiutate la tempesta. Che importa a queste ondate il nome del Re? Alle vostre cabine! Silenzio e non c’impicciate.” ( Shakespeare – La tempesta )

Ciao ombra danzante! Ero in mezzo alla ‘tempesta’ con William che sparava le sue bizzarre parole – ( lui birra, niente caffè) – e tu sei sbucata sotto il sole rigido di stamani e gli ho regalato le tue labbra e ora va meglio. Buongiorno!

Non so se qui e’ un poca della mia vita dislocata, o solo il misurato contrappeso del resto, che gli sta addosso, e non so conoscere ancora. C’è la successione degli ‘avatar’ e ci sono prevalenze statistiche di affezioni. Amori a margine. A sinistra dell’universo.

Ci sono riflessi di genialità multiple. Quelli cui ti rivolgi -senza risposte generalmente- sono icone, sono ‘te’ come ameresti essere: e questo è disinteressato amore. Perché loro non lo sanno. Qui la vanità non si spinge mai fino a qualche vana dichiarazione d’amore.

Semmai, qui, abbiamo questa silenziosa lettura dell’io intimo e ironico di ciascuno – che il nostro sorriso pronunzia conosce e svela. Esistiamo in ore traverse, tra il letto, la cucina, il caffè, il libro, l’orologio, la finestra. E il buio.

I twitter sono iper-comunicativi e non sprecherebbero una parola. Qui si contano i singoli fonemi, ed è una contabilità da taschino: centocinquanta unità per risparmiare lingua e fiato. Qui, soltanto qui voglio dire, si possono misurare accuratamente l’aria e il volume dell’insonnia.

All’inizio del giorno le ragazze diventano aureorose. Durante il giorno poi, le ore libere ci sbocciano sul palmo delle mani, lungo una linea della vita verticale. La domanda nella mente è -inutile dirlo- : ” Come devo pormi tra il sole e il suo sguardo per restare invisibile? “

Scriviamo parole d’amore copiando le nostre parole d’amore. Dichiariamo travolgimenti appassionati alle ragazze. Il loro silenzio potente ci travolge come piloti di guerra. Ammaccati dalla concretezza ripariamo spesso ali e carlinga, per volare ancora.

Leggiamo tutto il tempo, nel ‘frattempo’ della vita. Scopriamo che imparare a vedere è “cogliere le figure spaziali come lettere di precedenti sentimenti corporei” (Atlante delle Emozioni-pg227). Adesso dunque ti suggeriamo che potrebbe valere la pena.

Proponiamo tre sfondi plausibili: -il cielo sopra la linea di orizzonte dove si arresta la pianura -il tavolo fotografando dall’alto -il cielo, una volta che siamo distesi in mezzo al prato. Per incastonare tutto tra adesso e domani proponiamo il contro-luce.

Vorrà dire che ognuno, prima o poi, si troverà dalla parte opposta alla trasparenza dell’obbiettivo. Un peccato di opacità, immobilizzato in un momento casuale che gli era sfuggito. Ecco una vecchia bellissima musica , uno sfondo, dove andare a riprendere le cose.

Stamani tre viole. Poi un fading di viole su busta di carta chiara. Poi febbraio su carta antica. Poi sistemazione delle viole. Poi il grigio maestoso, che è stata una scoperta. Che fa un contrasto vivo con l’idea di rosso che ho di ‘lei’.

Le scoperte: il grigio maestoso si intona al rossetto indelebile, alle lavanderie a gettone, ai lanciatori di coltelli, alle fisarmoniche, a Lou Reed e alle enumerazioni. ( Là -peraltro- si perdono le tracce dell’origine delle seduzione e degli addii compassionevoli. )

Forse è quello che volevi sapere di me. Ma è solo stamani. Dovrai rassegnarti a cambiare il tuo modo di essere e di pensare. Io sono un twitter e faccio miracoli per restare a galla tra geniali espressioni di disincantato amore. Puoi immaginare.

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