giugno 2015


Dicevo ieri, o appena prima, che mi risulta evidente come il ‘soggetto’ abbia necessità di essere libero a causa della sua congenita imprevedibilità. L’io del soggetto ha specialmente la soggettività. Però non mi pare che ci si sia mai pensato abbastanza. Si parla assai ma a capirsi ci vuole che ognuno ascolti intanto quanto lui stesso sta dicendo. Capirsi è capire ognuno se stesso essendosi presente. Non dico conoscersi in termini socratici perché quella è un’illusione per farsi belli dei filosofi. Dico scoprire come è buffo ‘essere’. Che essere può essere causa di allegria per via di quell’io tanto osannato per le sue pretesa coerenza e incorruttibilità anche e soprattutto nel ‘male’. Il quale io invece resta, da altri punti di vista, generalmente e principalmente impreparato a sé.

Vedo galleggiare di luce riflessa sulle onde mosse dal maestrale l’ingenuità del progetto che si scrive sulla carta intestata dell’Impresa Futuro.

Questi giorni mi ripeto che ‘bisogna’ nascere per volere il diritto alla disuguaglianza e rifiutare la costrizione all’equilibrismo egualitario. La psicologia è scienza del soggetto. Non è una morale cui l’io viene consegnato in custodia. A causa del fatto che l’io resta generalmente impreparato a sé esso deve godere dello statuto di libertà e la psicologia -che è scienza dell’io- deve essere necessariamente scienza dei gradi di libertà che al soggetto sono essenziali. La psicologia può parere, detto così, una scienza ‘in forma’ di poesia: invece, una volta escluse pretese etiche o giuridiche, è un nucleo duro di definizioni accurate di singole sfumature che bisogna riconoscere per rendere tollerabile alle donne e agli uomini l’impreparazione costituzionale del soggetto degli uomini e delle donne. Il soggetto dunque resta ‘centrale’ nella riflessione antropologica portando con sé la propria caratteristica di essere evento di ‘frontiera’.

Le parole della psicologia dovranno trovare suono di flussi elettromagnetici, forma di trecce lunghe di capelli di uomini e donne. Saranno, tali beltà, corone di aglio sulla porta contro il vampiro: la morale che essendo una legislazione deve restare esclusa dalla psicologia. L’etica giuridica è indispensabile alla promulgazione delle leggi che devono separare le libertà dagli obblighi per garantire gli ambiti della scienza psicologica. La scienza psicologica, una volta liberata da valutazioni morali, si occuperà  della natura libertaria del soggetto cercando, per le definizioni dei gradi infiniti di gioia e dolore, gli stessi elevati standard di approssimazione che sono necessari per le misure dei fenomeni del mondo esterno all’io e alla relazione.

La psicologia, che danzi o si nasconda tra rocce, è essa per prima una forma di pensiero teso alla libertà.

1972 – IDMEC (*) – mf(**). La vita dopo la nascita è differente dalla vita senza la nascita. I più lamentano una estenuante sensazione di mancanza di libertà. Non si sa attualmente quanta parte della psicologia sia venuta a conoscenza di IDMEC. È possibile, in caso di tale esclusione, che quella parte della psicologia reagisca in termini giuridici e non psicologici all’evento del parto e distrugga o danneggi involontariamente (!!!) con stime di ragioneria, la soggettività sbilanciata dell’io appena nato, la maschera viva del clown-ragazzino che viene al mondo.

È peraltro attualmente assai difficile dire, coi termini usuali, una scoperta e le conseguenze dirette della scoperta: essa stessa, con un linguaggio precedentemente sconosciuto esprime la sua proposizione teorica, e sembra privare di ogni legittimità l’ordito di nessi tra storia cultura e lessico che stavano alla base dei linguaggi precedenti. (***)

Intanto. Tutti si entusiasmano a lodare, gridando sommessamente come schizofrenici manierati, la ‘vita’. Ma l’immagine di che sia la ‘vita’ non va al di là del riferimento certo all’attimo della potenza riproduttiva dello zigote. Servono il prete il farmacista il sindaco il medico condotto e il barbiere a riunirsi ogni sera per prendere una decisione in merito alla comparsa dell’umanità prorompente del neonato pochi attimi dopo la sua venuta. La vita umana non è stata ancora identificata con la emergenza del pensiero umano alla nascita.

Ma scrivono ipotesi o impongono decreti. E non sapere della nascita dell’io alla nascita sottrae al bambino la sua connaturata soggettività e lo espone alla pedagogia che è un corpo di norme capricciose e contraddittorie. La psicologia, dopo questo annullamento di IDMEC, è rimasta essa stessa una pedagogia: non una scienza della libertà ma uno strumento di conformità e legittimazione puramente giuridica di un soggetto privato del sé. Dunque ufficialmente essa psicologia può solo insistere ad esistere. A tentare la vita. A NON esserne tentata.

(*)Istinto Di Morte E Conoscenza (1972, Roma)

(**)massimo fagioli

(***) si vedano le altre opere del medesimo Autore presso ‘L’Asino d’Oro’ Edizioni

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