golem


golem in Atlantide


Posted By on Mar 15, 2015

Pupazzi notturni di fango e radiazione fredda. Li vedeva per la mutazione retinica che aveva esteso la sua sensibilità alle onde elettromagnetiche oltre gli estremi dello spettro ‘ottico’. Dalla stufa vedeva venire spirali di calore a asciugare lui e i muri e oltre l’infrarosso le onde radio erano ben luminose mentre arrivavano in aria dalla ionosfera al suo ricevitore sulla mensola di cucina, precedendo la musica e le parole del dj del momento. Fuori per strada si colorava la doccia dei raggi solari ultravioletti e poi  colorava la pelle dei passanti divenuti improvvisamente tutti bagnanti involontari. Nei laboratori i raggi gamma di colori acidi e aspri sfuggivano dagli spifferi di porte di sicurezza mal costruite. “Da questo sguardo si resta assorti in Atlantide” pensò per un attimo. “Forse è un’idea non una percezione” avrebbe sospettato prima di allora. Ma poi la percezione intensificata dalla mutazione iniziò a generare in lui idee nuove: “Il mondo deve essere ripensato!!”

Pupazzo notturno di fango e radiazione fredda: la luce che colpisce il golem è di uno spettro più ampio adesso che è fusa alle onde elettromagnetiche del buio e sono la radiazione di fondo e il riflesso freddo del fango che racconto. La vita interiore si muove sotto questa nuova afferenza sensoriale e prima di diventare un fenomeno abituale si riesce a concepire la materia nervosa del pensiero invisibile che si fonde alla materia elettromagnetica esterna diventata visibile. E si vede là fuori come sia che il pensiero ha natura fisica. Si vede fuori il pensare ottuso della fisica naturale (che non ha il pensiero) differente dal pensiero umano che ha la riflessione. Si vede nella musica che passa davanti agli occhi e nel mare del caldo dei corpi in movimento il formarsi del pensiero critico che “realtà materiale e non materiale” sono termini antichi che potrebbero adesso esprimere solo una parte della realtà e rendere confuse le idee. Nelle vie di Atlantide il pensiero pre/verbale entra ed esce da case e fabbriche liberamente e senza tempo né furia d’esser detto. C’è tra il sé e il mondo uno specchiarsi di visibile e invisibile. La mutazione sensoriale lascia vedere ‘fuori’ il riflesso di come, in noi, potrebbe essere il fenomeno secondo il quale si articolano complesse relazioni di sinfonia liquida prima della nascita delle parole.

L’attività di immaginazione è ben evidente in tutta quella realtà di relazioni strette e chiare. Atlantide lascia vedere ad ogni attimo ogni cucitura dei tessuti che edificano la città e le molecole d’acqua: il profilo atomico di tutti gli elementi di qualità differente che compongono angoli di strada, infissi di portali, asfalti, pasticcerie. Fino al numero numerabile definito delle contrazioni delicate necessarie per dire “Si”. E delle contrazioni delicate e fragili necessarie per cambiare verso alla vita nel dire “No”.

Sono cose che ‘prima’ non avevamo. Che sfuggirono da subito, durante la “genesi” della specie. Quelle qualità assenti restarono parte costituente della natura umana come un ‘peccato’ senza colpa. Così per quel difetto (non peccato) senza colpa venne, tra mille altre sensazioni, inattesa, anche la felicità. La felicità venne ed era sensa senso, perché non necessaria. E la felicità, insieme alla conoscenza, fu costretta all’ignoranza da limiti della percezione che lasciarono al pensiero soltanto i Campi Elisi dell’intuizione a combattere i limiti della vista.

Si dice che la “genesi” fu quando il primo uomo, completato il compito della sopravvivenza, volse lo sguardo lontano dall’orizzonte dei pericoli, forse verso un ramo o un sasso o un insetto che traversava lentamente la soglia della grotta. L’uomo, (la donna), ebbero un atto muscolare di distrazione e un’azione riflessiva del pensiero che fondendosi dettero vita alla nostra vita psichica. Ma i golem restarono per millenni pupazzi di fango nero. Solo ora potrebbero essere ‘scaldati’ dalla radiazione di fondo gelida con i sui soli tre gradi sopra lo zero assoluto. Solo ora potremmo valutare il ‘calore’ dell’anaffettività che non è zero. Distinguerlo dalla pulsione. Che è prima della vita psichica. Per un benessere in cui la felicità non sia eroismo né miracolo bisognerà ricostruire un linguaggio più esstto possibile riguardo alla temperatura degli stati d’animo. Quasi come fosse possibile vedere l’elettromagnetismo delle vibrazioni delle parole degli altri. Con la garanzia che gli altri sanno vedere le nostre parole che si avvicinano.

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