il perdono in amore


Tutte queste sono riflessioni durante la lettura di “PHI. Un viaggio dal cervello all’anima” di Giulio Tononi, Codice Edizioni. 2014. Un poco ho rubato è un poco ho messo di mio. Se si volesse misurare l’entità del furto bisognerà esplorare il museo delle parole pagando il biglietto di entrata, il prezzo del volumetto.)

Articolo numero uno. Lo intitolerei “Eloisa, Abelardo, l’amore, il perdono impossibile, e ancora l’eterno amare.” Il cervello è una democrazia. Che l’amore sconvolge. La norma estetica è una brutta abitudine e si deve spingersi avanti verso l’amore imperdonabile che non esalta il piacere delle prevedibili descrizioni del mondo interiore degli amanti. Cercando si trova qualcosa dopo la poetica dell’ovvietà. Eccoti quanto resta dei sogni di due giorni. Ho la buona coscienza di aver studiato legato al gusto successivo (incolpevole) di ulteriori promesse venute su dalla conoscenza acquisita sul libro. Conoscenza che sempre contiene, per sua natura, non la definitiva realizzazione ma una nuova curiosità. Eloisa scrive sulle pareti della propria vita vigile le parole dettate dalla giovane intelligentissima scimmietta che essa fu da subito e che poi per sempre la lasciò libera di tenere con sé la bambina che era quando interamente e senza alcun dubbio si donò (se non è troppo ingiusto dire così) al suo primo precocissimo amante. Eloisa scrive così:

“Tra tutti i peccati il nostro era il più dolce. Credo che potrei perdonarti ma non lo farò poiché il perdono redime l’anima ma condanna l’amore.” (Il disegno dovrebbe essere una mano che traccia le parole su un muro.)

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