incontri ravvicinati


copyright Doig Peter

Umano è differente da naturale. Un uomo non diventa mai albero o lupo. Può degradare soltanto nel disumano. O rassegnarsi all’inventiva a dare la vita ad artifici, con varie finalità.

Fiori di seta scura con occhi neri al centro delle corolle per la festa horror lanciano sguardi assassini in cima ai gambi di plastica rigida.

Dicono oggi a Google che i loro nuovi algoritmi procedono non oltre (cioè una volta per tutte) ma senza (cioè in modo definitivamente differente) i limiti imposti dalla conoscenza umana.

Le tue dita affusolate conserte tengono lievemente traverso il nostro fiore assassino. La spinta killer serrata nei petali di seta è di estrema audacia: forma evidente della mia intenzione di averti tutta per me.

La natura è invece una collezione di colpe senza amore. Un campo di fiori ciechi. Non fu una caduta, dunque, l’umano: fu semmai una variante: la possibilità di esistenza di figure ignote, di strati architettonici senza il limite della conoscenza. Si può dire: “un suono dal sen fuggito”. La cupola di Santa Maria Del Fiore.

Svegliandoci una mattina da sonni smeraldini, pietre rotolanti lungo scale, cantavamo cori operai a Babele. Umana opposizione ai Regnantipergraziadiddio. Un risveglio alla Rocky Horror Show in un gergo Jiingently misto a dialetti Boogieword.

Eccoti adesso girare i fianchi grandi. Per aggirarmi. Raggirare la pigrizia del pensiero confuso di profumo. Eccoti Apparizione. Corpo di Fontana d’Apollo.

Primi giorni d’amore.

“….. sshhhfffstraffsssfffshhhh ….”

Senza i limiti della conoscenza umana.

L’amore sonnolento sul far dell’aurora ha una sua originalità inventiva su cui riposano gli statuti della civiltà delle post-macchine.

Sapremo tenere insieme la realizzazione del sesso intenzionalmente generoso e difendere questa concessione reciproca dall’applicazione ad essa della giurisdizione del dolo?

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Il faro gira acceso. La mano di luce spazza acqua e nebbia. La nebbia si colora di nero. La mano si stende all’infinito. Infinito è dove non vedo più cioè precisamente è un margine non percepito assai consistente. È un fondo, un luogo in cui il pensiero coerente di un mondo esterno non può esercitarsi. Tutti insieme i miei punti sensibili reagiscono allo stimolo del loro spegnimento.

Dunque mi sono spinta fino alla spiaggia e al faro e poi lungo la mano nella nebbia al confine della visione fisica della luce. Il mio viso sulla la tua spalla è la mia vita intera: l’ultimo pensiero cosciente e distratto di me con te accanto. Il buio e il silenzio sono il confine. Alla frontiera della luce e del suono è la percezione dell’assenza. La perfezione della vita umana si realizza negli istanti prima del sonno.

Mi accendo per te ogni notte. Dovunque mi trovi.

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Ci si assomiglia dopo un certo tempo insieme. Sono cose note. Sono accettate. Non è un accordo cosciente. Riguarda un po’ lo scrivere un po’ il parlare e altro. È espressione più che sostanza. Ma perché accada devono essere avvenuti cambiamenti essenziali. Forse è un legame questa somiglianza acquisita. Non sarà accaduto sempre. Magari a volte si continua pur restando a lungo vicini ad essere se stessi e non so se è bene o male. Forse è ‘peggio’: perché è opposizione. Però forse secondo qualcuno è ‘meglio’: perché è identità. Ma l’identità se è impermeabile e impenetrabile chissà se va bene.

Scrivo di questo pensando che ormai la scienza si accinge a studiare le eredità multi fattoriali del genoma riguardo ad ogni aspetto della nostra vita somatica e psicologica. E che dunque, a meno di voler forzare ideologicamente la realtà delle scoperte in una negazione disfunzionale, la psicologia ha l’obbligo di  scoprire se ci sono e quali sono le azioni trasformative reciproche nei rapporti tra di noi durante la vita. Quanto spazio hanno le parole e le cose che diciamo e facciamo nel cambiare quello che resta. La debolezza dell’amore cosciente e non cosciente. La capacità di penetrazione di un movimento. I cambiamenti che si verificano nel linguaggio nel movimento nei gesti quotidiani per la vicinanza costante degli altri. Quanto potere la realtà fisica sottile della vita esercita sulla realtà materiale dell’esistente.

Studiano l’origine genetica multi fattoriale e scoprono la culla di tutto nella realtà materiale della biologia. Sanno che il colore dei capelli e la nostra altezza sono pre-scritte. Guardano l’essere umano e sono sedotti: sanno bene che anche il pensiero d’essere sedotti origina dalla realtà materiale. È un pensiero non attivo, non è volontario. Segue ad una serie di movimenti parole e figure travolgenti, precedenti. Cercano nella culla e trovano la parola pre-disposizione. La realtà materiale diventa la realtà fisica delle parole “origine multi fattoriale”. Non solo: la metafora linguistica consente loro di addentrarsi nella lettura del libro del genoma: di alludere al lessico, alla grammatica e alla sintassi di una letteratura. L’acquisito, il di più del dato osservativo, si riflette su quanto si vede per renderlo più umano e comprensibile. Come se le parole risultassero di per loro allegorie di una probabile condivisibilità del mondo. Saettano gli sguardi dei genetisti dentro la spirale di DNA: oramai sanno leggere la stringa crittografica. Ma non sanno il significato di quelle parole. Ancor meno le forme dei legami tra gruppi proposizionali.

Giotto pitturava allegorie agli Scrovegni. Da poco del tutto risolte nella potenza degli incroci possibili tra le figure che si guardano dalle pareti opposte. Si è accertato che essi contengano, tra gli altri, un percorso ‘terapeutico’ di guarigione da varie malattie del pensiero e del comportamento ( malattie dell’anima si diceva a quei tempi….)

È così? La realtà fisica del pensiero fa l’allegoria specchiando il genoma?

La realtà fisica del pensiero, per quanto ho capito, è inclusa di certo nell’olivo dei cromosomi. Stanno nel nucleo avvitati su se stessi lungo l’asse invisibile di un tempo millenario condensato nella realtà materiale organica: una successione di ‘basi’ costituenti i geni allineati lungo i cromosomi. La realtà materiale di certa speciale biologia è il perpetuo sonno denso, ottuso e insignificante della pulsione. La biochimica dell’espressione genetica è la prima funzione per l’esistenza. Il pensiero è la realtà fisica: il sogno di quella speciale materia: nella specie umana è pensiero, comportamento, linguaggio, scrittura.

Per questo dicevo che la scienza che studia le eredità multifattoriali del genoma riguardo ad ogni aspetto della nostra vita (somatica e psicologica) ben poco lascia al mistero di un aleatorietà assoluta. L’origine è materiale. La vita fisica del pensiero è sottile e pare libera da determinismi perché non è meccanica. Adesso è nell’ignoranza nello stupore e nella seduzione delle allegorie del pensiero la nostra libertà. Questo autorizza soltanto una convinta modestia: che alla psicologia non resta che scoprire quanto spazio avranno le parole e le cose che diciamo e facciamo per cambiare  le sorti nei campi di azione liberi dalla pre-disposizione.

Per adesso la libertà è ampia pari all’ignoranza dei genetisti che rende essi stessi preda di grandi movimenti psicologici di sorpresa stupore eccitazione e anche rabbia, talvolta, di fronte allo sterminato campo di predittività che si sono aperti. E per via di quella loro ‘ignoranza’ la psicologia ha ancora tutto il fascino del pensiero fisico che si specchia sul sonno della biologia nucleare. Noi psicologi, riflettendo a proposito della spirale dell’intreccio proteico dei cromosomi, esercitiamo la potenza di un fuoco di olivo esprimendo interpretazioni: esse hanno la scientificità probabilistica dei fenomeni caotici e, talvolta, il calore degl attrattori strani. Si fa la cura, purché alla fine sia garantita la legittimità del e la certezza dell’altro: in un azione originaria del pensiero che non ha necessario il desiderio.

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