la bellezza


la bellezza della funzione


Posted By on Ago 12, 2015

runner

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Materiali di riporto. Questo è il blog. Questo e non altro contiene. Cose rimaste durante la costruzione di un edificio invisibile. Nel quale i componenti che vanno al loro posto cessano d’essere opachi e sensibili. E spariscono. È solo quello che non entra nelle tessere del progetto, che sporge o aggetta appena un po’, a venir escluso restando a fare mucchio. È il blog un cumulo strano di abbozzi. Ciascuno conserva indizi del disegno complessivo. Il quale è trasparente poiché il suo fine è appunto imitare la composizione dell’aria che ottiene perdendo ogni più compatta consistenza fino a che può essere solo ‘sospettato’. Sospettato intendo avvolto o ‘colorato’ dalla vernice di malizia dell’intelligenza che è, come affermato già, controintuitiva. Ed ecco l’origine del discorso: questa mattina di perfetto sole cercata e trovata durante l’annuale caccia alla natura elettromagnetica della visione del pensiero. Il mare si tende è un arco steso alla luce un lenzuolo sul filo infinito tra noi e gli astri nascosti dalla notte diurna che il sole crea attorno a sé che abbuia le cose troppo lontane. C’è nell’anno un giorno solo libero intero perfetto come una pietruzza di tre centimetri di diametro messa ad asciugare sul davanzale. Il pensiero si dipana zucchero filato tra la nostra fronte e le nostre scarpe affilate come spade che camminano roteando senza rumore: e pensi “…neanche fossimo figure animate sugli schermi universali oltre il pianoro di polvere di carbonio della savana celeste.” In giorni come questo accendo l’apparecchio di registrazione. La musica accumulata in tutti questi anni si avvicina nella caverna del timpani al rumore dell’acqua e nella mente nera senza luce dietro gli occhi i due capi sensoriali acustico e mnemonico si ritrovano dopo la traversata in un periodo, lungo per me, ma solo un ansa lungo la linea frastagliata dell’istmo dove vivo: al riparo dall’immensità che non si deve percepire: pena la pazzia. Un’ansa differente viene disegnata dalla mano della merlettaia che gira in aria il filo i cui due capi sono l’attuale sensazione visiva e l’emozione di un ricordo sulla corda della playlist musicale Best of The Best. E quest’ansa è oggi il mio unico pensiero. La forma originaria di una possibilità di variare il regime della mia esistenza.

Materiali di riporto è un testo letterario. Anche questo blog. La scrittura contiene cose rimaste durante l’attività mentale alla base del pensiero verbale cosciente, sostenuta dalla volontà di scrivere. È che mentre la scrittura si attua, tanto più esattamente questo avviene, essa copre le proprie tracce, brucia la propria luce nella singolarità di un eccesso di senso. L’edificio nuovo è così congruente che lascia vedere tutto attraverso la propria trasparenza. E il resto che vediamo é la scrittura ma ci resta invisibile proprio la trasparenza che permette la visione. La bellezza che si svela è inferiore a quella dell’umor acqueo della lente invisibile. I componenti che vanno al loro posto cessando d’essere sensibili e riconoscibili frantumano ogni intralcio e danno il benessere come di buona scrittura come di lana elegantemente tessuta. Il pensiero buono non dovendo essere computato faticosamente, regala e fila via. Spariscono nell’eleganza funzionale della sanità gli istanti frazionari della sua effettuazione. Come la bellezza deriva da una fantasia di sparizione di tutti i suoi precedenti causali. Ad esser bello è il comparire e il mostrarsi: voglio dire ad esser bello è l’atterraggio di un volo di migrazione. Il fulmine di una traccia sintetica di percorso. Il taccuino di viaggio bruciato sulla linea di fuoco dell’arrivo. Lungo la linea infuocata della bellezza sta il mondo sottile di congiunzione, io credo. Il ‘brutto’, che non entra nelle tessere del progetto, che sporge o aggetta appena un po’, che non brucia completamente e che non partecipa alla reazione chimica nelle sinaapsi tra neuroni inscritti nei circuiti dell’equilibrio, si incide come una cosa estranea, restando a fare un mucchio di legna coi monconi molecolari perduti e inutili dopo la conclusione del contratto matrimoniale tra componenti legati da affinità elettive, da legami covalenti. Il blog è un cumulo strano di tali abbozzi di relazioni possibili ma perdute. Sono resti già fossili intorno alle vestigia del fuoco di reazione d’amori consumati.

Io ora, compresa la marginalità delle parole che credevo indispensabili, compreso che tutto quanto ho tenuto carissimo potrebbe rivelarsi ininfluente, voglio spargermi sul mare, essere spalmato come marmellata sulle fette di questo pane d’acqua calma di sali trasparenti. Voglio circondare col mio corpo, in posizione di arco neonato, il cerchio scuro del fuoco, l’aria attorno ai margini dell’onda di suono delle onde.

Ti è preso mai amore mio di voler essere una conchiglia di vento o la cascata di sabbia che dal palmo della mano corre giù nella pentola magica della composizione musicale che si versa nelle orecchie?

All’opposto della bellezza della trasparenza c’è la rabbia di voler strappare ogni velo. Ma la bellezza è il velo. È il mezzo per vedere le cose belle e brutte come sono. La bellezza non è l’assoluto dell’oggetto ma la buna salute della funzione di immaginazione.

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