la somma dei ricordi


L’angolo del grande palazzo in primo piano nasconde il corpo del saltimbanco quando si sposta sulla strada: il personaggio sparisce e riappare come nella mente delle persone ripetutamente fanno: la felicità, la fortuna, la salute, l’amore, la speranza di vita, la certezza della morte.

Il saltimbanco è il disegno di una cosa dentro la mia mente. È l’immagine silenziosa di gambe e braccia flesse secondo angoli acuti che delineano un corpo perfetto.

Lo sfondo ha un rigore sordo. I palazzi sono baleniere. Le facciate si concludono alla linea di prua di coteste navi pietrificate sul mare del progetto urbano.

Il saltimbanco invece, anche muto, grida. È infatti il disegno di un dolore. Il dolore quando il pensiero cosciente non ha le parole è soltanto movimento per esser certi di non morire. 

Il disegno del saltimbanco -cioè questa certa rappresentazione del dolore indicibile- nasce dalla memoria del corpo trasformata da una azione della mente che viene definita fantasia-ricordo.

Abbiamo incisa addosso l’esperienza della nostra inermità perché siamo stati esposti, prima o poi, al rigore della distrazione. Una massa di aghi sulla pelle è il corteo della cerimonia degli abbandoni.

L’abbandono dà forza ai sogni in cui accadono cose che non dovrebbero accadere. Più spaventosa di tutte la vita senza amore. Se diventa certezza è la pazzia. 

Ho fatto un saltimbanco, figura bislacca di una esclusione. La paura della morte fisica sono angoli acuti. Il mutismo é il lusso della mente sopravvissuta. L’energia del corpo perfetto è un insulto.

La figura è la vita che cerca l’amore tra navi metafisiche di acciaio cavo. La natura umana e la natura non umana, il rosso e il nero. È una scommessa radicale sull’ultimo banco di gioco all’ora di chiusura.

Una figura forte in precario equilibrio compare e scompare tra i palazzi di una città. Dalle finestre riflessi di luce accecante lasciano pensare agli occhi di vetro delle bambole.

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"Spazio Bianco" (Claudio Camisasca/tutti i diritti riservati)

“Spazio Bianco”
(Claudio Camisasca/tutti i diritti riservati)

Quando la somma dei ricordi sale. Una volta che insieme anche noi ci siamo arrampicati. Ogni passo l’eredità della memoria. Breviario minimo alpinistico. Accantonamenti di roccia e panorami. Di neve bruciante e the fumante dai termos. Respiravamo aria condensata. Due bocche di vulcano. Affiatamento. Sorrisi vittoriosi ad ogni cima. Baci. Burro cacao. La passione cova dentro tute termiche. L’amore è uno scafandro. Furono immersioni ad alta quota. Sui fondali alpini del cielo. Adesso scambio con te i soldi messi via insieme a te. Riscuoto interessi finanziari di alta quota. Gli investimenti non tennero conto della fatica. La fatica si smaltisce in discesa. Chè si tornava al fondo valle. Con tutto il calore risparmiato che riposava dentro le tute. Poi ci si spogliava finalmente. In sbuffi di fumo. La tenda del campo base come un forno. Tu ed io focacce di farina di grano su vassoi di pietra.

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