Ci sono persone cui i vestiti buoni cadono addosso senza garbo. Non so perché succeda. È una faccenda di geometrie dei segmenti corporei, in apparenza, però non del tutto, si intuisce che c’è un fatto psicologico. Un assetto posturale verso il mondo esterno. Per cui la goffaggine del portamento viene riscattata da una bontà ingenua fino quasi all’idiozia. I loro passi sono diseguali privi dell’aggressività di chi vuole ottenere e sfruttare le cose. Senza una meta a me riconoscibile, col cipiglio attonito di chi ha smesso di pretendere di capire il mondo questi tipi mi attraggono: perché sono certo che potrebbero, del mondo, farne a meno in qualsiasi momento. Il loro sorriso è ai miei occhi una lampada a petrolio: la luce giallo/arancio oleosa e densa è una vernice che tinge il buio e lo caccia ai margini dello spazio circostante. Mi sembra che mi faccia bene entrare nella sfera della loro influenza disinteressata e distratta.
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