mar Tirreno


su verso il mar Tirreno


Posted By on Mag 18, 2015

Una nuova estate è pineta e strada sotto gli occhi in penombra. Macchie d’ombra sciolte nella sabbia entro i cui contorni al cacao si condensa tutta la vita. Il pensiero è verticale sincronico non più narrativo. Non c’è più tempo per raccontare. C’è tutto il tempo che vuoi ma non è tempo passato. Quello le persone che amo lo hanno portato via. “È passato”- dicono. Come una ragazza dice a suo figlio ferito al ginocchio dal capitombolo imprevisto. Tengono stretti a sé i miei sogni per loro che solo i loro figli vedranno realizzati. C’è tutto il tempo che ci vuole sulla via azzurro scuro qui di fronte. Ma è tempo futuro sole soffocante oltre i rami alti io qui vedo l’ombra di tutti i domani probabili. Studio le basi della statistica. Le previsioni sono possibili solo considerando ogni sviluppo un’evento casuale. Per tentare di prevedere i fenomeni complessi come la durata di un amore si deve fidarsi del caso. Oggi questa sedia di fronte al bar è la nostra vita ripromessa: probabile che riesca a sostenere tutto quello che deve sostenere su queste gambe sottili. Io sto qui a vedere il passaggio e per quello che ne so sono alberi i pensieri degli altri con le chiome in aria. Ci si affeziona a certe idee. Mi sono affezionato a idee di questo tipo, non proprio consone ad una conversazione. Non è una questione di estetica della figura è una spina imbevuta di farmaci ficcata in profondità alla sommità del cranio. Non sarà elegante come gli elettrodi di registrazione ma deve risolvere via via le piccole e grandi affezioni e non ha accortezze in quanto le azioni energiche di ogni nuovo rimedio sono grossolane, in cambio della radicalità della loro azione. Ho la spina grande acuminata di foglia di palma, come uno spillone dentro la testa. È terapia: mi succhia il succo vecchio della disposizione amorosa malconcio a causa di molte delusioni per pompare dentro la testa differenti sostanze, conoscenze sconosciute. Quanto deve essere tolto dalla mente va estratto lentamente con il metodo della diffusione per osmosi. Nello stesso modo va nuovamente perfuso il farmaco. Ogni giorno mattina e sera si può riuscire a pensare in questa misura e in questa forma. Coscienza sonnolenta che quando arriva la notte si scivola nel sonno senza accorgersi. Sento più e meno secondo i casi e la misura della variazione è lo stimolo unico. La percezione degli stimoli fa il pensiero verbale cosciente auto consapevole. Il tempo che agisce sulla percezione durante i movimenti che determinano la stanchezza muscolare fanno l’immagine, il pensiero che non pensa se stesso e riposa. La coscienza che non si pensa, che coglie le realtà esterna: comprende anche i pensieri panoramici degli altri, magari senza sforzo e senza malizia. Per questo cammino e cammino questi gironi: per guardare il sole lontano in cielo già soffocante di fronte a me e prima del sole in contrasto guardare il panorama verticale degli alberi alti e quello pittorico sull’asfalto delle ciclabili: l’ombra. E quell’ombra è la vita intera. Penso sempre e soltanto alle persone che amo quelle che tengono il mio passato come una ragazza tiene il ginocchio ferito e allegramente arrossato di sangue di suo figlio. Io riposo e non si capisce che riposo camminando senza posa come uno scemo. I campi ai lati sono palme delicate come quando fai volare via un uccello che si era rotto un’ala che poi la medicina degli esseri umani ha riparato benché non fosse progettata per quelle anatomie. Abbiamo l’attività mentale dei due emisferi separati nel disegno e dedicati ciascuno a specifiche funzioni ma anatomicamente ben collegati in profondità da un cammino bianco e soffice fatto di gomme elettriche e di conducibilità fibrose. Un corpo calloso, il tallone per la corsa che appoggia e spinge in avanti. Questo imparo camminando chilometri come uno scemo. In mezzo alla campagna. Tutti sanno che a lungo andare la strada è un fiume che risale la terra fino alla riva del Tirreno.

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