Massimo Fagioli


Colpiti dalla morte di Massimo Fagioli abbiamo pianto durante le sedute di psicoterapia di gruppo del mercoledì. Altri che non erano fisicamente presenti mandano parole di inaudita dolcezza per consolarmi del dolore che mi costringe a piangere ancora.

Cosi il pianto toglie l’imbarazzo dell’amore nell’essere vicini e le parole di inaudita dolcezza portano, da chi è lontano, le lacrime solitarie ai miei occhi per una azione neurochimica per cui l’affetto diventa secrezione di ghiandole delicatissime.

Sono paradossalmente felice che tutti coloro che amorosamente ho aiutato ad essere più vicini a se stessi adesso per una proprietà transitiva dell’amore siano tutti così tanto vicini a chi ho amato.

Ora so per certo che la ricerca per molti di loro potrà essere percepita necessaria “fino alla fine”… senza che questa proposizione suoni mai più come una minaccia di dipendenza o una promessa impossibile da mantenere

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“IL PENSIERO PREVERBALE”
©claudiobadii


Un gregge di nuvole. Pensieri? L’aquila si getta a capofitto su verso l’alto. Una freccia che improbabilissimamente non tornerà sulla terra, così rivolta all’insù come è nel disegno, resta un monito immortale perché la grafica ha la vitalità della linea che contiene le idee nella ‘figura’(*). Successivamente la linea, pura vitalità, resterà solo traccia, linea spezzettata fino a diventare il segno dei costituenti il linguaggio: i fonemi, i pensieri che prima corrispondevano a certe figure che poi vennero lasciate sparire. Il senza figura -che è alla fine dell’attività di sparizione che consente la scrittura- è della stessa natura del pensiero preverbale. La scrittura del linguaggio è spezzettata complessa e apparentemente imprecisa ma non si disimpara più. L’aquila si getta sul gregge di nuvole poi continua a salire nei pascoli di Manitù e poi ancora, e ancora, e non è tornata mai. Disegnando tento di chiarirmi l’enormità di una realtà scientifica che non finisce di stupire per i suoi contenuti rivoluzionari. Si è cominciato a capire che la scoperta della vitalità,(*) che consente (di comprendere) la nascita umana, è una scoperta di medicina ed avrà conseguenze sulla cura della salute fisica assai più di quante non ne abbia sulla terapia della malattia mentale. Se negli anni immediatamente successivi alla sua pubblicazione prevalse quella prospettiva è stato, penso adesso, per via che, scoperta da uno psichiatra, all’epoca della sua proposizione non se ne colse la portata globale nell’ambito della conoscenza della fisiologia della realtà biologica e fu riferita alla cura del disturbo psichico. Ora è chiaro invece che ci era stata mostrata la funzione che permette di affrontare la scissione tra corpo e pensiero che risale a Platone e che, mai risolta (voglio dire fino a che è durata l’assenza della scoperta nella specie umana di una funzione biologica unificante), continua ad avere gravi conseguenze nell’ambito della filosofia e dell’antropologia, della medicina, della sanità e della politica.

(*)( M.Fagioli…)

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