meraviglie


bad girl


Posted By on Mar 3, 2011

bad girl

Alla fine si è deciso. L’azione del pensiero ha determinato l’attivazione delle aree motorie. Gambe, mani. L’agente forse era un desiderio. No, era determinazione. Una immagine che cambiava. La discrepanza tra due condizioni del pensiero ha fatto la tensione per il movimento.

Stanotte si fa un poca di strada accanto, un poco di marciapiede, coi nostri monili di sabbia. Con le catenine di comunione. Mi intendo di poco, sangue mio. Di pochi colori e poco di pitture. Di pochi respiri e niente di baci. Sono il trasfusore. Potresti regalarmi a me? Puoi?

Chiedo per stabilire una differenza. Non siamo al sicuro fino a che dura l’uguaglianza, non lo siamo. Se devo bere dal tuo latte non possiamo essere uguali. Comunque, nel mio vestito migliore, andrò a veder sorgere il sole da occidente, stanotte. A mettere le cose a posto. Anche senza te.

La mancanza di te, che fa il mondo asimmetrico, e’ una garanzia di stabilita’ del desiderio. E’ notte e sorgono tempestose aurore. I fenomeni magnetici dell’aurora boreale sono creature liriche sul mare.  Ho le dita accese. Vivaldi è una torcia. Fai un flauto di me!

Volano parole. Tu fai volare parole. Io sono immobile e silenzioso. Siamo in accordo senza antagonismo. La ricerca è tra astrazione e irrealtà: sempre. E le parole volano come pugnali. Bisogna restare alle assi di legno. Folli di desiderio. A fidarsi – e non solo a fidarsi. Dì tu.

Pensiero astratto quello che vedi sullo schermo- e le mie parole scure – ed io. Uno non è che una cosa di particelle accese dalla realtà dei campi di energia. Che tiene tutte le parole insieme: mattoni. Per dirti che tu fai me -vivo- nel pensiero. Il film, nel frattempo, ci acceca tutti e due.

Attratto dalle immagini divento protagonista di una identificazione.  Mi confondo, e nel desiderare te voglio essere te. Rischiando la confusione della mia identità. Rischia anche lei, d’altra parte l’integrità del proprio corpo. E’ una seduzione la cinematografia.

Tutto quanto è necessario a non rischiare la pazzia del desiderio senza la vitalità, del pensiero senza rapporto.

Read More

ciò, di cui non si può parlare.

Ciò, di cui non si può parlare. Un muso allegro. Una zucca non tutta vuota. Quel poco che. Oppure. Fuori dalle vetrate colorate l’adorazione di Matisse per la propria poltrona. Virile potenza della sua vecchiaia mai sola. Apprezzo sempre più il riservato edonismo, l’intransigente silenzio, le fruscianti ballerine delle ragazze che volano sul selciato.

Rosso Matisse oh beh! Sei l’ombra danzante di te. Il tuo avatar un punto tra mondo e equilibrio. Ti dico, che gli amori tanto appassionati -così tanto che li definimmo ‘impossibili’- invece accaddero, e sono gli unici a non aver perduto il loro nome. Ora è tardi io brindo con il caffè dolceamaro, al coro muto delle quattro, agli io addormentati che da un po’ -sullo schermo- non aggiungono parola.

Alzatomi, la mia e’ una passione non sveglia -ancora- e la barista stilla tenerezza sui miei occhiali inutilmente scuri. Così, poi, imparo ad amare anche le bariste grondanti chiarezza, nuvole di schiuma, e aurore, a mattino avanzato. Sorseggio la tempestività del caffè, fatto espressamente – quell’io intimo e segreto che la nostra voce conosce meglio di noi.

‘ Tu, solamente tu, non ritorni più…’ al giradischi antico. I piedi che si muovono sul pavimento di mattoni. Abbracciato ad una torrida temporalità, a fine mattina. Hanno pubblicato un librone d’arte, che mette insieme due cose strepitose, come fosse arte anche l’accostamento. Matisse-Jazz. Non si può resistere. Ciò, di cui non si può parlare. Ecco il senso della frase.

Nel librone ci sono tante di quelle cose, che non lo aprirò. Era soltanto che andava comprato. Il dovere di appassionarsi a ciò che lo merita. Una forma di onestà, non una correttezza giuridicamente inappuntabile. In fondo, è a causa della mia sensibilità. Non voglio distrarmi dalle bariste, e neanche -in verità- dalle ballerine, con ballerine ai piedi. Erotismo. Inapparenza.

Si fa, quello che si fa di bello, per chi capisce. Si fa quello che si sa. C’è chi si rende conto, davvero. Matisse seppe rendersi conto che tutto non sarebbe rimasto disatteso. Tutto fu compreso. Lo spazio soprattutto. L’astrattismo delle linee. L’astrattismo non è che la loro purezza. Fotografato mille volte nella sua poltrona che era ‘astratta’ perché, suvvia, come poteva dipingere da là?

Certe pagine del libro, di uno dei due volumi del libro, sono doppie – e da aprire delicatamente. E’ una sofferenza, la semplicità: devastante. Un ignoto ben conosciuto. Ciò. Di cui non si può parlare. C’è. Davvero. Poi sei libero. Ci sono aneddoti di lui. Pensieri e narrazioni ammirate. Ci sono le cose sui sogni delle persone. Quell’aria confidenziale. Uno ne muore, in verità.

“But in the life of every man there is always some Thule lying dormant, some latent dream wich one day impels him to go journeying.” C’è una foto, 30×40, a pagina quarantotto. Una barriera, in basso -a un decimo di altezza. Il mare fino ad un terzo. Il resto è nulla – cioè cielo. Uno, di tre gabbiani, resta in basso a sinistra, sulla barriera. Non appoggiato sulla balaustra, però.

Gli altri due stanno nel terzo superiore del niente. E, mentre uno resta -annoiato- nella pagina quarantotto, il terzo, che vola nell’angolo destro in alto, entrerà certamente nella quarantanove. Ne ha tutta l’aria. Non ho abbastanza ricchezze per comprare quest’altro libro. Quello nel quale il gabbiano abbia completato il suo volo. E’ quello che significa restare spettatori. Ciò, di cui non si….

Read More

hotel Borg


Posted By on Feb 16, 2011

hotel Borg

pagina 109: umiltà e segreto. Queste due parole accostate sono una umanità. 🙂

Accostare parole: che una specifichi l’altra nei sensi necessari a svelare il legame: il legame e’ l’idea che ci ha decisi. Sei dunque tu l’idea che tiene i fili del discorso, tesse le trame del pensiero, guida le dita nella traccia del segno – ostinatamente.

Qui molti usano riferirsi al sesso e al corpo: non mi e’ chiaro un segno di demarcazione. Sovrappongo le tue linee come una mappa. Nessuna narrazione consola questi luoghi dove regnano candore e trasparenze di cui si puo’ affermare sia composta la fisica dell’immagine. Hanno il vizio della prospettiva e sciupano sempre tutto per l’assenza di distrazioni. Non amano salvarsi seguendo il disegno dei vortici.

Confido che tu abbia acceso la legna così mi riposero’ sul materasso di scintille e dormiremo affamati. Odi cucinare: ‘ ….è dote di streghe…’ dici. A dir poco siamo felici al vento al fuoco e al digiunare come nei racconti di veglia. Ci scambiamo aroma di aringhe e frutta secca. Dichiarazione d’amore: ” Non scambierò queste parole su noi con nessun’altra storia…”

Quando sparisci organizzo simposii, grugnisco editti e trattati, spedisco araldi ai quattro venti. Perlustro mari con la falcata d’ali dei gabbiani. Ora che ti ho inventata mi perdo nell’oro dei riccioli della lana di capra, per non smarrirmi più nei tuoi pensieri. Il pensiero di te ruota sui cardini dei polsi eleganti del saltimbanco, che attrae alla porta di casa tua, all’ultima vocale del tuo nome di donna.

Stamani che si è alzata la diga di pioggia scrosciante -e somiglia a te quando ridi- posso vedere ben definita l’invidia.

Read More