‘na catena che scioglie il sangue dint’evvene


….sulle tracce di lei


Posted By on Nov 16, 2017

“Giovedì, pomeriggio”

L’uomo di sabbia poco saggio ma composto è pronto al sacrificio di un forno di cottura. Pronto alla propria nuova fondazione. Una Giovanna d’Arco di terra e fuoco si muove e sdegna chiunque per una visione primitiva: il ‘suo’ pensiero/mare oltre le macerie. I mercanti, i preti, gli indolenti, i perduti, i comprati e i consegnati, e ogni altro genere di delatore non la interessano. Non le suscitano niente coloro che manifestano la loro impotenza a farsi desiderare da lei. Mentre lei -che ha sogni di lava e si dichiara innamorata di un dio di guerre notturne sbucato dal ventre fondo di un grido- soltanto del suo desiderio è armata e corre come un rivolo di sangue lungo le sue braccia. È una torcia che si alimenta consumandosi e cauterizza con calore di altoforno un mondo che era irrimediabilmente infettato. Ripara così anche l’incapacità di amore degli uomini che ama. Ha sogni lungo la strada che deve percorrere: icone scavate e affreschi. Per sostenersi ha gocce e bacche e tra i rovi ha rischiato definitivamente la propria certezza. Le scarpe sulla sabbia quando è entrata in mare sono state il segno di una definitiva nudità. L’uomo è un bassorilievo sulla sponda di mare scorticato dagli ami affilati di pescatori. Lei gli aveva mandato in sogno una scarpa da ballo perduta mollemente in uno spicchio di luce.
Da quel sogno in avanti lui è sulle tracce di lei.

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per gentile concessione di Livia ad un amico

In questo amore lentamente tutto si dissolve quando vogliamo saperne la trama. Tu ed io indagatori gli occhi negli occhi. Dopo aver visto la materia dolce arrivammo ad una rete sottile di cellule poi alla danza delle particelle costituenti e una luce fluente ci avvolse. L’acciaio affilato dei pensiero svanisce: della lama resta l’idea nella parola che si dice, carezzevole. La vitalità tesse i lenzuoli. Non è un lavoro di trucchi, un fare che poi si disfa al risveglio. Più che altro è l’onda gonfia del mare un tappeto volante. Nella biologia muta si diffonde. E torna improvvisa ogni mattina, ma dopo aver subìto, mi pare, una contrazione, o un addensamento. Così penso, amore, dei risvegli. Che non importa il sentimento soggettivo a carico di nessuno. Conta il pugno forte del buio e l’attrazione per la luce. Le mani agili della ricamatrice. È la libertà intellettuale di pensare nonostante tutto. Anche nonostante la mia propria contrarietà. Se non si ferma il pensiero, questo fenomeno così individuale, se non cade addosso a nessuno cui dare la colpa, quando viene giorno: allora è stata una impresa possibile ancora il salto avventato. Poi arrivano le schiere del mondo vigile. Le occupazioni. Tu trascini tutti con te. O almeno a me pare questa la prospettiva. Poi non so. Solitario cercherò il possibile.

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interpretazione


Posted By on Ago 30, 2017

ti ho sognata

Una vita di eccessi: comprensione dedizione pretesa precisione proposizione espressione eccessivi e lavoro eccessivo e eccessiva pretesa d’essere comprensibile nonostante sapessi che non era possibile perché conservo una (ingiustificata) arroganza di aristocrazia che solo chi mi amasse potrebbe perdonare senza tolleranza con un sorriso per una volta onesto di quando ti dimentichi di pensare a quanto stai pensando: nel caso specifico se per caso non sia eccessiva la naturalezza dell’eccesso necessaria alla pornografia dell’intesa che peraltro è essenziale alla prosecuzione della mia vita.

La voglia di eccedere corrisponde ad adeguarsi a chi può intendersi con me che le linee si pongono per segnalare che un momento fa fummo arrivati al limite impellente della crescita sulla curva di levitazione di una crosta del pane -che noi appunto altro non siamo- che la nostra capacità di contenere il pieno disegna crepe fragranti tra la bianca pasta porosa di mollica e i fili di fumo caldo in aria che salgono mentre lei sta là accanto come sempre a darmi certezze e realizza – simultanea con me – principesse orientali e ciliegi che esalano canti di amore e morte insieme.

“Un bel di vedremo all’orizzonte un fil di fumo”

Riconosciuto e insieme riconfermato l’eccesso -insomma la natura del pensiero erotico che è il velo e l’oltre che il velo pone- ti carezzo consolandoti che eccesso è un eccesso di finzione paragonabile alla sicurezza che qualcuno ti ama sconosciuto nascosto e invia una benedizione oltre l’ingresso di una stanza operosa odorosa dentro la quale -quando tu sfili distratto per altra meta- quella sussurra il tuo nome scandendone animatamente le singole lettere poi si morde un labbro allegoria del desiderio fisico di te che resti odore e sapore del sangue.

Eccesso pretendere che dire il nome nel sangue e nel volume grigio della stanza piena di odore di forno sia il vero bene-dire un figlio una donna un estraneo che ci piace tanto senza sapere il perché.

Così torno oggi salvato e benedetto da chi certamente mi ha amato così tanto da essermi restato nascosto perché io non potessi sciupare la sua benefica inclinazione nei miei confronti e però quell’affetto potente che spirava per strada di cui non saprò mai il mittente mi ha fatto sentire, per giorni e giorni, nudo: con punte di profondissima perplessità e fastidioso stupore per qualcosa che non si sa ridurre ad una comprensione cosciente di dinamiche di relazioni note.

Poiché qualcuno mi ama senza mostrare il suo sentimento perché è disinteressata ad una ricompensa io suppongo che dovrò pretendere un altro modo di intendere le ore d’amore che chiamo psicoterapia (sebbene nessuno più pensi in tal senso al lavoro che si fa da trentun’anni oramai) che si impernia sull’interpretazione dei sogni….

Ora so solo che il mezzo di cui ci si è avvalsi era precedente la sua necessaria invenzione per finalità di cura.

Dal primo giorno più di trenta anni fa fu l’interpretazione dei sogni il modo di stabilire la cura e mi parve il mezzo che avevo imparato ad adoperare perché ero riuscito a porre l’utilità di una tecnica.

Invece ora sono certo che quasi nessuno allora nella mia città si azzardava a fidarsi della propria capacità di interpretare i sogni perché non ci avevano mai creduto per davvero. Scherzavano ma poi proponevano consigli e giudizi. Era perché nel mondo medico nessuno -prima del 1972*- aveva compreso che la capacità di interpretare i sogni non era la scoperta di Freud ma una capacità di ciascuno di immaginare esistente il non visibile e comprensibile il non ragionevole ottenuta da tutti per eredità genetica che si realizza nella vicenda biologica che accompagna l’espletamento del parto** nella specie umana.

Interpretazione dei sogni è la capacita specifica originaria che era perduta nella memoria dei singoli e mai ipotizzata (annullata) dalla cultura antropologica.

Ma il 1972* aveva detto che era tuttavia possibile -più che necessario- ritrovarla.

Oggi agosto 2017 eccoci a definire ancora lo specifico di sapienza umana in relazione non alle scoperte e alle invenzioni che noi poniamo nel mondo e facciamo sulla natura del mondo, ma in grazia di quanto risulta evidente che riusciamo a fare nella relazione di noi con l’esterno che è la vita intima dei nostri esagerati ed eccessivi amori -con certuni degli altri- coi quali si genera un intreccio di mani e una resa al sesso -disposto e apparecchiato per noi, si veda la mano sinistra della mia modella preferita- grazie alla capacità che abbiamo di interpretare sempre meno esitanti l’immagine contenuta nelle figure che emergono al risveglio come ricordo cosciente di una attività mentale che resterebbe muta e insignificante senza l’interpretazione.

note: (*)ISTINTO DI MORTE E CONOSCENZA , Massimo Fagioli

(**) Teoria della Nascita

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la parola ‘audacia’


Posted By on Mag 10, 2017

Come quello che scopre il passaggio verso l’oceano di là dalla cordigliera. Come quello che sostituisce se stesso con un pubblico al buio. Come stanco di osservarmi per garantire di me. Mi lascio prendere dall’insidia delle solitudini. Che fanno diventare audaci. Studio il suono della parola audacia che si apre chiamando. Non fa a tempo ad uscire dal silenzio che subito chiede. Audace travolgo la corteccia d’aria e luce con la spinta della velocità. Sono fili di vento: gatto grigio che rabbuffa le fibrille dei miei sensori di prossimità. La complessità del dirupo davanti a me si semplifica nella frammentazione di una faglia che frana in mille sassolini. Chiamo in silenzio gettando al molo la fune di parole guizzanti in me. Muti bracciali che depongo al sole. Alle soglie di un nome dimenticato sorge intero il discorso della vita. Non un solo amore tu.

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liberamente


Posted By on Apr 13, 2017

Sai che vuol dire “non dimenticarsi in una donna”? Si capisce. Dovremmo intuire almeno. Vuol dire non darle carico di gravidanze per una nostra distrazione troppo grave. Una dimenticanza che non è amore. Non cedere al peso borghese del piacere sessuale: il vizio ottuso di aggravare distrattamente una ragazza di una procreazione che punirà il gusto di cui s’era appropriata coi suoi fianchi capaci. Oh!

L’importante ottusità antropologica, ingombrante e opaca, a proposito della complessità degli affetti, sempre più si nota quanto ci instupidisca. Bionica animalesca l’uomo esclusivamente razionale non coglie il punto cieco: voler ridurre il proprio pensiero a meccanismi elettro-aritmetici. Bearsi di bestia pitagorica.

Disante da là, insopprimibile resta in alcuni l’idea di relazione. Frasi come: “ad ogni costo” che la pronuncia succhia in caramelle ai frutti. Cediamo a cose che si dicono, prima e poi si proclama: “per sempre mio..”

Si sa: la vita non comincia con un atto di coscienza. Dunque ogni frase può avere tutte lettere minuscole fin da subito. L’inatteso sarà spiegato assai più tardi.

Nell’acqua del mare semi in sospensione. Piccole code natanti a brillare. In un momento di allegria sentimentale si insinueranno in profondità. Uscendo grondanti si sente il perturbante uncino ben saldo alle reni.

Sorridendomi mormoravi al tuo bambino: è fatta, amor mio. Corrisponde a quei casi in cui, guardando una donna svagata, si capisce la sua natura differente. Chiacchierare leggendario alle proprie viscere.

Quella confidenza per cui poi scrivendo una donna le lettere svolazzano di fronte ai miei occhi sul foglio parole-aquile.

In picchiata arrivasti. Già piena di sorprese. Io sono sempre stato un mare aperto ai tuoi sensi.

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