notte


Le cose che contano non stanno dove me le aspetto. Intanto è pieno di cose che mancano che dovrebbero esserci e cerco. Poi non so mai dove andare a cercare. Comunque ormai ho imparato che sono sempre ‘da un’altra parte’. Evito i luoghi preposti ché là non si trovano. Bisogna essere curiosi di sapere tutto per vivere bene e comunque non annoiarsi mai. Secondo me contrario di tutto non è nulla: che sarebbe un assoluto e dunque grandioso seppure in senso sciagurato e negativo. Il contrario di tutto, nella vita non filosofica cioè nella giornata non metafisica, è troppo poco. E aver quel poco in mente è un ridere tremulo e freddo da cui si leva e spira il fiato di un malumore. Lo scontento. Perché aver così poco in mente lascia con ancor meno in cuore.

Siccome sono ignorante del tutto che vo cercando mi entusiasmano molte notizie ovvie per i sapienti: e li guardo scuotersi per il ridicolo della mia ingenuità, che piano piano devo levarmi…. ma l’entusiasmo rende il cercare pieno di meraviglia.

In città di grazia e potenza popolate di illusionistiche presenze vivo aurore e tramonti nuovi come il figlio di una civiltà di coloni fondatori. L’ignoranza mi tiene disponibile e quanto senza posa mi manca sempre mi sveglia: e non dormendo mai da sempre il necessario, febbrile traverso i campi intorno a accademie e licei.

In libertà distratta uso parole grosse per uccidere parole morte. La parola fine scova e caccia via gli spiriti velenosi delle frasi malate. I bisturi sono neri come la notte più nera. La morte, che amplifica i poteri, si scaglia contro certe parole deboli e tisiche. Come una grande febbre uccide l’ombra di palazzi abbandonati, il nulla affilato dei fulmini non uccide ma risveglia il cuore che si era fermato. Le maledizioni delle vittime ribelli taglia le corde che li legavano che diventano autostrade nel cielo. La prigionia studia. Il malato apprende. Il prigioniero – malato legato e annullato – scrive. La notte buia canta. Le veglie della febbre sono coperte dalla prima luce. I brividi della malaria remittente sono sedie e lanterne. Gli amori durante l’apprendimento sono ciechi che leggono sotto i polpastrelli la verità. Gli abbracci dei cenciosi sono passioni di confine. A volte mi pare che una cosa, finalmente compresa, sia l’amore sotto zero delle donne nude negli igloo.

In questo freddo pulito stamani che piove piangendo un sabato abbastanza libero ti dedico uno straccio di inquieta presenza per coprire la vergogna di un momento insensato di felicità.

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