opposizione


opposizione

Le rivolte per il pane che ci toccano di questi tempi. I volti di una folla. Le nuvole sopra il capo degli affamati prendono forma di pane. La folla è sotto le nuvole di farina e sopra i pani rovesciati nell’assalto dei morti di fame. I morti di fame volano sulle nuvole composte di pagnotte appena sfornate e la folla galleggia sui pani accatastati come fosse trasportata in cielo da un racconto rivoluzionario, che comincia con la rivendicazione dei diritti essenziali: parlare, sognare, dormire. In cielo nuvole e colline, le colline della campagna mondiale sono riflessi speculari -appena più consistenti- del mondo geologico come ci fosse stato un ribaltamento tellurico nell’atmosfera. I volti della folla sfavillano come gli argomenti dei duellanti nella guerra retorica, i volti sono dunque idee: forti, chiari come in un capolavoro. Può essere compreso come ‘stato della mente’. Il disegno pittura dentro la forma non figurata delle montagne di vapore acqueo grigio/azzurro. Il pensiero si determina all’interno del forno grigio incandescente dell’acqua galleggiante in cielo, lungo un arco di centottanta gradi che percorre la semisfera del cielo australe (per quello che ci riguarda). Lungo la semicirconferenza che si può abbracciare restando sul posto, ruotando la fronte in modo sghembo, da destra in basso fino alla perpendicolare, e poi specularmente sghemba declinando, al traverso dell’ascesa, in curva calante. Il coro dei volti sono nuvole, il quarto stato che ci investe. Ciascun volto è un’ora e un clima differente. Una differente frazione di viaggio. Noi come un sasso sulla strada siamo travolti dalla avanzata di donne e uomini ‘nuvola’. Veniamo avvolti, fatti rotolare da una spinta generica e indistinta. Il disegno del pensiero è difficoltoso perché deve tener conto della delicata composizione, quasi un merletto, delle forze in gioco. Si tèsse con il filo sottile di separazioni: con la linea di seta dell’orizzonte, con la chiarezza del linguaggio che nomina on modo inequivocabile sentimenti differenti. Questo confine in movimento continuo corrisponde alla sensazione tattile dell’aria e dell’acqua nel volo e nell’immersione. Nelle frazioni di viaggio in aria e in mare avanziamo travolgendo nuvole di spuma più o meno rarefatta. Ai concerti dei nostri cantanti le nuvole ci avvolgono e finalmente possiamo realizzare la sensibilità collettiva. L’aria e il mare si sono condensati nella corporeità compatta di toraci armonici e di gambe e braccia guizzanti che ci stanno addosso e ci nascondono gli uni agli altri per l’anonimato della sessualità diffusa e con essa ci liberano dalla paura del male che ha sempre avuto il volto di qualche malfattore. Il filo sottile della separazione che tesse la scrittura diventa vita collettiva rumorosa e innocua. Il massimo del benessere di ognuno si rispecchia nel generico indistinto gesticolare della folla priva di qualsiasi intenzione cosciente. Nella prevalenza del movimento afinalistico c’è l’azione di una vita mentale senza figura. Che la folla sia una massa acritica contenente la follia è un falso, probabilmente. La capacità di permanenza tra gli altri si lega a fenomeni di attività mentale originaria che hanno la loro radice in una possibilità di trasformare tracce sensoriali aspecifiche nella temporalità dell’attesa, nella fusione del legame sociale, nella durata spontanea degli accordi non verbali. Il sogno di volare non corrisponde, necessariamente, ad aver perduto il rapporto con la realtà, e forse talvolta dice che si è ritrovato lo stimolo cutaneo dell’aria sulla pelle, realizzato la certezza senza conferma. L’opposizione alla gravità non sarebbe dunque sempre la negazione di una legge naturale: forse si può interpretare la scienza medica che si oppone alla fatalità della malattia.

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