orizzonte


Se lo schermo è abbastanza grande si vedrà la curvatura dell’orizzonte. Da noi il mare conclude tutto, sguardi e giornate, vedute e sospirate macedonie con gelato. La linea viene compressa agli estremi da due dita forti o tirata in un sorriso dolcemente contrariato. Per gli scherzi della fisica certe cose sono inaccessibili alla percezione del mondo esterno dai sensi che sono lentissimi. Invece la rapidità del pensiero ideativo immagina possibile non solo ogni segreto della natura ma si dedica al superfluo dell’amore e agli eventi di un mondo spinto alla velocità della luce. Le molecole dolci che compongono le ‘sue’ labbra, le sostanze organiche che fanno gli atomi, la fisica delle funzioni d’onda che determinano la realtà penultima delle fluttuazioni di atomi in protoni ed elettroni. Il trionfo velocissimo dei quark in colori, e up&down, e vortici di spin: amore e scienza suggeriscono di lasciar perdere la registrazione punto per punto delle emozioni del ‘suo’ fascino. Sia esso di ‘lei’ o della natura del cosmo. Il pensiero caotico lascia muovere attorno a poche parole la densità delle intuizioni. Vedo il grande successo dei linguaggi sulle pagine del blog di Operaprima: lo sviluppo inesorabile degli sciami di parole ha il valore di una computazione del tempo in dosi diverse per ciascuno, che esclude il settarismo di scuola.

Ricordo, ma è una libera associazione, le torte appena depositate nei contenitori di alluminio portate come spose, sulle braccia dei ragazzini, dalla casa a pigione al forno rionale. Come spose che una volta cotte al fuoco sarebbero state mangiate, lentamente, per prolungare il gusto degli orchi buoni. Ne conservano, le labbra, la certezza: quel tanto per comprendere che la rapidità della materia sottile, nella biologia cerebrale, la fa da padrona e, non che spadroneggi, però di fatto anticipa tutto il resto dei pensieri più maturi e giudiziosi e accomodanti: e la funzione lievita subito nell’immaginazione, non avendo da vincere, il tessuto dei pensieri, se non la resistenza inesistente degli ‘spazi’ tra idee.

La curvatura dell’orizzonte è più che altro realtà immaginata. Però noi davvero resteremo per sempre figure di quella abitudine, figli perpendicolari di quella linea che conclude sguardi e giornate e vedute dalle persiane, sghembe di sole e aria salata. Siamo sempre stati linee verticali oscillanti le une verso le altre. Come rami controluce scriviamo allineati e vibranti. Un epitelio ciliato che avverte il movimento di una inclinazione del capo che non sale alla coscienza. Di quel movimento la mente misura l’intensità eseguendo il calcolo differenziale del desiderio di avvicinarmi a te. Altresì, oltre a organi sensoriali siamo anche una seta mucosa di protezione che circonda e imprigiona, nelle proprie chiome, granelli di virus e batteri appena catturati. Qua la linea del mare ti mostrerebbe il nostro lavoro. Come, sulla terraferma controluce all’orizzonte, simili ad alghe, ci muoviamo nel tempo liquido, oscillando da mattina a sera e ricreando l’illusione di un mare nel deserto.

Da qualche tempo interpreto il sentimento di propriocezione, il cuore del movimento nelle nicchie dei nascondigli articolari oppure le variazioni di calore dei tendini stirati sul cuscino. Non propongo di comprendere le figure di un linguaggio verbale che porti l’inconscio alla coscienza. Nomino le linee di forza di Faraday, l’orizzonte marino convesso, l’illusione che tu sia la più bella nella regressione verso il primo giorno di vita che stira ogni punto verso il centro di gravità della nascita. Ieri notte, la linea di mare di fronte alla quale finivamo di cenare, faceva venire alla mente i bastimenti all’ancora, amori solidi e stabili circondati dalle grida di uccelli marini che diventavano via via invisibili dentro il cielo che si prendeva tutto l’orizzonte di un attimo prima.

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