“i pesci sono più di uno”
©claudiobadii
per
OPERAPRIMA
È un illusione la sera tornare. Dovremmo studiare tra una giornata e la successiva. Perché perdere tempo a consolarci? Tornare ci confonde. La radicalità non è nella quantità di moto, è nel verso dei vettori. Carezzando la sua spalla non prendevo sempre la decisione appropriata. Certe giravolte delle mie dita erano rinunce. Vagavo distrattamente via dal seno dal collo e dalle mani di lei. Tornare è un illusione come un pesce che nuotasse nel cielo. Un pesce che nuota nel cielo può essere il disegno che fa pensare, con la fantasia che elimina il timore di una allucinazione, a un aeroplano. Vagavo lontano dalle sue mani dal seno dal collo di lei. Volavo via. La mia mano era pesante come un pesce nel cielo, un pesce che, nel pensiero senza fantasia, deve ragionevolmente precipitare. La mano volava via, tornava indietro, aveva pescato dalla palafitta, aveva messo gli occhi nella laguna, indugiato sulla sua spalla. Immaginato pesci nel cielo. Poi era tornata indietro, aveva negato quanto era successo. Poi c’era stata la cura, il rapporto, la ricerca. Oggi la mano disegna quel volo antico. L’immagine deriva dalla storia della mano che diventa pensiero cosciente. Tende ad assumere la levità delle carezze e il destino di un volo. I pesci che nuotano in cielo sono oramai più di uno.