principio del piacere e pulsione


"VULCANO ED EOLO" Piero di Cosimo - 1489/90 - olio su tela - 155,6x166,4 - National Gallery of Canada - Ottawa.

“VULCANO ED EOLO” Piero di Cosimo – 1489/90 olio su tela: cm 155,6 x cm 166,4 – National Gallery of Canada (Ottawa)

Indietro. O, dal fondo. Leggendo su un muro bruciato il fuoco e l’affresco. Da sinistra non più. Appianando i bruni e i neri verso il lume sulle fronti. Scuro e destra. Oro all’altro lato, contrapposto al nero. Gli assi di asimmetria spezzati dalla rifrazione al pelo del corso d’acque. La realtà delle scoperte nell’ambito della scienza fisica ha sancito l’impossibilità del libero arbitrio e dato inizio ad una crisi filosofica inarrestabile. È la caduta del mondo occidentale. Dunque non consolarti. Cerca conforto nella compagnie intelligente perché la caduta delle premesse illuministiche ci isolerà per lunghi anni. Il rinascimento è un grandioso relitto di curve archi e volte in triplici e quadruplici versi della prospettiva. Come un totem senza tabù piantato al centro dell’area storica di competenza c’è a Palermo un affresco di cui sono ignoti autori e tempo di creazione. Si chiama “Il trionfo della Morte”. È più potente e geniale di Guernica. Vedi cosa intendo.

"TRIONFO DELLA MORTE" autore ignoto - forse 1400 - affresco staccato - mt 6,00x mt 6,42 - Galleria Regionale di Palazzo Abatellis- Palermo (provenienza dal cortile di Palazzo Sclafani a Palermo)

“TRIONFO DELLA MORTE” autore ignoto – forse 1400 – affresco staccato – mt 6,00x mt 6,42 – Galleria Regionale di Palazzo Abatellis- Palermo (provenienza dal cortile di Palazzo Sclafani a Palermo)

Ho trovato per caso, studiando, questa cosa che c’era da tempo. Si pensa che sia stato dipinto attorno al ‘400. Si pensa ad Antonello da Messina, poi attivo a Venezia. Tra umanesimo e rinascimento. Ho pensato Montale “andando una mattina in un’aria di vetro”. Ma andando una mattina viene, lasciandomi indietro ogni riflessione, l’idea che esiste un piacere di un tipo differente da ogni altro. È legato alla pulsione. Non è istinto sadico. È gusto della onnipotenza dell’annullamento. Uno scheletro a cavallo traversa una disfatta già avvenuta. La potenza del gesto illimitato dell’io posso. Il gusto di pensare “non esiste” (del mondo) e “non esisto che io” (di se stessi). Il piacere di pensare di poter tutto all’insaputa di tutti. Trionfo della morte: prendersi gioco, negli angoli bui. Cucine vuote negli appartamenti scuri la notte, rifugi ciechi nella crisi di permalosità del narcisismo ferito. Credo siano le posizioni di “annullamento” e rispettivamente di “negazione”. L’acting-out comportamentale o inconscio e l’attacco di invidia: in ogni caso rovinosi per chi ne è all’oscuro. Allora: “principio di piacere è ( al servizio dell’) istinto di morte”. Istinto di morte è “piacere” del pensiero che annulla e nega la propria origine materiale, la propria realtà fisica, la propria natura di cosa. La pulsione impedisce di pensare che spazio/tempo e pensiero sono la medesima cosa. C’è la natura alla base della attività originaria della vita psichica. Se non si accetta questa onestà ci si concedono (si inventano) gli esempi cinquecenteschi della natura delle origini: l’arte delle scene mitiche e delle icone. Eolo, Vulcano, Prometeo… E allora è già troppo tardi. Si resta. Pensando d’essere arrivati e felici di un consenso generale….. Poi è il terrore eterno che la regressione sia camminare a quattro zampe. La separazione morte per fame.

Nell’università dopo i vent’anni. A leggere i casi clinici. Andando in un’aria di vetro. Il piccolo Hans che temeva di essere morso dai cavalli. Suo padre che era un cavallo. I cavalli a Vienna tiravano rassegnati le carrozze. Il morso impediva loro i morsi della ribellione. I padri confondono la mente dei figli. Hans guarisce e non teme più il morso dell’animale. Hans non ha più paura dei cavalli. Non ha più sospetti sull’impotenza di suo padre ad amare Hans. Il padre è felice. Ride. In certe caricature la forma dei denti nel riso lo svela un somaro. È perturbante che quanto è familiare paia massimamente estraneo. La borghesia non perturbata danza: dunque evidentemente imperturbabile. La pulsione impedisce di pensare che spazio/tempo e pensiero sono la medesima cosa, che lo sono perché c’è la natura alla base della attività originaria della conoscenza. Il pensiero di Hans guarisce e ammira e studia quello che fu inventato: il mito e le icone. Hans che sapeva che il padre era diventato un cavallo e che quello non era un mito, dopo la cura ha deciso: è normale temere i cavalli. E amare il padre. Fu ‘guarito’ dal sospetto che ” … tuttavia come si fa se il padre è …. un cavallo, a non temere i morsi del padre, a non sentirsi strani, a non fare confusione..” ma Hans non poteva avere scampo, con Freud e l’Edipo di moda fu subito troppo tardi. Si resta.

È agosto del 1982: avevo dato le dimissioni dal mio posto universitario. Voglio provare a muovere cominciando dal fondo. Andare indietro, nell’amore per la vita del primo anno quando camminare a quattro zampe non è mai diventare un animale. Una certa ricerca di 34 anni da allora suggerisce che non c’è mito nella vita umana, e che il pensiero infantile è pensiero pienamente umano di bambino. Imparai non so come nonostante i disastri familiari incombenti, veri e propri fallimenti economici, ed emotivi dunque, a godermi i treni e la stazione e le sbarre che si sollevavano o ricadevano giù sferragliando al suolo al suono di una campanella buffa che annunciava locomotive in arrivo o appena sparite. Le nuvole di vapore sono diventate comprensione di sogni, e il vapor d’acqua è mare che vola via prima di svanire a ricreare il sonno oceanico dei due e tre anni che determinava ogni notte il sogno in caduta di umidità che bagna i capelli.

Oggi nel sudore la guancia della bambina -fradicia d’acqua di mare- mi preme addosso dormendo all’ombra dei quaranta gradi di agosto. Un ritornello, ricerca psichica, vita quotidiana, la solita paura mesta di chi ama, la paura povera e tremante delle domande a chi è più grande di noi, per sapere chi ha ragione, chi vede più chiaramente senza paura d’essere ucciso o, peggio, lasciato solo, come stanno le cose.

La cultura occidentale che non sa decidere tra la natura dell’essere umano e la natura dell’animale manifesta la distruzione operata dall’attività della pulsione. È il trionfo della morte. L’umanesimo riserva nelle sorprese nel proprio asciutto esprimere. Il rinascimento pare, al suo cospetto, una ‘fuga’ nella guarigione. Euforia cui segue il manierismo.

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