pulsar


Mentre si incrementa la presa sulla realtà esterna, il soggetto pare addensarsi verso un singolare incrocio interiore. È una lucciola di sparuto fulgore brillante alle coordinate del punto senza ritorno della rotta oceanica che sale sempre più in alto fino al blu della ionosfera: nihil ex nihilo. Si tenta di spiegare, con l’idea di questo luccichio perduto nel blu del vuoto spaziale, come accade che l’attività della mente così sparuta e inattendibile al cospetto del mondo esterno, venga tuttavia ingenuamente e superbamente riordinata fuori di noi in linee di scrittura.

Con l’orgogliosa noncuranza di un ragazzino innamorato il pensiero sfida sempre la materia con l’ultima edizione sia delle singole opinioni sia delle generalmente condivide teorie unificanti: ma sempre disegna parole e frasi con l’eleganza la leggerezza e la precaria sicurezza di una lucciola stratosferica o di uno spartito che non è che un composto di carta e inchiostro, un preparato di chimica musicale che ondeggia sopra il braciere rotante delle stelle pulsar il cui fragore è per noi inimmaginabile.

È là fuori che mettiamo la scrittura dei pensieri. Non abbiamo mezzi più evoluti di legame e di accordo sociale e personale. Scriviamo pensieri trascrivendo la funzione ideativa in testi di parole cioè, mi sembra, mandiamo lucciole esploratrici verso stelle molto attrattive e straordinariamente radianti il cui rumore di fondo, la cui matrice di pensiero e le cui reali intenzioni riveleranno la infinitamente scarsa rilevanza del suono della nostra anima di carta alle orecchie del cielo.

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