quello che vuoi


-Fai di me quello che vuoi-. Non sapevo se era una resa, un ordine, o una preghiera. Era il racconto di un sogno. Non più lavoro o volontà o desiderio. Altro, tutt’altro. -Che tipo di intelligenza chiede?- … mi chiedo da giorni. Così ho avuto accesso alle mille e una notte di ‘Rapporto’ di ‘Transfert’ di ‘Contro/Transfert’, di ‘Interpretazione’ attraverso la ‘Verbalizzazione’ del Transfert e del Contro/Transfert. Per passare dalla Coscienza della percezione immediata alla Conoscenza: cioè alla espressione della capacità di dire tutto quello che i dati sensoriali innumerevoli della percezione d’essere vicini hanno ‘fatto’ in noi e di noi a partire da quello che io ero prima di avere te e di quello che eri tu prima di avere me.

Con te e senza di te. Con me e senza di me. Vicini e lontani. Ma liberi non siamo mai. Nella mente nascono decisioni di cui possiamo dire che restiamo ‘Testimoni Responsabili’. Ma anche ‘Irresponsabili Soggetti’ e ‘Oggetti Sottomessi, cioè ‘Interpreti Appassionati’ e, fantasticando teatri e tragedie, ‘Attori Diligenti’. Il ricordo è un brivido lungo la pelle, come se il pensiero venisse su dalla ‘bandiera’ che siamo quando gesticoliamo sogni nudi sul mare.

Il libero arbitrio non arriverà fino alla punta delle dita che frusta le uova nella scodella di ceramica bianca antica per amalgamare col rosso e l’albume -uno ogni tre tuorli- lo zucchero e, poi, la farina. Sulla punta delle dita la libertà diventa arbitrariamente differente per ogni essere umano: ed è così che l’aggiunta del limone in gocce profumate definisce, secondo una frazione di milligrammi/su un chilo di farina, la fisionomia organolettica definitiva della torta.

Il DNA decide la forma del tuo viso. Il tuo modo di essere sceglie le tue parole. Il profumo del mio dopobarba accende il fuoco. Adesso aspettiamo il tempo di fronte alle fiamme amiche del sé libidico. Il soggetto amoroso misura le durate. L’intensità del desiderio ne regola direzione e velocità angolare. La conoscenza porterà il ‘sapere’: sapere che ‘possiamo’ perché  l’orgasmo è diventato altro dalla dimenticanza per annullamento (la piccola morte di moda nei deliqui dei bordelli delle corti parlamentari imperiali comunque governative).

C’è un orgasmo che è fantasia quando la Coscienza Vigile è travolta e illuminata dai mille dati della Percezione che si sfarina alle carezze. Sotto il diluvio il ‘piacere’ diventa ‘pensiero complesso’ irriducibile alla Descrizione di una Testimonianza: il ‘Non Cosciente’ non è riducibile all’Inconscio della retorica psicoanalitica. Nel rapporto tra noi sostiene la ‘Coscienza’ fino alla ‘Conoscenza’ sul mare della Vigilanza senza Coscienza, quella Cosa della Passione che è di riuscire a sapere ‘soltanto’ di essere insieme. E, in questa condizione di Minorità solo apparente al contrario si capisce di più che nell’indagine ragionevole lucida e ordinata. In questa condizione di Apparente Minorità c’è il vero dato di Umanità che potremo esprimere dicendo:

La ‘Presenza Fisica’, per non essere ‘Assenza Psichica’, necessita di qualcosa di più della ‘Coscienza’. Di qualcosa che si aggiunga alla ‘Coscienza’.(*)

Si cerca in Psicoterapia, mentre si svolge la cura, la Natura del Pensiero mediante Transfert e Contro/Transfert: parole che alludono a dati del Rapporto per cui si sa che la vita biologica e quella psichica sono i modi più o meno efficaci e più o meno felici di tenere costante un calore. Di tenere viva una relazione. La fisiologia del pensiero è intelligenza omeostatica, non puro sforzo di adattamento.

Cuocio la torta come i maestri vetrai veneziani cuocevano tre giorni, ad una temperatura obbligatoriamente costante di diverse centinaia di gradi, cisterne di brace di legno di quercia: lisce di rosso rubino, grandi come gli specchi che si andavano fondendo per le stanze splendenti e proibite della reggia di Versailles.

-Dispongo di noi Mia Signora- … (per non ardire/ardere di chiamarti …. -Amore-). Dispongo di noi e dunque diversamente dispongo di me medesimo. Diversamente da come sono stato costretto a disporre della mia Immobilità e della mia Inutilità per ventinove anni, dovendo lottare con esse Immobilità e Inutilità contro i fantasmi dell’Assenza e della Lesione Fisica che popolavano il pensiero non cosciente dei pazienti. E’ l’atteggiamento aspettante e silenzioso dell’analista. La tecnica.

Muto il sangue scorreva come vento carezzando il versante continentale di me per evitare di precipitare nella freddezza del vetro finito. Nella quiete mortale dello stagno di Narciso. Nel Narcisismo della Neutralità. Il pensiero non intenzionale dall’interno si versava sulla costa e da lì, dalle spiagge del Mediterraneo così vicino a noi, si spargeva sullo specchio dell’acqua mossa dal vento. Secondo la fantasia. Poi non so ancora perché (ignoranza del contro transfert) la fantasia è sgorgata inattesa e copiosa circa tre anni fa.

Quando era estate e avevo provato di nuovo a scrivere. È stata vista sgorgare come il riso incosciente di Eco su ‘Operaprima’. Poi sui ‘Quaderni’ di Operaprima. Infine, non è che qualche giorno, sui ‘Quaderni di Ricerca in Psicoterapia’. Una favola ogni due tre notti e arriverò fino a mille entro i trenta anni di lavoro di gruppo che iniziò l’ottobre del 1985. Passeranno inverno primavera estate e tra un anno vedrò una curva.

I titoli si alternano eccentrici. Questa ‘generazione intermittente’ come una febbre malarica, ha svelato un sistema cosmico che non ha un ordine sferico né ellittico. La fisica che dà vita al pensiero non è diffusa dentro la forma del campo gravitazionale che regola gli ammassi di materia più grande. Campi di forze in ambiti ristretti cambiano l’ordine sferico che deriva, fuori, dall’origine spaziale puntiforme che produce i sistemi a raggera. Come se il DNA facesse, con le masse infinitamente grandi dei cieli delle terre e dei mari, il gioco che contrappone gli effetti delle due tre gocce di limone alle frazioni di mille grammi della farina dentro la caldaia cosmica  ipercalorica del dolce che cuoce piano.

Capisci che la libertà si ferma nell’arbitrio e l’arbitrio è nei punti quasi invisibili della creazione. Dice come la creazione smetta di seguire le intenzioni del proprio creatore. La creazione è essa arbitraria quando il campo dei papaveri toglie il fiato e ti dimentichi di contare. -È dio che ha fatto troppa complessità e non sa più amministrarla- questo è dubbio inquietante ed insonne e pensiero orgoglioso di scienziati. Non sa essere uguale, la credenza della fede, alle tue parole: -Fa’ di me tutto quello che ti pare-.

La creazione era solo lavoro. Metafora di fatica. Prodotto di una dolce volontà. Non si sono contentati e hanno detto Onnipotenza dove era solo meraviglia del non prevedibile. Hanno pensato ad un Ordine Dato: ‘prima’ e ‘fuori’. Non ti lascio. Non c’è uno Spirito a prendere e imporre decisioni. Non voglio essere libero se significa irrealtà di pensiero. Lavoro, volontà, desiderio. Socchiudo con le dita la bocca rossa del forno, lascio scivolare la mano all’interno, premo con lo stecco di legno acuminato per superare la crosta e misurare la consistenza dell’impasto, voglio conoscere senza volerli guardare gli effetti del fuoco sulla materia che non muore e ribolle mentre si trasforma. Alla fine estraggo rapidamente la piccola sonda dalla gola della cucina. Chiudo. Agito la mano in aria per farle svaporare il calore di dosso. Porto lo stecchino al viso agli occhi alle narici alle labbra.

Far l’amore con una ragazza è rubare il fuoco agli dei. Ogni volta. Se ‘lei’ sorride ‘noi’ non siamo quasi più. Ma è un ‘non essere’ che è un milligrammo di gioia. Non so come altro dirti. È ‘essere’ nel quasi niente. Quasi comprendere l’ossimoro di una ‘realtà non materiale’ che c’è davvero e si è scoperta come esistenza di una realtà fisica inestesa. E’ la realtà. E’ linguaggio amoroso e scientifico per dirti che possiamo ridere di ‘nulla’ mentre cadiamo nel sonno della nascita.

Rinuncio al libero arbitrio per la pigrizia che mi deriva da te. Perché il sole sono atomi di idrogeno che si trasformano in elio, e sembrano il tempo e il pensiero inestricabilmente allacciati e fanno, dal Sonno, la Veglia e la Coscienza che sono, nella specie umana, innaturale permanenza di memoria. Dormire è ‘umano’. La sfida a dio, l’aggiunta propria della evoluzione della specie, è la veglia insistente, il lavoro, la volontà, il desiderio e poi la ricerca, attraverso le parole, delle funzioni della fisica cerebrale, e delle le relazioni tra il pensiero e la sua origine materiale.

-Fai di me tutto quello che vuoi– E io so che non è più ‘volontà‘.

Un timore della cattiveria dei padri e delle madri è l’ombra sul muro che mi è parso di vedere dietro te. Una proiezione della mia ignoranza scientifica di medico. Quando fui soltanto arrogante seguace di una teoria avrei detto, con cattiveria sadica, che era debolezza umana. Ma non è più vero, oggi.

(*)(Poi cercheremo di studiare se questo possa essere definito il ‘non cosciente nella accezione vigente di ‘Inconscio’. Ma certo lo studio non è più affidato al metodo di libere interpretazioni secondo una arbitraria adesione ad una delle tante teorie. Bisogna, prima di tutto, portare le teorie ad una scoperta. Portare la coscienza neutrale -il diritto a pensare tutto quanto si vuole- alla perdita della libertà/neutralità  in favore – ed a causa – della ‘dittatura’ della conoscenza.)

 

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