Tornare a disegnare? Non ancora. Per i muscoli tirati nelle gambe scattanti. Che vorrebbero far retrocedere la stanchezza fingendo la giovinezza. Per l’amore che si vuole sempre. Non sai mai. Essere sempre adatto alla bella di turno mentre l’acqua scalda la pelle sul mare. Ingenuità senili. Beh per troppo tempo si sono giustificati i troppo solitari pensatori con la scusa della saggezza filosofica. La bella di turno ha sempre fatto, al proprio momento, il suo ‘turno’ appunto, girare la testa dei professori. Eravamo anziani estimatori a diciassette anni. Siamo diventati psicologi seri ma poi, via via che le difficoltà a non amare crescevano, seri non lo siamo neanche più troppo. Avremo finalmente capito l’eccesso di secchezza del linguaggio senza cadere nel burrone di marmellate? Sapremo smettere di essere delle mummie ebeti sorridenti senza precipitare nella sabbia e perdere ogni riconoscibilità sabbia nella sabbia? Coltivo l’orchidea dell’intolleranza verso quelli che hanno un’alta considerazione di se stessi. Il discorso della vitalità è entrato nel sangue. La considero un discorso finale. Fatale. Concezione nuova del pensiero di base, di possibilità di pensiero senza ricorrere all’esempio di alcuna figura. Pedalo al sole e scatto. Ranocchio tutto lampi di luce smeraldina, tutto gracchiare e bofonchiare alle ninfee. Una macchina epidermica che canta. Un cielo di cellule che dal cielo i raggi del sole prendono di mira e scaldano e fanno splendere fino ai nuclei. Il sole che è per molti una specie di farmaco per i disturbi mentali. E quell’altro farmaco di sintesi contro le patologie del pensiero che, dico, ma di certo è solo una cosa poetica, che ‘non tocca la pelle’. Non è l’infinito che trapassa il finito. Non ha la presa di farci restare avvinti a noi con la giusta passione. Non è questa canzone che ascolto. Le parole fanno l’eco. La canzone non te la dico. Lascio spazio ai tuoi sogni. Alle sorprese che troveremo. Solo adesso la musica è cambiata, ora è L’Orchestra Numerique : “Que le pasa a Hugo?” Che è il brano di adesso, dove sono andato a finire lungo le mia liste dei preferiti. Qui mi arresto. Devo lavorare.
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