restituzioni


il mondo regalato


Posted By on Ott 16, 2015

A chi il mondo è regalato. Se non a noi che malamente e parzialmente ci versiamo sopra come ‘senso’ costruzioni distruzioni parole scarti ottusità napalm fuochi artificiali e focolari di bivacco. Più o meno regalato secondo le epoche. O la geografia. A downtown è regalato alla folla dell’attuale futuro. Andando nella steppa mi parve che invece fosse solo mio sia il territorio che il cielo sovrastante e sentii un gran senso di appartenenza e riconoscenza per quella donazione. Non fu dio l’oggetto della riconoscenza bensì la stessa steppa con tutto ciò che la accoglieva. Guardavo l’intero spazio fuori che mi prendeva e mi riempieva poi si trasformò in soavità di pensieri imprecisi che tornarono fuori di me. Il fuori fu trasformato in un nuovo pensiero quieto. Fui giudicato con clemenza dall’assise di terra e luce. A downtown non va mai così. La città, il suo mondo, non sono miei. Lì è la folla che si giustifica ai miei occhi: il movimento di persone impegnate, dimentiche di se stesse. Ai singoli nulla è donato in città. Centro e cielo sono traversati continuamente. Così io che preferisco la steppa percorro i confini. Mi guardo bene da traversarli. Rifletto, parlando fra di me, che solo noi umani per adesso abbiamo dato segni di restituire il mondo al mondo sotto forma di ritenere che esso abbia un senso. Anche se si sa benissimo che il senso siamo noi stessi. Che adesso ci pare naturale dormire nei nostri letti. Che abbiamo abbandonato la natura ritenendo che questo distacco avesse più senso per la nostra specie. Questo siamo noi. Rifletto: differenti dalle altre specie. Irrimediabilmente.

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