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Posted By on Gen 6, 2013

fotografia Agenzia Reuters

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C’è il pensiero alla base del sogno. Dunque il sogno viene dopo. L’io della nascita e del primo anno di vita degli esseri umani non è un sogno. La certezza di ‘sapere’ è conoscenza: una asserzione ingiustificata: così, seppure alla base fisiologica della attività mentale stia la vicenda di un duraturo ed esteso rapporto cutaneo durante una accogliente  immersione amniotica, tuttavia l’io della nascita non è un evento ‘storico’: cioè non si svolge come un processo. E’ un grido e non una preghiera. Il bambino SA.

La vita intra-uterina del feto è una condizione materiale e biologica che non ha una attività mentale che possa riflettere IN SÉ la propria stessa condizione. È esistenza e non vita. Ma ha caratteristiche fondamentali da studiare per capire e curare la malattia mentale: per curare la confusione teorica a carico della natura umana che è la modalità della nascita specie-specifica.

Lo sviluppo del feto è una complessità crescente che tende alla omeostasi. L’omeostasi è una condizione di corrispondenza nella quale….. 1)mentre attraverso il cordone ombelicale scorre il nutrimento per lo sviluppo fisico dell’organismo, secondo un gradiente massimo di dipendenza e di differenza… 2)sulla pelle si diffonde una stimolazione che non deriva dal PASSAGGIO DI SOSTANZA, e che è possibile perché la superficie epidermica è interamente costituita e dunque in un MASSIMO possibile di corrispondenza e addirittura di UGUAGLIANZA. (….è la traccia alla base della ribellione all’ingiustizia e alla diseguaglianza?)

È probabile che la base per l’elaborazione dell’io alla nascita sia questa esperienza non riflessiva di continuità e integrità. Il feto NON ha funzioni mentali che possano consentire, poi, NEL NEONATO, un io come memoria storica della successione di eventi della propria gestazione. Nelle altre specie non sappiamo cosa realmente accada alla nascita. Ma -per come attualmente vanno le cose nel mondo animale- parrebbero assenti le condizioni anatomo-funzionali  di creatività  e fantasia.

Dunque, seppure non sappiamo quale trasformazione (organica anatomica biochimica o strutturale) ne sia responsabile, le cose nella nostra specie alla nascita vanno in un certo mirabile modo. La stimolazione luminosa del tessuto nervoso attraverso la retina pare comportare una ricreazione immediata e massiva UNICAMENTE della condizione intrauterina di integrità e continuità cutanee. La creazione mentale neonatale di attività psichiche corrispondenti a quelle realtà somatiche di INTEREZZA e COSTANZA, di UNICITA’ e PERMANENZA è probabilmente sufficiente ad assicurare la realizzazione del SOGGETTO nel venire alla luce del feto che dunque diventa BAMBINO.

Probabilmente la situazione intrauterina di stimolazione-realizzazione della integrità della pelle (mentre un flusso profondo di sostanze assicura la crescita biologica) è la matrice di un benessere straordinario che non è pensiero e non ha un soggetto. Possiamo pensarla non differente dalla condizione gravidica nel feto di moltissime specie animali a noi ‘simili’. Poi però a noi è possibile altro. A noi, nel parto, accade di generare irreversibilmente una attività mentale che definiamo un IO. Saremo capaci, nella gioia, di restare dalla gioia appena discosti e, nell’infelicità, di continuare a tenere comunque tra le dita il filo del futuro.

Insomma: INSIEME ALLA NASCITA MATERIALE abbiamo la NASCITA DELLA VUTA MENTALE: la NASCITA DELLE FUNZIONI DELL’IO. Integrità e continuità placidamente regnano entro i loro confini con scarsa o nulla necessità di imperio.

Ma come si generano quei confini? Si pensa che sia l’evento della stimolazione cutanea durante la gravidanza a consentire la certezza di un primitivo sé non confuso: nè sul versante della propria intima consistenza, né dal lato del mondo in cui è arrivato furente come un piccolo dio. Senza coscienza di sé l’io della nascita è distinto dall’esterno. L’inconscio non è fusione-con l’altro. Il pensiero del bambino appena nato è integrità senza con-fusione. Non narcisismo è ciò di cui si parla e che però certamente (qui sfidiamo la stupidità dell’odio che potrebbe venirci a far male nel dire quello che stiamo dicendo) immediatamente il ragazzino è dotato di una innegabile ingratitudine.

Sorride alla propria sorte trascurando ogni altra considerazione. L’ingratitudine sorridente della nascita non è, ovviamente, costituiva devianza morale (il polimorfo/perverso freudiano, per intenderci !!) : è il pianto e il movimento in aria che fanno del  neonato un cosmonauta silenzioso: fluttuante nel cielo del mondo, nell’allegro vociante e sfavillante microcosmo della stanza dei parti.

Il suo evidente narcisismo è di saper restare vicino a noi a dormire immediatamente con noi e creare LUI, con il sonno condiviso, l’accordo di ASPETTARE. Chi altri ne è poi capace, dopo…?

Eppure in questo comportamento di poesia ancora forse non è evidente nulla di differente dal neonato di lupo balena delfino e leonessa. Nel temposi evidenzia come, per la specie umana, aspettare non finisca mai. Aspettare è pensiero che ha in sé la capacità della generazione continua del tempo come un tappeto ai nostri piedi su cui procedere. L’accordo stabilito alla nascita, ” dormiremo sempre gli uni accanto agli altri qualunque cosa accada..” resta alla base del patto sociale.

L’ingratitudine fonda la scienza. Il galleggiare e fluttuare, nell’universo di voci e luci, stabilisce disegna e realizza -(magari male ed approssimativamente ma con passione)- le foreste di parole per la legislazione, la scienza, i trattati letterari, e le promesse di pace e di guerra. Forse le dita delle mani forti delle ostetriche sono alla base della scrittura, su fogli caldi di cellulosa, di dichiarazioni di intenti e dei segni del progetto delle città.

Noi esseri umani, dovunque e sempre, sappiamo, per qualche via, di non poter smettere di continuamente disegnare quartieri popolari lindi e luminosi coi viali di cemento bianco e un piccolo bar oltre il cristallo della porta dove “…stavamo se ben ricordi proprio noi due, parti costituenti dell’idea nella mente del regista, con me che avanzo la pretesa delle tue mani su di me.”

Come abbiamo oramai scoperto non è vero che ‘non cosciente’ voglia dire confuso e ‘senza limiti’. Al contrario, per una specialità di specie, a noi esseri umani è possibile il massimo della regressione senza perdita dell’integrità e senza la dissoluzione dell’io

La riflessione di questa acquisizione teorica sulla clinica è che la pazzia e la frammentazione potrebbero derivare da una IMPOTENZA a regredire FINO alla nascita. E non dalla regressione ALLA nascita. Fermare l’amante che va verso l’amante da parte della persona invidiosa determina frammentazione e sconcerto nell’io del desiderio.

Come potrebbe capitare ad uno scienziato che andando verso la lucentezza di una propria realizzazione di pensiero venisse leso nella disponibilità della calma e del tempo necessari. Resta sempre quella figura di un cosmonauta bianco e grigio che galleggia sullo sfondo dell’universo. Vedrete in quel fagotto di tecnologia e destino un movimento probabilistico, il movimento di un COMPORTAMENTO INCONSCIO che rompe l’immobilità del sogno ma non diventa crisi di pazzia distruttiva: è invece la realtà del rapporto sessuale, forse un poco del linguaggio terapeutico, di certo delle parole incise sui tronchi d’albero e dei cuori graffiati sulle panchine: e poi alla fine è pensiero scientifico.

 

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