sabati


quasi più mondo


Posted By on Mar 13, 2011

quasi più mondo

Non è quasi più mondo né quasi più tempo qui. Semplicemente qui è quasi il non essere. E’ un orrore qui. Un orrore politico. Un orrore estetico. Un orrore linguistico. Un orribile generica approssimazione. E tutti credono di nominare tutti questi tipi diversi di orrore con distacco.

Le rose puntute, i fragili sogni in pasta vegetale, la tua pelle -che potevo ferire- come possono essere dette, qui? Da questa indescrivibile abissale distanza ti parlo. Ma, certo, anche da una inquietante prossimità all’oggetto della mia preoccupazione.

Qui si dice l’orrore con toni casti e spudorati. In notti delicate – nelle loro manifestazioni di temperatura e colore – certe denuncie risultano contraddittorie. Si rischia di legarsi irreparabilmente all’oggetto odiato, se non si riesce a isolarne la caratteristica nella mente.

Ho scelto una canzone.

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e se…


Posted By on Mar 5, 2011

e se…

-” Non voglio averti accanto in questa canzone, le tue mani accanto sulla tastiera, non saprei come fare. Tutta una vita, in gioco, mentre tu ti disinteressavi non so dove potrei disegnare il tempo che non c’eri. Mi esponi, adesso, impietosamente, con le dita che scivolano leggere è il naufragio del Titanic -non vedi..?- e sviluppa sbuffi d’acqua e bagna le scarpe da sera. Starti accanto nei suoni della musica che suoni tenere la velocità che mi rimandi accorrendo al capezzale della mia velocità, non voglio -proprio- un accordo. Eravamo da sempre due motivi differenti non è che un inganno che possiamo suonare senza fatica alla fine dovremo scegliere l’ironia per affogare sorridendo e non se ne parla più.”

-“E se una volta capitasse di commuoverci, di fronte a qualche parola, mentre siamo soli ?”

….se non fose dunque che queste cose di oggi pomeriggio potrebbero aver qualcosa a che fare con quanto segue: -“..negli ultimi anni ho seguito con estremo interesse i lavori di un altro studioso (…..) Questo però non spiega nulla, giacchè uno scrittore scopre per conto suo, ed è per lui al massimo una gioia palpitante scoprire altre scoperte che da lontano hanno qualcosa a che fare con le proprie. Rapporti diretti non sussistono mai.”  (Ingeborg Bachmann – ‘Il Libro Franza’- Adelphi – pag. 50)

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