scuse formali


non oltre le formali scuse


Posted By on Gen 28, 2014

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“OPPOSTO DELLA RASSEGNAZIONE”
copyright claudiobadii

C’era, nel sogno, il volo dal fuori del mondo fino alla finestra della stanza e poi dentro la stanza. Lo avevo sentito come ‘correre’ in aria non come perdita di rapporto con la realtà. Cambiai dunque l’interpretazione. Dissi che poteva essere un poco come ‘Mare dentro’ … Il sogno aveva a mio avviso più di qualcosa di buono. Dissi “Questo è mare dentro al contrario. Dal sogno che prelude al suicidio per l’impossibilità di togliersi dall’incurabilità, al suo opposto”. Non è molto importante precisare certe volte, e la tempestività nasce da forme di intuizione puramente sensoriale. Il pensiero ordina il linguaggio in fogge appena accennate, in tratti di suoni smozzicati … : non proprio grugniti, ma quasi.

Mi scrivi “Si… era quello il sogno!”. Dunque le ‘interpretazioni’ non ortodosse sono anch’esse vere. Non c’è una ermeneutica ufficiale, non saprei come dire. Sarà possibile lavorare insieme anche su alcune ipotesi differenti dal solito? Nel rapporto complesso (imprevedibile) di gruppo il contro/transfert può essere interpretato dagli analizzandi e compreso dal medico senza necessità di supervisori? L’imprevedibile che sorprende supera la perplessità del conduttore della seduta salendo alla vista dal mare come un protagonista che vola verso la propria stessa casa. Bisogna lavorare contemporaneamente all’ipotesi che il sogno non sia ‘mitologia evolutiva’ specie-specifica, ma ogni volta soltanto un mito differente e variabile, il racconto conciso di un frammento di quotidianità. Un’idea su cui si coagula la coscienza del risveglio al mattino. Nella biologia non sono annidati spiriti guida.

Interpretai. Dissi, cioè: -“Siccome sono rimasto decenni ad ascoltare nella poltrona -perché questo fa un medico di un certo tipo- deve essersi formata, nella mente delle persone del gruppo, la convinzione che non si trattasse di costanza di interesse e insomma di un assetto comune a moltissimi psicologi, ma la conseguenza di una immobilità patologica. Forse un interesse di tanti anni non viene ritenuto ‘possibile’…”.

Ed ho aggiunto: -“Adesso però c’è questo sogno di alzarsi in volo. Che distrugge l’idea di paralisi. Perché i trasvolatori di ora trovano aperta, per tornare dal suicidio, proprio la finestra dalla quale erano state buttate giù le possibilità di proseguire la vita in modi appena meno grigi”. E dunque c’è una variazione rispetto al copione del sogno di “Mare dentro”. Non è volare via dalla stanza ma entrare, volando, da fuori. Ho pensato e detto sospirando (ipotesi/speranza atrio/ventricolare ) che forse in questi ultimi mesi avevamo ricondotto nella stanza quanto era stato fantasticato ‘impossibile’ dentro di essa. Io avrei così potuto riportare là con me la mia vita. “Perché” – ho affermato – “se è stato possibile restare per tutto questo tempo, e quasi senza interruzione, in una disposizione di prevalente interesse, è per aver mantenuto il rapporto con la mia realtà personale, non per essermene ogni volta distanziato. Essa non deve essere un pericolo”- e ho aggiunto -“Anzi, senza di essa, non sarei riuscito neanche a ‘capire’ le parole e gli affetti”.

La realtà personale cui penso sono le spiagge, il mare, le case, gli amici, i figli e i loro figli, la strada di fronte a casa, gli alberi alle finestre dello studio, le temperature umide di qua, e la luce che riflette le onde sul cielo che sovrasta i campi coltivati di girasoli, e il cielo col mare riflesso che fa da contrappunto alle continue variazioni degli amori, tenendoli in aria, e l’aria che diventa respirabile per il tempo necessario.

Pensavo al movimento che svolgo nuotando dentro la città/realtà attorno a me e intanto dicevo: -“La comprensione della comunicazione non cosciente e la prassi di verbalizzazione ha molti elementi di soggettività lo so”- e mentre aggiungevo “lo so” con questa speciale precisazione di sapere il difetto di esattezza e di obiettività, in qualche modo capivo che stavo scusandomi con un super-io che si era annidato alle loro spalle e che mi ordinava, come succede in genere, di essere perfettamente chiaro ad ogni costo. Ma l’ossequio a istanze di questo tipo, cioè qualcosa che si spinga oltre le scuse formali, non mi viene ormai più. Perché so che la soggettività è ineliminabile e per ridurre più possibile il margine di errore si mette in gioco il tempo di una intera vita professionale: esso porta dati di storicità che rendono lo svolgimento della relazione meno aleatorio. La rigidità formale del setting è proporzionale, inversamente, alla durata del lavoro di ciascuno.

Il sogno del volo verso la stanza era dunque davvero sognato nella forma di quello di “Mare dentro”. Quel volare al contrario è una scelta di non morire. Tornando a riavvolgersi il film nel pensiero non cosciente di una donna si crea l’opposto di un’idea di rassegnazione. Si può essere molto colpiti da riconoscimenti derivanti da tali somiglianze inverse. Devo anche ringraziare chi mi rivolge la bella fronte per specchiarmici la solitudine infranta. A chi s’è levato la voglia.

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