sezioni auree


Fenomeni deterministici portano conseguenze imprevedibili. Razionale e irrazionale sono espressione di realtà matematiche. 0 1 1 2 3 5 8…. ogni termine deriva dalla somma dei due precedenti. Ma … dev’esserci lo zero, ed infatti siamo dopo il mille e dall’india arriva lo zero. Un niente è un entità discreta minima. E se c’è la minima entità non dovrebbe esserci lo zero. lo zero è un’invenzione e forse una rivoluzione.

(Si studi come sia che la successione di Fibonacci contiene la relazione aurea).

Tale armonica proporzione -nell’accostare le forme secondo certe relazioni matematiche privilegiate tra di loro- si realizza nello spazio geometrico: per esempio nella distribuzione delle distanze tra le colonne del Partenone. È espressa da un numero irrazionale che non può essere né un intero né una frazione (razio) con un numero definito di cifre decimali. Il numero irrazionale è discreto come entità ma da un lato sfocia nel mare. Il suo verso incomprensibile cioè il suo lato marino quella certa costola fluttuante si lega a PHI. E seppure le distanze nel tempio e nel palazzo costruito secondo la sezione aurea dei segmenti di misurazione, da sole possano essere misurate così distese a terra, proprio come posso percorrere con emozione il tuo braccio nella luce sulla sabbia… la relazione nella quale stanno, il modo con il quale alternano le loro disposizioni tra mare piano e cielo verticale, che ha conseguenze di armonia, contiene il difetto di una esattezza incalcolabile o di una inesattezza irrinunciabile. Esse riguardano (si occupano come ‘confini’ del) la parte inesauribile del mare: che esse ospitano su un fianco. PHI è il mantello di silenzio dei nomi delle cose che nascono nella specie umana senza uno stimolo di realtà fisica esterna ma semmai per nostalgia di quello che non c’è mai stato. Quelle parole sarebbero definizione della complessità biologica alla base della funzione del pensiero medesimo. L’anatomia composta da un numero finito di neuroni che insieme lanciano sguardi lampeggianti sull’universo sta in rapporti di sezioni auree ripetute nella rotazione dei giorni e nelle rivoluzioni secolari e millenarie. L’io molteplice per ciascun vivente è un radar che dilaga ovunque. La matematica è qualcosa di più che saette di cifre decimali senza arresto. E’ una sfrenata curiosità di chi sembra volere -soltanto- certificare tutto quello che sapevamo già. Ma, se c’è la curiosità in chi sa tutto di già, allora c’è anche lo zero in presenza degli enti discreti. Una cifra (zefiro il suo nome… aereo e volatile) che ‘si paga’ non per colpa d’espiazione ma col tempo che sviluppa una certezza anticipata e presuntuosa. Si paga con la costrizione sul limite. Si paga in punta di piedi lungo le onde ma anche sulla corda di acciaio trai nostri fenomenali grattacieli, col solletico alla pancia degli dei. La bellezza confinerà sempre, o almeno insistentemente, con una misura che non può essere detta con un fiato solo. Sarà necessario l’acuto dei soprani in coro sulla pianura che ad alcuni parrà il grido rumoroso del dio Pan. Il terrore dalla meraviglia. E viceversa. Umano inesauribile misura i propri approcci come misuro il cubito di sabbia di luce che hai lasciato (deposto), con un calcolo incosciente, nella forma ‘inversa’ della tua presenza. Il transito della luna. Le eclissi. La flessione dei raggi stellari. Zero la misurazione improvvisa della tua assenza. Differente il calcolo, sassolino tolto per contare il sacco di grano che hai portato con te. Che ti sia alimento la farina del ricordo di te che tengo nel cuore. Sei tu il fianco bagnato, quello dove la mia identità confina con le onde. A presto, non si sa mai.

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