si


poter dire “si”


Posted By on Apr 22, 2015

Sono andati sul mare sempre così per le giornate di festa soleggiate. Come niente più esistesse come a dormire sui letti enormi di nuove foglie e di lavanda fresca appena colta come contadine pulite pulite appena lavate dalle anziane della comunità. Tra poco sarà il ponte festivo per la liberazione. Bellissima parola. Giornata di primavera peccato che vogliono farci credere che fu solo questione di schieramenti. Tutti hanno le proprie ragioni ma la cultura predica che le ragioni sono tutte in parte disprezzabili poiché sono ragioni di esseri umani. Gli esseri umani nel pensiero diffuso colano a picco con la illegittimità antropologica cui sono consegnati poiché non si vuole aver trovato qualcosa che faccia la differenza tra umano, animale, naturale.

Io quando disorientato non voglio restare verso te mi volgo. Dalla parte del fresco seno. Del caldo ventre. Dove riesco meglio a riposare. E ti amo devo dirlo per quella naturale propensione all’opposizione intuitiva. Siamo differenti ma restiamo insieme. Non ci sono ragioni solo il gusto della strada per trovarci tu la tua tratta e io i miei passi grossi da contadino sudato di nuovo lecco le tue mani neanche fossi un cane appassionato un cane/uomo. Non ci sono Cani-Uomo. Ci sono cani che dicono siano migliori degli uomini e poi che dire delle Donne Cagne. Io non capisco più. Non so tollerare questa confusione invidiosa che dice che non si trova più il contenuto umano definito da proporre al proprio animale da compagnia. Ma capisco perché il potere di chi ha il potere si esercita con superiorità ingiustificata: perché il loro animale da compagnia merita più rispetto di me. Non è una questione economica come tutti dicono la diseguaglianza che il potere esercita: è una questione di odio per le qualità infinite ed infinitamente diverse in ogni essere umano.  Il fallimento economico è che il capitale che ha vinto non sa come fare a fermare i pensieri. Si cerca di annullare le differenze tra ogni singolo essere umano con la democrazia che non difende il diritto delle minoranze ma impone le decisioni della maggioranza.

Io so perché non capisco e erché riesco a continuare a non capire. Io so ogni venticinque aprile che non mi si è levata dalla mente la passione del cortile, del sol leone, delle pellicine che ti portavo via dalla schiena scottata da troppo sole in una sola volta. Il tuo amore bruciante. Eravamo la schiaccia unta dura bruna che scoppia in bocca tra i denti come una granata nutriente. Non mi passa il fondamento della mia cultura affondato come armatura delle torri agili di cemento nella piazza di terra in fondo alla strada secondaria dove apre sulla via transitata dai ferrovieri in bicicletta sfrecciati via dietro al fumo delle loro macchine calde. Tra le lucertole con un solo giornaletto per tutti. I ragazzini erano ragazzini e i cani e i gatti erano gatti e cani. Per l’amicizia c’era un braccio attorno alle spalle. Per gli animali del cortile un sorriso beffardo. C’era una povertà di legno e di cuscinetti del carretto che scorreva forte spinto da tutti noi vocianti appiccicati alle spalle del pilota di turno.

Ho una cultura che ho divisa insieme ai ragazzini scordati in mezzo al campo. Io non capisco ogni venticinque aprile come fanno a dire con ghigno felice che ci si libera della speranza dell’amore di domani con la disperazione violenta che sono tutti uguali. Fuori forse si ma dentro non sono tutti uguali. In me non c’è mai stata la confusione di una uguaglianza che nega la differenza. Si vuole che gli uomini e le donne abbiano in loro il cane e il lupo. Questi è il discorso/petrolio con cui faranno la loro potenza e col quale ci schiacceranno. Il discorso è che non vogliono sapere la differenza irrimediabile tra l’amore tra noi e quello coi loro cani e gatti al guinzaglio. Non vogliono sapere se c’è una perduta parità lungo l’asse evolutivo per cui la nascita è irreversibile. La bruttezza della cultura sciancata e sghemba fa la corsa dei sacchi della sagra. Intorno ai diamanti e al petrolio. Ora intorno alle fonti d’acqua.

È petrolio se si vuole che i cani i gigli e i tramonti nuvolosi di rame abbiano loro si in loro lo spirito sfuggito dall’uomo e dalla donna. I fronti di resistenza per la trasformazione umana -per cui bisogna sempre pretendere una crescita nelle maglie colorate del tessuto sociale- si sono spostati sul fronte della difesa della natura dall’aggressiine dell’uomo. (Tra parentesi sono i pochissimi che hanno il potere a sfruttare e distruggere…) Ma non ci sono invece poi per la speranza di un futuro più umano i cani uomini da eleggere presidente o scegliere per l’amore e la conoscenza. Ci sono uomini/cane che sarebbero solo cattivi vigliacchi e donne/cagne che avrebbero una cattiveria tinta di leggerezza e inconsistenza morale dunque inqualificabili nel bel regalo dell’antropologia psichiatrica evoluta. Sarà vero poi che questo è un risultato in quanto risulta inevitabile conseguenza di osservazioni e scoperte? O è una scelta volontaria tra altre.

Vorrei potermi liberare di tutta questa confusione ma non so come fare. Ti cerco. Mi volgo verso te. Al seno fresco. Al sangue pulito: che dice che, per amore di quello che poteva e potrebbe sempre venire, non hai voluto ammalarti con distrazioni fatali. Questa assenza di distrazioni, di credenze e di affidamenti fideistici è l’immagine che ho di te e fa si che io ti cerchi e poi ti trovi e possa dire “si”.

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