soluzione del dolore


La resistenza è dolore: perché il ‘vivere nonostante‘ costa molto. Prima o poi dunque, ma sempre, si vuole la liberazione dal dolore corrispondente a quell’opporsi soffocante. Quando il lavoro della resistenza non è più necessario si sente la cessazione del dolore: un benessere che non deriva da azioni positive che abbiamo effettuato ma da riduzione e sottrazione. Non si è ‘più leggeri’ ma semplicemente abbiamo deposti dei pesi che non avevano mai fatto parte della nostra costituzione anatomica. Siamo quello che siamo: non un grammo di più. Forse quello cha avremmo potuto sapere di essere in essenza, che il lavoro di resistere per essere nonostante ci aceva tenuto nascosto. La cessazione avviene per cambiamenti interiori: quando l’esterno è allucinatoriamente percepito ostile e poi viene riconosciuto praticabile. Ma a volte è grazie al venir meno di situazioni oggettive di odio e di cecità con cui avevamo a che fare. È complicato rendersi conto che il ‘nonostante‘ sia lo stesso nei due casi per cui ci si difende dai fantasmi che noi stessi abbiamo inventato con la stessa determinazione con la quale ci opponiamo alla distruzione che viene da una realtà esterna. Dunque la resistenza da sola, perdurante questa genericità non può essere, o non dovremmo contentarci che sia, l’unica nostra risorsa. Neanche la vitalità che la sostiene, pensata come fatto legato ad incrementi energetici di azioni muscolari, è dirimente. Il concetto di conoscenza non riguarda infatti solamente la quantità delle nostre acquisizioni ma la modalità con la quale esse vengono assunte. Si può ipotizzare dunque che la vitalità -che è funzione di limite fisico e psichico insieme-si estenda fino alle ‘fibre’ dei singoli atti percettivi separando, via via che essi si attuano, la realtà dalla fantasticheria. Si può tentare di sviluppare una idea meno muscolare della vitalità. Che diventerebbe un fenomeno di barriera intelligente, una azione di epitelio negli scambi di contatto tra noi e il mondo esterno. La massima precisione di intuizione sulla frontiera fa una nuova presa d’atto del mondo e riduce gli sforzi per sostenere la lotta fisica con mostri che la distorsione illusionistica della natura delle cose e dell’interiorità delle persone portava come conseguenza inevitabile. Come sia possibile eventualmente verificare una tale ipotesi non so dirlo. Forse intanto imparare a esprimere con parole sempre più adatte e costruzioni grammaticali sempre meglio costituite una asepsi chirurgicamente efficace sulle piaghe di una cronica confusine che dovremo operare.

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