spaventapasseri


Non molte cose da scrivere perché la fantasia volando troppo rapida come una rondine non lo rende possibile. Volando rapidi così vediamo da ogni lato lungimiranti come si deve essere. Ricordi gli zar nelle pause delle loro guerre interminabili? Trascorrevano il tempo su tundre infinite. Dovendo superare certi cancelli di ospedale è come uno di loro che mi sento, nelle distese estreme e mi immagino mucchi di neve e me che scrivo sul bianco dell’aria gelata con un ramo nero. Il ramo è questo dito rotto che sta storto verso il cielo. Fosse dipeso dalla coscienza non sarei stato qua. Ma si sa, la coscienza viene sempre tardi. Prima è venuta la confidenza innocente con l’asfalto della strada per il mare. Ed ora indico la strada alle cornacchie dei sobborghi come un pupazzo. Non è grave come potrebbero essere tutte le cose cui scampiamo tutti i momenti. Duole e limita.

Ho di fronte i campi violetti di sole alle sette e mezzo durante la traversata. Il cielo grigio e rosa che riflette il colore dei campi. Uccelli invisibili che mandano bacche di suono dentro la macchina traverso i finestrini aperti. I suoni che rimbalzano e si spengono tra i seggiolini e il parabrezza. Frantumi di coscienza senza ansia. Fosse dipeso dalla coscienza pura non sarei qua. Ma qualcosa ha preceduto la coscienza ed ha sfidato le buche nell’asfalto nero. Poi è bastata una piccola furberia e eccoci qua. La pulsione, l’inerzia della materia, la massa senza pensiero, ottusa, me ottuso, che rotolo e a causa di una certa spigolosità che vattelappesca da dove mi veniva, mi provoco la frattura di un ossicino periferico. La funzione si è sciupata, il movimento non sarebbe più armonioso, dicono i clinici. Un momento per mettere le cose a posto. Le ossa a posto. Ci guadagno questo viaggio tra i campi. La mattina presto. Per mettere le cose a posto ci si alza all’alba, per pensarci bene alle cose. Per continuare il sonno. La coscienza verrà dopo. Nella convalescenza che uccide la disarmonia. Nel tempo noioso mentre le piccole lesioni si saldano producendo il tessuto fibroso che fa la cicatrice/barometro. La saggezza tardiva ed inutile del ricordo mi dirà se cambia il tempo come forse sanno le rondini nei campi di oggi.

Non si ha coscienza di quanto sta per accadere. Ma a sapere il futuro non ci sarebbe nessun gusto. Eccomi come uno spaventapasseri col dito storto a protestare. Le cornacchie le cornacchie restano lontane dal grano. Da solo rifletto sulla pulsione: ha tolto la leggerezza che avrebbe reso innocua la caduta.

Il tutto è una cosa da pochi minuti. Niente ne risentirà. Nella mente il senso di cercare meglio. Una maggiore sanità.

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