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È il marmo dei palazzi il fascino del potere. Il bianco. La violenza del bianco. L’ingiustizia dipinta. La Grecia di tanti secoli fa. La sopraffazione. Il totale disinteresse sui più. Il disarmo della maggioranza. Ma leggevo Primo Levi e dunque si capisce la tristezza. E’ che non si dovrebbe smettere la ricerca sulla dis-umanità soltanto per la paura di una sentimento doloroso che ti interrompe la giornata. Tutti a cercare le energie positive per guarire ma poi non c’è una ricerca sul pensiero. Non c’è il riposo fino a che non si sa di aver almeno cercato ogni volta come sia che, in verità, sempre, ogni cultura alla fine autorizzerebbe il genocidio. Mi hanno scritto il commento che chiede di capire come accada e cosa stia alla base. Ora io ho cercato per trenta anni, che sono niente data la enormità delle domande, attraverso e all’interno del rapporto tra lo psichiatra e i propri committenti. Mi sono convinto ad usare sempre un numero discreto e limitato di termini. Di parole. Wir brauchen nicht zu vielen Wörter. Il rapporto psichico interumano esercita un’azione fisica sulla materia. Se non c’è questa idea alla base è inutile parlare di terapia medica. Perché sarebbe azione dello spirito sullo spirito. Il problema di cultura a mio parere è primariamente e paradossalmente linguistico e lessicale. E portare al suono scelto per la espressione di un’idea tutta la cultura, cioè portare la cultura alle immagini raccolte nelle parole che fanno le definizioni per la comprensione delle azioni reciproche tra gli esseri umani, è un riduzionismo imperdonabile. Parole. La pulsione è una attività del pensiero. La pulsione è una attività dell’ideazione specificamente umana. Ha una serie di referenti del tutto estranei al concetto di quelli associati all’ istinto animale. Non è appropriata alcuna conclusione frettolosa. Quello che si può dire adesso è che l’enorme lavoro dei chiarimenti indispensabili si è arricchito ed ha avuto capovolte tutte le proprie prospettive, una volta coniata l’espressione pulsione di annullamento. (1972: Istinto di Morte e Conoscenza).

Allora l’espressione istinto svelò sempre meno latenti i propri connotati esclusivamente animali. La dizione pulsione di annullamento portava con sé un concetto di ideazione. Di atto di pensiero. La parola istinto cominciò a essere sempre più povera di risonanze e spogliatasi lentamente adesso è un albero privo di tutte le foglie. Un gesto di superbia culturale e di strategie fallite. L’istinto animale è inerte e privo di iniziativa. Non è realtà umana. È volontà coerente irresponsabile. Ad un medico sta a cuore, addirittura preme al cuore di un medico, la decisione da prendere. Fisiologia. Patologia. Non lasciarsi ingannare, per quanto è possibile. L’animalità è animalità. Non è umanità. Perché la confusione? Come si crea? Non è istinto. Non c’è un istinto nella decisione di nominare confusamente le cose alla base delle relazioni tra esseri umani, alla base delle relazioni degli esseri umani con le cose della natura inanimata, alla base delle relazioni tra gli esseri umani e gli animali. Perché è evidente che le cose alla base di relazioni differenti siano differenti. Non è l’istinto animale che riesce a fare la confusione. (Certamente la confusione viene fatta e lasciata sussistere seppure non volontariamente) Se non è l’istinto animale, alla base dell’azione del pensiero che crea la confusione, c’è una pulsione di annullamento. In breve pensiamo che addirittura possa esserci una certa quantità di annullamento nell’atto di pensiero alla base della cultura attuale medesima. Almeno fin tanto che essa non sappia distinguere e nominare la pulsione come atto di pensiero che annulla la differenza tra umanità e animalità.  L’attivita psichica che confonde umano e animale parla di coesistenza di istanze differenti. Ma le due cose sono altro l’una dall’altra. Ma non è l’istinto animale ad aver creata la confusione. La confusione culturale tra istinto animale e pulsione dis-umana è a sua volta una pulsione. La confusione che sia naturale la coesistenza di animalità nell’umanità è confusione specificamente umana e non è animalità. Si può distinguere e separare.

L’umano riconosce l’umanità e poi distrugge l’umanità. La pulsione somiglia alla creazione di qualche cosa. Ma non è creazione di qualcosa, è creazione dell’irrealtà di qualsiasi cosa. E’ la pazzia, l’annullamento come pulsione specificamente umana rivolta -specificamente- contro l’umanità del pensiero di altri esseri umani. L’ istinto animale non fa con l’attività mentale animale l’annullamento contro il pensiero umano. L’istinto animale non è umanità perché non fa nulla all’umanità. L’istinto animale non fa impazzire gli esseri umani. L’istinto animale uccide l’animale e l’uomo ma non distingue e non sceglie. La pulsione sa scegliere e fa impazzire senza (prima di e al posto di) uccidere (nazismo) perché è diretta specificamente all’umanità, contro l’umanità. Se c’è Auschwitz non può esserci dio. Infatti se c’è Auschwitz non è l’idea di dio che possa farci capire. Solo l’idea della pazzia dell’uomo. Dio non spiega la genesi della pazzia, della pulsione dell’uomo che annulla lo specifico umano negli altri uomini. Dio parla del Bene e del Male. Non dice lo specifico della pulsione che, mentre fa impazzire un essere umano, mantiene quel proprio dato di umanità solo nel modo in cui ‘sa’ ancora rivolgersi, ma soltanto per distruggerlo, all’umano degli altri. Potremmo dire che la pulsione è diretta contro l’immagine. Se non ha l’immagine di fronte non si attiva: essa deve avere quel qualcosa da annullare. Così l’essere che determina il non essere defibito come grande scoperta del pensiero, in assenza di ogni altra realtà di esistenza degli uomini, è al massimo innocua terminologia filosofica, e l’idealismo non farebbe alcun male. Ma poi lo fa quando viene coniugato all’interno delle relazioni umane. Quando l’irrealtà dell’ente è pensiero umano che toglie alla definizione di pulsione il suo specifico di essere annullamento. L’irrealtà si da il nome generico di pensiero….

…e allora la fisiologia si ammala e diventa patologia. Dove ora c’è l’una non c’è più l’altra. L’idea che nel pensiero possa accadere questa coesistenza è frutto di una certezza (fede) che il pensiero sia spirito senza derivazione materiale. Che esso derivi da altro che non sia fisica della materia. Che non sia, come invece è, eternamente legato alla materia. Senza quel legame non c’è la prassi medica della cura. La pulsione confonde la credenza con il sapere, e la prassi terapeutica con l’atteggiamento delle preghiere. Bisognerebbe cercare quale sia l’immagine che ad un certo punto della storia si è determinata e che prima non c’era per capire perché, ogni volta, l’umanità si è mossa contro l’umanità di altri uomini non perchè fosse emersa una latente animalità ma perché l’umanità si era ammalata. Se leggo bene “Istinto di Morte e Conoscenza” posso chiamare fantasia la realtà psichica che – “facendo di ciò che è quello che non è e di ciò che non è ciò che è”– scatena l’attività opposta, la pulsione di annullamento contro la fantasia. L’annullamento della fantasia è alla base della malattia mentale. Esso trasforma la fisiologia in patologia alterando la fisica della materia. E’ possibile perché è nella realtà umana, nella storia della biologia umana, la possibilità di regredire (non è dunque una lesione anatomica o biochimica ma una condizione funzionale….) ad un modo di essere che è posto prima della nascita, durante la vita biologica del feto nell’utero, quando il pensiero non c’era. Il pensiero era venuto dopo il parto per la stimolazione luminosa della materia cerebrale della retina per lo stimolo della luce all’emergenza del feto dall’utero.

Quando Freud (davvero grande capostipite in questo senso) disse che alla nascita non c’è nessuna trasformazione, che non c’è alcun bambino, e che alla nascita l’io non esiste, egli aprì le porte alla confusione, favorendo la pulsione di annullamento contro la fantasia. Portando la pulsione fuori dall’utero per una nascita che non c’è, confuse la condizione della attività cerebrale della biologia del feto con la realtà di pensiero del neonato. Distrusse la possibilità di parlare senza confusione delle caratteristiche specifiche del pensiero umano. Certo che non ci fu alcuna volontà cosciente. Non fu una reazione istintuale di Freud secondo un ragionevole tentativo di evitare il peggio. Fu una pulsione di annullamento. Una incomprensibile azione del pensiero di un medico che non curava il disumano ma ci andava incontro e lo poneva alla base del pensiero come ragionevole istinto (reazione) di adattamento. Una volta pensai che quella pulsione specifica si volgesse contro quanto stava emergendo, seppure confusamente, con Feuerbach, Nietsche e Marx sotto forma di necessità che si sviluppasse ulteriormente la ricerca sull’alienazione religiosa, del lavoro e del desiderio. Poi non mi ero più soffermato su quel perché. Nel rapporto con i miei committenti dovevo curare le difese che fanno il sintomo. Non c’era stato più tempo per il pensiero di una ricerca più generale e più ampia che cercava nell’irrazionale storico, le dinamiche tra pulsione di annullamento e creatività e bellezza umane.

Forse sono le condizioni storiche attuali che fanno una tristezza a causa delle esigenze collettive soffocate ed annullate delle azioni prepotenti dei poteri assoluti. Torna l’idea che ci sia sempre un legame tra la confusione della cultura e i deficit di democrazia. Una cosa che è rimasta uguale da trenta anni è che ancora oggi in psichiatria la parola malattia crea scandalo assai più della parola confusioneLa malattia come confusione impedisce la definizione della propria eziologia. E’ questo per l’appunto il campo di azione della pulsione di annullamento. Non avrai altro dio all’infuori di me.

nota: per questo articolo ho sciupato una foto di Cristina Brolli

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