stiliti anacoreti e mistici in genere


Dicono che l’occidente perirà a causa della sua (nostra) perduta capacità di produrre assoluto. L’assoluto è il comportamento dei mistici e mistico significa “colui che esercita”. Qua da noi mistici non ce ne sono più. I mistici nostrani sono casi bizzarri, letterari, che fanno scalpore. Sono soggetti narcisisti diventati persone di estremo buon senso e perdurante pazienza. Ma è una pazienza che non sfida alcun dogma ed il buon senso che impedisce l’esagerazione resta entro i limiti dell’estetica rinascimentale e non si hanno più possibilità di prendere posizioni di fachiro o stilita: che sono le uniche che resisterebbero e sopravviverebbero al falò delle vanità acceso dal ridicolo della salita su in cima al palo sottile che dovrebbe diventare la nostra nuova casa. Non abbiamo il senso della bellezza degli alpinisti: semmai il tropismo delle testuggini acquatiche. Amiamo tenere in casa i nostri animali ma non sapremmo vivere per strada tra mucche cani scimmie topi e tigri senza padrone. Il senso olistico del tutto andrebbe praticato: ma allora addio l’estetica delle cose carine! dei guinzagli colorati e delle crocchette per domesticare! E così i linguaggi si perdono impomatati e profumati.

Certo l’assoluto pratico non perde tempo a produrre il proprio senso. Non c’è una giustificazione: e per quel che se ne sa, in cima alla pertica nella pianura, potrebbe esserci anche solo un pazzo che salendo in cima non ha perso tempo a spiegare, dato che sono instupiditi dalle loro segrete motivazioni, costoro! e non sono certo saliti per guardarci dall’alto in basso: sono saliti e basta: sono saliti e poi più niente. Non hanno pretese di affascinare con esercizi intellettualistici da baroni rampanti. La prassi dei contemplativi non comporta alcuna spiegazione. Perché l‘assoluto pratico è una arrampicata intrapresa con apatia. Immagino il gesto di ascesa collettiva alla base di una società nuova di stiliti che potrebbe costituirsi priva di accordi verbali e di prospettive utilitaristiche. Le pertiche svettanti sarebbero altrettanti cerini che accenderebbero fuochi per bruciare millenni di filosofia. Il mendicante intorpidito dalla propria ascesi somiglia al bue che non sa stupirsi. Tigri, cani, mucche, topi, scimmie: di fronte ad essi l’anacoreta in silenzio sui talloni riposa più ottuso del cane della scimmia e della tigre. Non è buono e non è neanche cattivo: è diverso e non finge di parlare con le bestie. È un essere inutile che si è distratto anche sulla propria inutilità. Non odia il cane la scimmia la tigre il bue, ma non si adopera per la loro sopravvivenza, non si propone di amare. Vive senza attenuanti e io non vorrei e comunque non so come si possa accedere alla posizione psicologica dell’anacoreta: però è importante tener conto di una pratica di ragionamento differente, innamorarsi di chi si fa bandiera al vento e sbatte qua e là non considerando il tempo necessario a chiedere o manifestare.

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