Te


Una definitiva incertezza conclude la ricerca attuale: il palazzo sociale si fonda su poche parole di accordo.

Si suppone che tutti ci fidiamo delle parole da quando le madri ebbero tracciati certi segni universali sui nostri cuori infantili. Scavavano sulla parete delle caverne dove dormiva la tribù. Poi, con le unghie annerite da quei graffiti, incidevano i nostri cuori. La natura diviene cultura, le incisioni si trasformarono in certi pensieri a proposito delle nostre abitudini societarie: e niente, che riguardasse le mani sui nostri corpi, passò più inosservato.

Nessuna carezza fu più inutile.

Resta inteso, a partire da allora, che capirsi si sarebbe per sempre basato su una grande quantità di dati ‘indecidibili’.

Stabiliamo dunque relazioni tra persone lasciando variare i nostri stati d’animo tra la volontà e l’amore.

E anche al di fuori delle nostre indecidibili relazioni siamo soltanto ‘persuasi’ dell’esistenza e della consistenza di tutto il resto ma ci resta ignoto il momento esatto in cui si fonda la persuasione.

Una volta capito questo non mi resta che rimanere in ascolto. In piazze periferiche. In aree ininfluenti per le valutazioni generali.

L’esterno è pesantemente metafisico coi suoi discorsi pieni di classicismi accademici. Unica certezza, dal mio punto di vista eccentrico al fuoco, dispormi alle tue braccia.

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Prima Di Te Non C’Era Niente


Posted By on Ott 27, 2012

Prima Di Te Non C’Era Niente 

Vedi la luce, che è la nascita che è quando comincia il pensiero. La luce che vedi sei tu quando sei arrivata. Il tempo non conta: a questo serve il colore, ad evitare di dilungarsi con la specificazione di quando sia stato che…

Alla nascita la luce attiva la biologia cerebrale umana e si origina la capacità di immaginare. Poi lo stimolo che fa le idee sono le variazioni. Tutte le volte che c’è una variazione c’è una stimolazione, si crea una immagine. Non è l’oggetto visto toccato ascoltato è la variazione implicita nella realtà interna dell’altro che genera una alterazione della mia immagine e il pensiero è espressione della vicenda di come sono cambiato. La luce sul foglio è in relazione alle cose che compaiono alla coscienza con la velocità della luce.

Un granello di polline deve avermi colpito la congiuntiva. Questo ha dato origine alla luce nel foglio. Il granello di polline è secoli fa. Immagino fosse giallo o ocra. Invisibile non fu altrimenti percepito.  Tu sei arrivata che non ti avevo visto. Eri là a sinistra, un granello di polline ocra nello sgusrdo. Così ho fatto la luce gialla. Ho fatto il grigio, prima. Poi ho fatto i segni di quella specie di alberi, sono forme eteree, ricordi di fisica delle particelle. Te sei nel giallo a sinistra con un animo caldo e disponibile.

L’immagine -in questo caso un colore- ha qualità diverse da quelle della figura, ha una natura diversa da quella della figura. L’immagine è e rimane sempre ‘pensiero’. Il pensiero si forma in relazione allo stimolo fisico di una variazione ed ha sempre implicita l’idea di una cosa che non c’è poi c’e. O che c’è stata e adesso è sparita. Così forse per questo ho disegnato dei piccoli trattini in alto. Cose che chissà da dove vengono, stormi di rami che possono sparire come niente, volare via in alto, per aperture del foglio, per strade in aria poco visibili.

Forse sono i gabbiani di quando era molto piccolo, le mani di mio padre che mi tiravano sopra la barca dei pescatori, e gli uccelli sospesi sulla prua, ad aspettare. Le mani di mio padre forse sono la sospensione di fronte al foglio bianco.

I gabbiani veleggiano immobili autorizzando l’idea che prima di te non ci sia stato niente.

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