teste pelate


dopo l'uragano

dopo l’uragano

Adesso sono felice di questa oppositività. Che tutto è non soddisfacente. Ho voglia di accordi con nessuno. Simpatia zero. Disprezzo l’impazienza come succede  ai pescatori sul fiume. L’identità professionale dello psichiatra è una piccola impresa nel deserto. Una fabbrica artigianale di solitudine. Non cercarmi sorridendo. Non disturbarti per me. Il bisogno di essere buona ti fa agitare e consumare ossigeno prezioso. Le matrici della mente religiosa sono alla base dell’identità politica. Anche laica. È altresì escluso che si tratti di fede. La solitudine, è ‘religione’. L’antipatia è ‘religione’. Cose che regalano un disinteresse che garantisce la pulizia. Sono volati via i capelli. Un’operazione di facciata e la manifestazione di un dolore ‘senza causa’ il quale dolore, dunque, non avrà altre conseguenze e sarà come la musica nel deserto che è senza eco cioè senza ritorno. L’idea di una guarigione da perseguire mi tiene lontano dalla aspirazione all’altrui interesse. Ci sono cose che non si spiegano e tra queste c’è il dato che “interpretare” procura sempre problemi al medico e non so come sia che accade sempre. È noto, a chi si occupa di medicina psicologica. Interpretare è una azione odiata con tutto il cuore. La generica questione della psicoterapia dinamica è percepita con neutralità. Ma l’azione pratica di interpretare in una stanza scatena ogni negazione. Dunque ogni poco tempo è necessario ristabilire un equilibrio prima di spingersi ulteriormente avanti. Che sia una piccola ferita o una potatura come oggi o un dolore personale segreto. Meglio di ogni altra cosa è perseguire con metodo l’antipatia. L’intolleranza per gli impazienti. Bisogna acquisire un certo modo di essere. Io ho maturato una ‘religiosa’ capacità di valutazione minuziosa ed esatta del tempo come una cosa che fa crescere una pianta di olivo nei miei pensieri. Il coraggio di un dolore senza motivo. Il pianoforte compare come scorcio delle tre ottave alte della tastiera. La vita umana come le dita di una mano che sfiorano battendo piano alcuni tasti. Io sono il dito di metallo. Ricostruito con amore al posto di quello perduto per amore. Io sono il pegno d’amore nella mano di una che fu punita avendo osato la musica nella foresta. Sono un dito metallico con la sua testa pelata che batte sulla luce del sole.

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