trincee


L’aumento delle temperature porta la biologia su posizioni di neutralità. Mi spiego: agli estremi tutto si annulla, per usare figure assolute. Il fuoco brucia tutto rendendolo irriconoscibile e impalpabile. Il ghiaccio arresta tutto rendendolo immobile ed immodificabile. Così eravamo nel precedente paragrafo: ragazzini impolverati con le spalle nere di sole i nasi sbucciati e la vita che scintillava dai polpastrelli come bastoncini pirotecnici alle feste. Il calore eccessivo incrementava l’amicizia e ci si spassionava in oceaniche confidenze per le quali era indispensabile una certa perizia in superlativi e sussurri e rudimenti di grammatica glottologia e fonologia. Il fuoco estivo inclinava all’arte moderna in quanto fondeva i margini delle figure tra persone e mondo che formavano composizioni di prismi colorati irregolari in movimento come avremmo ritrovato nel “Nudo che scende le scale” di Duchamp che poi tutti avremmo subito potuto scoprire che appunto eravamo proprio noi nel capolavoro, noi in branco su e giù per i dossi del percorso ciclistico di terra battuta: nello sfondo (ma questo non avremmo ancora saputo dirlo con parole) un armistizio di diversi anni di adolescenza pacifica al di qua della trincea delle case popolari.

Questo caldo come allora scioglie il mondo di persone e cose nel fluido magmatico del pensiero pigro a trentotto gradi. L’eccesso di temperatura cerebrale conduce al tremolio di un’illusione nel deserto, ad un sospiroso buio, all’apnea dell’annullamento in cui si sfarina ogni figura. È l’istante dove tutto si annulla che si trasformano i pensieri. Allora era evidente il fenomeno. Fossi ancora là potrei dire legittimamente (cioè certo di essere ben compreso) “L’afa ci cambia”.

Mi viene in mente adesso che davvero queste brusche variazioni di temperatura hanno effetti sulla natura fisica del pensiero: memoria ideazione umore e affettività si muovono insieme e si confondono. Prima si presentano in quadri indistinti impressionistici. Poi a distanza di poco si trasformano in ulteriori figure ma del tutto differenti dalle precedenti cosicché posso affermare che in seguito  alla bomba sensoriale di questo caldo si è verificata una ricostruzione cubista del mondo. Un terremoto sentimentale ha scosso il presente nell’urto con la placca tettonica adolescenziale.

Soffoco rantolando agli ultimi passi davanti a casa e sorrido pensando che sempre, senza saperlo forse ma sempre, ho tenuto insieme arte grammatica e clinica medica per tornare senza rimpianti e uscire senza sensi di colpa. Il pensiero cambia continuamente. La sua funzione elettiva è quella di legare la potenza distruttiva della pulsione alla vitalità fantasiosa dell’azzardo sapendo che si può volere e voler fare ciò che si è pensato (di fare e di volere). Ma non si è mai potuto decidere e voler pensare ciò che poi divenne conoscenza e desiderio. L’azzardo stava e sta anche ora nel fatto per cui non era detto e non è detto che il volere e il pensare arrivino automaticamente al desiderio e alla conoscenza.

Dev’esserci un limite in cui le cose cambiano o non riuscirebbero mai più a cambiare. Ora lo dirò assai male, che è l’unico modo in cui posso dirlo. Di là dalla trincea delle case popolari il fuoco estivo non agisce. Agisce da questa parte, dove la fantasia ricordo del passato cambia la percezione della realtà attuale. Il pensiero è ricreazione.

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