triplo salto mortale


Prima l’uomo volle fare la macchina perfetta, uguale all’uomo. Razionale, coerente, consequenziale, prevedibile, ineccepibile, instancabile, vincente e invincibile. Ci siamo accorti che questa macchina perfetta, superato un certo limite della cui natura non so dire quasi nulla (forse un limite di pazienza o di stupidità o di autocritica) non ha niente a che fare con l’imitazione di un essere umano particolarmente ben congegnato, ma con dio. Come è successo che questa scienza della riproduzione del pensiero attraverso fluidi algoritmi (affidati a flussi meccanici poi elettronici quindi atomici) sia straripata in un’onda dilagante in cielo verso vette spirituali e espressioni di forme di onnipotenza, non si capisce. Non pare neanche che ci se ne preoccupi un po’.

Ricerca: ingegnarsi a trovare il punto di inversione che sia parentesi quadrata, linea scura, sutura fibrosa dolente, filo avvelenato.

Mi è venuto in mente inginocchiato di fronte al gambo spinoso di una rosa d’inverno durante la pulizia dalle erbacce nel giardino nell’attimo del morso doloroso -in proporzione alla forza decisa con cui avrei afferrato il fiore per liberarlo dalle piante parassite- della spina viola scuro che ha inciso ridendo la cima del mio indice ed io, invece di continuare a tenere salda la presa ho allontanato la mano per il dolore. Era il punto di incrocio sintomatico.

In effetti il rischio della nostra cecità a intravedere le spine nascoste che impediscono di portare a termine le nostre migliori intenzioni si respira sempre in forma di fibre invisibili. Ricerca sul non cosciente sa questo e sa anche che le interpretazioni sono scoperte tardive. Comunque sono svelamenti successivi agli eventi, salmodiati da indovini che alla lunga risulteranno ridicoli se non attivano la meraviglia del transfert lungo la strada.

Bonificavo il giardino dalle erbacce e…

“… si pensa a quel che si fa ma non si riesce a pensare quali pensieri ne seguiranno. Dunque ‘Sei il dolore di una puntura’ dirò al mio prossimo amore. Non importa se non capirà. ‘Prendi il latte, prendi il latte bocca rossa. Accetta tutte le gocce’ e non importa se non capirai”

Una caotica evoluzione di frasi assalta i reticolati. “Ma… è sempre una questione di spine? – mi chiedo. “Di certo – rispondo – bisognerà costruire la macchina perfetta: metterci dentro le nostre migliori intenzioni e lasciare che sia lei, la macchina, a scoprire modi più umani di portare a termine tutto.” Non potremo non mettere le spine nella macchina se vorremo mettere al suo interno, lungo gli snodi delle procedure, le rose con la maggior parte degli altri fiori. Poi daremo l’ordine: “Fornire la soluzione del seguente problema: come si potrebbe bonificare la volontà degli esseri umani di sempre baciarsi tra di loro dalle offese taglienti causate dalle loro dita maldestre nell’accarezzare l’altro nel bacio.”

“Intanto – mi dico – dovrai curare quel che si può senza stringere troppo i nodi.”

Triplo salto mortale e poi le tue braccia forti. La macchina perfetta in forma di acrobata lascia cadere l’ipotesi del tutto per afferrare le mie mani protese all’estremità del salto: che io non cada.

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