tu


la parola ‘audacia’


Posted By on Mag 10, 2017

Come quello che scopre il passaggio verso l’oceano di là dalla cordigliera. Come quello che sostituisce se stesso con un pubblico al buio. Come stanco di osservarmi per garantire di me. Mi lascio prendere dall’insidia delle solitudini. Che fanno diventare audaci. Studio il suono della parola audacia che si apre chiamando. Non fa a tempo ad uscire dal silenzio che subito chiede. Audace travolgo la corteccia d’aria e luce con la spinta della velocità. Sono fili di vento: gatto grigio che rabbuffa le fibrille dei miei sensori di prossimità. La complessità del dirupo davanti a me si semplifica nella frammentazione di una faglia che frana in mille sassolini. Chiamo in silenzio gettando al molo la fune di parole guizzanti in me. Muti bracciali che depongo al sole. Alle soglie di un nome dimenticato sorge intero il discorso della vita. Non un solo amore tu.

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deserto ospitale


Posted By on Dic 29, 2016

Cos’è una forma d’arte. La decisione di disegnare il tuo volto e poi le linee e le masse di ombre più o meno dense brune di inchiostro. Gli effetti per fare sembrare antica la tavola del ritratto. L’iniziativa di concludere questa operazione grafica. Mettere in ordine le matite e le polveri di colore. Tirare su il quadro obliquo sul piano del tavolo poggiato alla parete di fronte alla finestra che guarda il giardino. Retrocedere lentamente, con lo sguardo verso te che dal muro mi guardi per vedere che faccia farò nel vederti come ti ho disegnato.

Adesso ci scambiamo momenti indimenticabili tu ed io. Quando è il quadro che parla le identità si incrociano nella clessidra degli sguardi reciproci. Tu sei come io ti ricordo ma io sono il ricordo di me dentro te del disegno.

È forma d’arte questa necessità lussuosa di ricordare in termini pratici. Quando la fantasia prende il tempo della mente e il pensiero diventa figura. È la potenza di una linea immaginaria che unisce i due punti di presenza e ricordo. Una camera di nebbia che rivela il transito di grani di sentimenti altrimenti invisibili.

Nello studio la luce è una tigre bendisposta. Il ricordo dilaga fulmineo sulle cose presenti spargendo una muta felicità. Il presente è la storia che non pesa, una sabbia che parla. L’io della nascita è deserto assolato che nella mente è tuttora ospitale.

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