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il perimetro di una fetta di pane

dopo il ripristino del software l’avatar è diventato un quadrato chiaro. una crosta di latte dolce. la tecnologia che invita allo stupore

sarà l’avatar al latte condensato. saranno i baffi bianchi di schiuma di cappuccino. sarà che a volte riesco anche a non impormi la serietà

questa perdita di tempo rassegnata somiglia alla libertà in modo inquietante. somiglia ad una intelligenza che non mi riconosco. e attraversa momenti come questi poi scompare

potrei anche andare. non c’è motivo a stare qui. ma mi addormento in questa pozza di mare impigliata alle dune. in questa indulgenza una certezza di altro e di meglio

da ragazzini chi si arrampica e chi no. chi grida e chi impara a tacere. è allora che tutti si comincia o si smette di temere la vista del sangue. é anche questo che costruisce differenze

si arriva ad oggi e dico che non ho cose all’altezza di noi. è strano non riuscire a raccontare questa meraviglia mentre ci siamo dentro

si trova un impiego all’ufficio federale di collocamento alla felicità. si smette di avere di noi l’idea deludente di geni disoccupati. scorrendo lentamente nella fila per ritornare a ‘prima’.

torna qualche parola ed è una festa. un girotondo di sonnambuli. l’arrivo degli attori al ponte levatoio a chiedere di entrare con una nuova storia d’amore da rappresentare

è tutto un gridare di ragazzini. ma non si deve approfittare della gioia imprevista. è buona creanza dormire subito. è un’abitudine che fa bene la creanza. ha il sapore delle prossime nascite

mi sveglio dopo la notte e il pane disteso sul tavolo di nuvole è la meraviglia. è la foto del buio. il mondo è il volto. il nome è un sigillo e il silenzio è la passione

del resto che esce dal perimetro della fetta di pane non so che farne

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onestà e rivoluzione


Posted By on Mar 10, 2011

onestà e rivoluzione

Quando persino gli amici più cari vengono a raccontarmi il loro dolore per un immeritato disavvenire perdo ogni superbia, se ne avevo. Forse dovremmo darci da fare per mettere le cose per il loro verso. Penso all’onestà come ad una favola rivoluzionaria.

Il tendone degli artisti costeggia la biblioteca tra pile di libri come palazzi. Io immagino torrone liquirizia storia e idee alla panna. Vado là a cercare la maturazione dei nomi di ogni cosa, da leccare, poi, sulla punta delle dita di una trapezista.

Indispensabile la sensibilità, perché il tumulto e’ corpo alla crema, e stanotte contiene la sorpresa di un travestimento. La sensibilità è attenzione e cioccolate da scambiare. Uno sfoggio di nobiltà a buon mercato? Ecco qua: “Riconoscere i propri limiti nell’ordine delle cose e’ una benedizione.”

In realtà ero qua già da un pò di tempo. Tu eri l’indubbio pensiero di adesso. Intanto ho lucidato il tendone dalla parte scura della luna. Ora avanzi sul piano della mia emozione. I tuoi fianchi. Io -se provo ad alzare gli occhi- il tuo viso e’ linee. Linee. Di nuovo.

Da una modesta ma dignitosa tempesta, arriva l’aria delle parole mosse dai tuoi passi sul filo. Le parole sono molto meno certe, nel gioco. Eri la’ : alla speranza, all’incrocio, sui tacchi alti da artista di strada. Il tendone? E’ lucido della mia allegria. Tu.

Ho nascosta, eccola qua, una memoria di tulipano per inaugurare il varo. Colpire il fianco alto della caravella in odore di altro e pepe. Per quello che posso pensare l’emozione e’ una generosa garanzia e una pretesa. E allora, adesso, doppio salto mortale, sorriso e alla fine a te gli occhi.

Io seguivo tracce nel mare. Abbi cura della mia deriva, che mi porta sempre un poco a sud del dovuto. Mi affascina lo spettacolo delle tue dita alle prese con lo scorrere delle ore. A volte ti offendo provando ad immaginare. Poi arrivi.

Si nuota sotto la mano di un tempo voluminoso e pieno: scivolando sotto il palmo facciamo muovere il mondo. Io devo scoprire molto più di quanto la mia superbia autorizzi. Il bilanciere è la linea dei tuoi occhi per resistere in equilibrio sul vuoto.

Indietro non si torna non e’ dis-significanza. E’ una licenza impoetica, la scoperta della rana toccata dal destino. L’incantesimo che il principe era un ranocchio e le parole solo pensieri. E parlare è tacere con armoniose alternanze. E tu ed io singhiozzi muti.

Se io sapessi appena un grammo, di questo impegnativo monte di cioccolato che e’ leggere le tue parole, sarei re del Vicolo Principale. Mi esercito: nell’universo prismatico del tempo apprendo le durate. Quella della parola ‘notte’ per adesso.

Sulla sella delle parole eccomi. Senza comando l’equilibrio si acuisce. Se poi tu. Possiamo di certo. “Se Poi Tu” : una buona linea di fondazione per le rimesse degli alianti. Capannoni grandi di legno e sabbia per ricoverare i dispersi. Poco più che ali smisurate.

Il tempo sempre attimi ma ora con meno indecisione. I rimandi diventano un po’ più di niente. Le frasi erano scritte. Tu. Avvenire. Una mattina nel buio dello spettacolo. Il nero dei caratteri è quanto resta dell’imprevidenza. Il bianco e’disporsi a te.

Il tempo e’ una traccia addosso che spinge le dita di panna a percorrere un idea sulla pelle e creare nella mente il profilo di ‘ridere’ e ‘cantare’. Leggo le tue parole e imparo. Puoi non crederci. Confido che mi lascerai rubare.

All’inizio ‘non capivo’. Ho messo in atto frasi brevi della durata di un respiro. ‘La mia misura’ ho pensato. Non voglio capire tutto. Voglio il cappuccino con la nuvola di panna con un ombra di casta ignoranza. E che tu sia il caffè. L’insonnia eccitata.

Non c’eri già più e con un inchino soave ho finto d’averti comandato io di sparire. E’ allora che ho realizzato il pensiero senza corpo della parola ‘onestà’. E’ rivoluzionario non trasformare in odio le vertigini della solitudine quando te ne vai.

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quello che vorresti sapere di me

“Rimanete nelle vostre cabine: così, aiutate la tempesta. Che importa a queste ondate il nome del Re? Alle vostre cabine! Silenzio e non c’impicciate.” ( Shakespeare – La tempesta )

Ciao ombra danzante! Ero in mezzo alla ‘tempesta’ con William che sparava le sue bizzarre parole – ( lui birra, niente caffè) – e tu sei sbucata sotto il sole rigido di stamani e gli ho regalato le tue labbra e ora va meglio. Buongiorno!

Non so se qui e’ un poca della mia vita dislocata, o solo il misurato contrappeso del resto, che gli sta addosso, e non so conoscere ancora. C’è la successione degli ‘avatar’ e ci sono prevalenze statistiche di affezioni. Amori a margine. A sinistra dell’universo.

Ci sono riflessi di genialità multiple. Quelli cui ti rivolgi -senza risposte generalmente- sono icone, sono ‘te’ come ameresti essere: e questo è disinteressato amore. Perché loro non lo sanno. Qui la vanità non si spinge mai fino a qualche vana dichiarazione d’amore.

Semmai, qui, abbiamo questa silenziosa lettura dell’io intimo e ironico di ciascuno – che il nostro sorriso pronunzia conosce e svela. Esistiamo in ore traverse, tra il letto, la cucina, il caffè, il libro, l’orologio, la finestra. E il buio.

I twitter sono iper-comunicativi e non sprecherebbero una parola. Qui si contano i singoli fonemi, ed è una contabilità da taschino: centocinquanta unità per risparmiare lingua e fiato. Qui, soltanto qui voglio dire, si possono misurare accuratamente l’aria e il volume dell’insonnia.

All’inizio del giorno le ragazze diventano aureorose. Durante il giorno poi, le ore libere ci sbocciano sul palmo delle mani, lungo una linea della vita verticale. La domanda nella mente è -inutile dirlo- : ” Come devo pormi tra il sole e il suo sguardo per restare invisibile? “

Scriviamo parole d’amore copiando le nostre parole d’amore. Dichiariamo travolgimenti appassionati alle ragazze. Il loro silenzio potente ci travolge come piloti di guerra. Ammaccati dalla concretezza ripariamo spesso ali e carlinga, per volare ancora.

Leggiamo tutto il tempo, nel ‘frattempo’ della vita. Scopriamo che imparare a vedere è “cogliere le figure spaziali come lettere di precedenti sentimenti corporei” (Atlante delle Emozioni-pg227). Adesso dunque ti suggeriamo che potrebbe valere la pena.

Proponiamo tre sfondi plausibili: -il cielo sopra la linea di orizzonte dove si arresta la pianura -il tavolo fotografando dall’alto -il cielo, una volta che siamo distesi in mezzo al prato. Per incastonare tutto tra adesso e domani proponiamo il contro-luce.

Vorrà dire che ognuno, prima o poi, si troverà dalla parte opposta alla trasparenza dell’obbiettivo. Un peccato di opacità, immobilizzato in un momento casuale che gli era sfuggito. Ecco una vecchia bellissima musica , uno sfondo, dove andare a riprendere le cose.

Stamani tre viole. Poi un fading di viole su busta di carta chiara. Poi febbraio su carta antica. Poi sistemazione delle viole. Poi il grigio maestoso, che è stata una scoperta. Che fa un contrasto vivo con l’idea di rosso che ho di ‘lei’.

Le scoperte: il grigio maestoso si intona al rossetto indelebile, alle lavanderie a gettone, ai lanciatori di coltelli, alle fisarmoniche, a Lou Reed e alle enumerazioni. ( Là -peraltro- si perdono le tracce dell’origine delle seduzione e degli addii compassionevoli. )

Forse è quello che volevi sapere di me. Ma è solo stamani. Dovrai rassegnarti a cambiare il tuo modo di essere e di pensare. Io sono un twitter e faccio miracoli per restare a galla tra geniali espressioni di disincantato amore. Puoi immaginare.

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