‘Middelmarch’ – george elliott


‘Middelmarch’ – george elliott

…che dire è un  grande romanzo all’antica e dunque chiede un poca di dedizione alla lettura che per altro. Data l’eccezionale abilità della scrittrice scorre veloce per poi riposare ed arrestarsi in certe fulminanti descrizioni di profili psicologici che sono di una modernità assoluta. Ne copio una a proposito del modo di essere della ‘mediocrità’. (Metto la parola tra  virgolette perchè non so mai quanto il tentativo di definirla per distanziarmene non sia proporzionale al sospetto di non riuscirci mai del tutto.) :-/

“…la sua anima era ricca di sensibilità, ma non certo di entusiasmo; era troppo languida per quel fremito che avrebbe dovuto strapparla alla coscienza di sè e gettarla nella passione della felicità e continuò a svolazzare nella fangosa aia in cui era nata, pensando alle proprie ali ma non alzandosi mai in volo. Era una di quelle anime degne di pietà che non provano compassione per gli altri, e che temono soprattutto che qualcuno le conosca: aveva quella sensibilità gretta e orgogliosa che non ha la forza sufficiente per volgersi in compassione, e che trema come una foglia al vento per le preoccupazioni che nutre per se stessa, o nel migliore dei casi per gli scrupoli del proprio egoismo. E mr. Casaubon aveva molti scrupoli: era capace di un rigido autocontrollo; era risoluto ad essere un uomo d’onore, che rispetta il codice; un tribunale che avesse dovuto giudicarlo per la sua rispettabilità avrebbe concluso che il suo comportamento era impeccabile. Nella sua condotta esteriore aveva raggiunto questi obbiettivi”

…e poi nella pagina successiva qualche riflessione sulle conseguenze di quel tipo di carattere psicologico:

“E’ fonte di disagio, nel migliore dei casi, essere un uomo del quale si dice che abbia grande erudizione, e tuttavia essere insoddisfatti: assistere a questo grande spettacolo della vita e non riuscire mai a liberarsi del proprio io meschino, asvido e tremante – non arrivare mai pienamente a quella gloria che si contempla in altri, non provare l’esaltazione di aver potuto trasformare la propria coscienza in pensieri folgoranti, nell’ardore della passione, nell’energia dell’azione, ma rimanere sempre dotto e privo di ispirazione, ambizioso e timido, scrupoloso e miope.